GENNAIO 2013
Educare alla fede
ARTICOLO 34. EVANGELIZZAZIONE E CATECHESI
«Questa Società nel suo principio era un semplice catechismo». Anche per noi l'evangelizzazione e la catechesi sono la dimensione fondamentale della nostra missione.
Come Don Bosco, siamo chiamati tutti e in ogni occasione a essere educatori alla fede. La nostra scienza più eminente è quindi conoscere Gesù Cristo e la gioia più profonda è rivelare a tutti le insondabili ricchezze del suo mistero.
Camminiamo con i giovani per condurli alla persona del Signore risorto affinché, scoprendo in Lui e nel suo Vangelo il senso supremo della propria esistenza, crescano come uomini nuovi.
La Vergine Maria è una presenza materna in questo cammino. La facciamo conoscere e amare come Colei che ha creduto, aiuta e infonde speranza.
ARTICOLO 35. INIZIAZIONE ALLA VITA ECCLESIALE
Avviamo i giovani a fare esperienza di vita ecclesiale con l'ingresso e la partecipazione a una comunità di fede.
Per questo animiamo e promuoviamo gruppi e movimenti di formazione e di azione apostolica e sociale. In essi i giovani crescono nella consapevolezza delle proprie responsabilità e imparano a dare il loro apporto insostituibile alla trasformazione del mondo e alla vita della Chiesa, diventando essi stessi «i primi e immediati apostoli dei giovani».
Il n° 116 del CG23 elencando i quattro grandi aspetti della maturazione cristiana indica tra gli altri “l’incontro con Gesù Cristo, uomo perfetto, che porterà a scoprire in Lui il senso dell’esistenza umana individuale e sociale: il ‘Salvatore dell’uomo’”, e cioè il tema che viene sviluppato nell’articolo 34 delle Costituzioni. Nel progetto educativo pastorale salesiano l’incontro con Gesù Cristo, l’annuncio del suo Vangelo e l'iniziazione al suo mistero è considerato l’aspetto centrale, che illumina e dà il colore a tutto l'insieme; esistenzialmente esso ci sta molto a cuore. Nella successione dei vari aspetti la dimensione che viene definita “fondamentale” è quella dell'evangelizzazione e della catechesi.
L'evangelizzazione è intesa come annuncio di Gesù e comprende tutte le forme che vanno dalla semplice testimonianza silenziosa che provoca domande, fino all'inserimento nella comunità cristiana e al coinvolgimento attivo nella sua missione. La catechesi invece è la presentazione organica del mistero cristiano fatta a coloro che, avendo risposto positivamente all'annuncio, sono pervenuti ad una prima scelta di fede.
Definendo l’evangelizzazione e la catechesi come fondamentali, il testo non intende sottolineare soltanto l'aspetto quantitativo dell'impegno, quanto piuttosto l'ispirazione di tutto il processo di educazione: il processo educativo è positivamente orientato a Cristo, nel cui Vangelo troverà le sue motivazioni e le sue ispirazioni. La stessa formazione umana si ispira a motivi che provengono dalla fede, per cui il senso del dovere è “religioso”, la socialità affonda le sue radici nella carità che viene da Dio; la moralità si basa su di un ordine naturale che è manifestazione della legge divina, e molto di più sugli insegnamenti della fede. La sintesi educativa di Don Bosco è caratterizzata dall'anima religiosa e cristiana. Nell'integralità c'è dunque un “primum” in importanza, una dimensione fondamentale: il cuore religioso del giovane, che aspetta l'annuncio di Gesù che l'educatore non deve ritardare.
L’espressione poi che ci definisce educatori alla fede vuol dire che non siamo soltanto «predicatori» e nemmeno soltanto «catechisti» in senso stretto. Essa sottolinea la capacità di aprire i giovani alla fede attraverso diverse vie e modalità. Educare è far affiorare dal soggetto, attraverso proposte oggettive, le sue possibilità