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Codice scheda: ASC A4570360
Luogo e data: TORINO ­ 23/01/1909
Autore: RUA MICHELE
Destinatario: SALESIANI
Classificazione: Rua: Circolari, direttive, documenti
Tipo documento e supporto: Circolare ­ Stampa tipografica
Autenticità: Copia
Contenuto: Annuncia la morte di D. Rocca L., avvenuta il 21.01.1909
all'Oratorio di Valdocco. Ne traccia il profilo biografico, facendone
risaltare le belle doti.
***
Carissimi Figli in G. C.,
Avevamo ancora il pianto negli occhi per l'immane disastro calabro­
siculo, quando al Signore piacque sottoporci ad altra dolorosa prova
con la morte del nostro dilettissimo
Don Luigi Rocca
morto qui all'Oratorio alle ore 9 1/2 del 21 corr. e portato stamattina,
dopo solenni e affettuosissimi funerali, all'estrema dimora. Sia fatta
ora, sempre ed in tutto la santa volontà di Dio !
Frattanto nell'attesa di una particolareggiata biografia, che la memoria
di lui si mantenga viva nella nostra Pia Società, compio il dovere di
presentarvene fin d'ora con lettera necrologica alcuni cenni biografici.
Don Rocca nacque a Milano il 6 luglio 1853 dalli furono Lorenzo e
Banfi Vittoria. Perdette presto la madre. Ma ebbe nel padre cure
paterne e materne.
Il 18 settembre 1868 passò all'Oratorio di Torino, accoltovi
paternamente dal nostro Ven. D. Bosco. Era l'anno della consacrazione
della Chiesa di Maria Ausiliatrice, e tutto qui parlava delle splendide
feste e de' tesori di grazie, sparsi da questa nostra dolcissima Madre. E
questi tesori dovevano essere anche pel nostro Luigi, che, terminatavi
la V classe ginnasiale, riceveva il 6 luglio 1869, 160 anniversario dalla
sua nascita, dalle mie mani, per delegazione di D. Bosco, l'abito
clericale, ascrivendosi poco dopo, cioè nella Festa dell'Immacolata
dello stesso anno, alla nostra Pia Società.
Compiuto all'Oratorio il corso di filosofia, si presentava nel luglio 1872
all'esame di Licenza nel R. Liceo Cavour, e vi riusciva felicemente fin
dalla prima sezione e ne conseguiva il relativo diploma.
Destinato dai Superiori all'assistenza dei giovani si segnalò tosto per
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tre grandi doti, che furono come la caratteristica della sua vita, cioè
bontà di cuore, pazienza di animo e criterio pratico. Gli artigiani erano
quelli sopra. tutto che lo attraevano e formavano l'oggetto principale
delle sue tendenze individuali.
Nè l'assistenza lo distoglieva dagli studi teologici, a cui attendeva per la
preparazione al sacerdozio. Fece anzi di più. Inscrittosi per ubbidienza
ai Superiori, alla facoltà di scienze matematiche, fisiche e naturali della
R. università di Torino, ne frequentò, pur attendendo agli studi
teologici, ai doveri dell'assistenza ed a qualche ora settimanale
d'insegnamento, il 1° biennio di corso (1872­73 e 1873­74).
Nell'ottobre seguente veniva mandato al Collegio di Alassio dove oltre
all'insegnamento regolare della Matematica nel Liceo e Ginnasio Sup.,
ebbe pure l'assistenza di refettorio, dormitorio, passegiata, senza
parlar degli altri incerti eventuali. Non ricordo che egli siasi mai
rifiutato a qualsiasi incarico gli fosse affidato. Anzi, come degli esami
del 1° biennio del Corso di Fisico­Matematica gliene erano rimasti,
partendo da Torino, ancora due, uno de' quali per sua natura
difficilissimo sul calcolo infinitesimale, così per consiglio del suo
Superiore trovò modo pure stando ad Alassio e fra tante occupazioni
locali, di superar felicemente anche questi due esami e conseguire il
diploma di Baccelliere in Fisico­Matematica che era allora titolo legale
di abilitazione all'insegnamento della Matematica e Storia Naturale ne'
Ginnasi e nelle Scuole Tecniche.
Nè per tutto questo egli tralasciava i doveri religiosi della Regola o le
pratiche di Pietà. Siccome la sua era una pietà salda e ben radicata nel
cuore, così la sua delicatezza, in fatto di castità, fu sempre
inappuntabile; veniva quindi di per se la perseveranza nella vita
salesiana, che aveva abbracciato, tanto che emessi i voti triennali a
Torino il 30 gennaio 1871 e rinnovatili a Lanzo il 25 settembre 1874,
faceva la sua professione perpetua ad Alassio il 14 marzo 1875.
Ma quando si trattò d'iniziarsi alle sacre ordinazioni ebbe un momento
di dubbio, se cioè dovesse continuare in qualità di sacerdote, oppure di
laico, o come diciamo noi, coadiutore. L'umiltà che lo trasportava di
preferenza agli artigiani, lo portava pure naturalmente alla vita
religiosa laicale. Ma consigliatosi col suo Direttore e da questo esortato
a tirar diritto per la via sacerdotale, ubbidì senz'altro e in quell'anno
stesso 1875, ricevette gradualmente, tutte le sacre ordinazioni fino al
sacerdozio inclusivamente, che ricevette il 18 dicembre a Fossano da
Mons. Manacorda, che Dio conservi ad multos annos all'affetto de' figli
di D. Bosco.

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Due anni dopo cioè nel l'ottobre 1877, succedette al non mai
abbastanza compianto D. Belmonte, nel Liceo di Alassio sulla cattedra
di Fisica e Storia Naturale.
Istituitesi le prime Ispettorie e nominato D. Cerruti Ispettore per le
Case liguri e francesi del sud, D. Rocca fu destinato nel 1878 a
coadiuvarlo nella direzione della Casa di Alassio in qualità di Vice
Direttore, pur continuando ad insegnare Fisica e Storia Naturale in
Liceo, legalmente abilitatovi poi per un Decreto ministeriale che gli
conferiva il grado di professore di Fisica e Storia Naturale ne' Licei. Era
la provvidenza di Dio che veniva in aiuto a quella nostra Casa in
momenti difficilissimi, in quei momenti cioè in cui le esigenze
governative in fatto di titoli legali su l'insegnamento e la scarsezza
nostra, di fronte al bisogno, rendono molto pe­
nosa la condizione di un Direttore. E D. Rocca ne era ben meritevole
giacchè oltre al valore suo personale d'insegnante, pur sotto veste
bonaria, e a' felici risultati degli alunni negli studi, egli aveva dato
prova di particolar competenza nelle materie da lui professate con
alcune memorie e istituzioni, prima fra le quali l'Osservatorio
metereologico e sismografico, da lui impiantato e diretto per tanti anni
in quel fiorente Istituto, Osservatorio visitato personalmente e
collaudato dall'immortale P. Denza, che per D. Rocca aveva stima ed
affetto e che di lui disse ripetutamente, in pubblico e in privato,
preziosi elogi.
Nel 1885 fu commissario esaminatore di Fisica negli esami di Licenza
al R. Liceo Colombo di Genova, pe' candidati privatisti. Ne è a credere
che per tutto questo egli trascurasse l'ufficio suo di Vice Direttore. «
Era il mio braccio destro scrive D. Cerruti, o io fossi assente per le
visite ispettoriali o fossi in casa preoccupato da gravi cure ».
Nel 1885, dovendo D. Cerruti assentarsi per oltre un mese per
accompagnare il nostro Venerabile Padre in Francia, era alquanto
impensierito per la responsabilità che sentiva per il suo collegio, ma D.
Bosco lo tranquillizzò dicendogli: Sta tranquillo, di D. Rocca puoi
fidarti; lascia a lui la parte tua. E così fu pienamente, giacchè al suo
ritorno trovò le cose sotto tutti i rispetti, ben avviate. Dico sotto tutti i
rispetti poichè D. Rocca non curava soltanto l'igiene, la disciplina e gli
studi, ma ancora la moralità e la pietà. Nel che aveva delle industrie
sue particolari.
Oltre al sermoncino della buona notte, che sapeva mirabilmente
adattare ai bisogni del momento, ora era una parolina nell'orecchio ad
un birichinetto, ora la recita del rosario con uno scapatello, un'altra
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volta era un avvertimento, un consiglio a malati o convalescenti,
nell'atto che infermiere, medico, farmacista prestava loro, con affetto
paterno, qualche servizio corporale. Persin l'adattamento degli abiti
teatrali ai recitanti, l'applicazione sul viso loro di belle barbe e di bei
baffi (ciò che era una sua specialità), gli offrivano modo d'impedir litigi
e di vigilare sulla moralità.
Chiamato D. Cerruti a Torino nell'ottobre 1885, all'ufficio di
Consigliere Scolastico della nostra Pia Società, Don Rocca gli
succedeva nella carica di Preside­Direttore del Collegio­Liceo di
Alassio, che resse per io anni con l'usata bontà, carità e criterio
direttivo. Le quali doti spiccarono sopratutto nella luttuosa circostanza
del terremoto del 6 febbraio 1887, quando la Liguria occidentale fu
così gravemente desolata da quel tremendo flagello. La città di Alassio
ebbe guasti enormi ai fabbricati e alcune vittime.
Ne fu, per particolar misericordia di Dio, risparmiato il nostro
Collegio, il quale non solo non ebbe ne vittime, nè feriti gravi, ma
neppure gravi danni al casamento. Ma grandissimo fu lo spavento e
non men grande il disagio di vivere e dormire per alcuni mesi,
superiori ed alunni, che rimasero quasi tutti in Collegio, attendati
nell'orto annesso. Fatto tutto a tutti, Don Rocca si moltiplicava in quei
giorni a vantaggio e sollievo non solo dei confratelli ed alunni, ma di
tutta la città di Alassio, dove la sua memoria sarà sempre in
benedizione.
Colpito da grave malattia D. Cerruti, si recò nel febbraio 1894, e poi
nuovamente, per ricaduta, nel febbraio 1895, ad Alassio, in quel
Collegio dove aveva trascorso come Direttore tanti anni, a passarvi un
mese e mezzo di convalescenza. In quello stesso tempo del 1895, era
pure andato ad Alassio, a scopo di sanità, il buon D. Sala Antonio,
Economo della nostra Pia Società, colpito da malattia, che qualche
mese dopo lo portava alla tomba. Orbene, D. Rocca, nel suo gran
cuore, stabilì un filo di comunicazione fra il suo uffizio e le due camere
di questi infermi, adagiandosi esso a dormire vestito sopra un povero
sofà a fine di trovarsi pronto, giorno e notte, ad ogni loro bisogno. Ed
avendo D. Cerruti osservato che ciò era troppo e ne avrebbe avuto
danno nella sanità; stia tranquillo, gli rispose, io non patisco
piuttosto Lei curi la sua salute.
Era insomma la carità, soprattuto pei malati, l'anima dell'anima sua.
Non fa quindi meraviglia se egli ancor Direttore ad Alassio chiese
ripetutamente di esser mandato al lebbrosario di Agua de Dios nella
Colombia in aiuto a quegl'infelici. Si sa anzi che la sua andata, in quegli

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anni a Verisophen nella Baviera dal celebre Ab. Kneipp fu determinata,
più che da bisogno che aveva di curar la propria sanità, dal desiderio
vivissimo di trovarvi e portar con se qualche rimedio efficace a sollievo
di quei lebbrosi.
Morto nel Maggio di quell'anno 1895 Don Sala, Don Rocca fu
nominato a succedergli nell'ufficio di Economo Generale. Quivi,
direttore tecnico di costruzioni, ebbe campo di far conoscere insieme
col senso pratico le rare doti e cognizioni di arte che possedeva. Don
Rocca aveva, disse uno competente in materia, il gusto artistico. Ne
son prove le chiese e gli edifizi scolastici che in gran numero furono
eretti sotto la sua guida e la sua direzione nei 13 anni del suo
Economato.
Ma, tant'è, i malati corporali e spirituali erano sopratutto il suo sospiro
il suo ideale, il bisogno del suo cuore. Di qui l'assiduità al suo
confessionale frequentatissimo, della Chiesa di Maria Ausiliatrice; di
qui il suo trasporto pei malati di ogni specie, che visitava e consolava
con cuore di padre ; di qui il suo amore all'Ospedale di S. Luigi di
Torino, dove, fra quei colpiti da malattia che non perdona, diceva di
passare le sue più belle ore.
E vittima appunto di questa sua carità morì il nostro D. Rocca. A un
mal di capo, cronico, che fin da giovane lo molestava a quando a
quando più o meno gravemente, s'era aggiunta da qualche anno
un'affezione cardiaca. Medici distinti ne furono inquietati e non
nascosero la probabilità di una futura catastrofe repentina. Egli stesso
la presentiva, ma senza punto turbarsi. Pur adoperando quelle cure e
quei riguardi che son di dovere continuava nell'ufficio suo di Economo
e nel suo ministero di carità.
Nel pomeriggio del 19 corr. gennaio, fu a visitare pur assai sofferente e
salendo su al 30 piano, una persona malata, nel Corso Regina
Margherita. All'uscir di camera si sentì mancare e si sedette sui primi
scalini della scala. Si corse a darne avviso all'Oratorio. Informatone il
Dott. Gallo, distinto medico ed amico suo personale, che
fortunatamente trovavasi
colà presso, questi vi andò immediatamente, lo fece portare
all'Oratorio accompagnandolo con tutte le più affettuose ed abili
attenzioni al suo alloggio dove fu posto a letto. Aveva la destra tutta
paralizzata, tua gli rimaneva sulle prime sufficiente cognizione. Gli
furono amministrati i SS. Sacramenti. Parve, a riprese, migliorare; ma
purtroppo era il miglioramento precursore della morte. Alle 9 1/2 del
21, fra il compianto di confratelli e amici e malgrado le più intelligenti
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cure di abili sanitari, la sua bell'anima volava al cielo.
I suoi funerali solennemente celebrati stamane 23, furono un
plebiscito di stima, tributatogli non pur da confratelli ed alunni, ma
ancor da numerosi amici ed ammiratori di tutte le classi e categorie
che stipavano la Chiesa della Madonna di Don Bosco.
Don Rocca ebbe dalla bontà di Dio quello che S. Francesco di Sales
chiama il più grande dei doni, cioè un cuor buono. Questo è e sarà
sempre il più bello e meritato elogio del nostro amatissimo Don Luigi
Rocca.
Mentre presento questi brevi cenni di sua vita alla vostra ammirazione
ed imitazione, raccomando la sua bell'anima alle vostre preghiere in
cui spero non vorrete dimenticare.
Il vostro aff.mo in G. C.

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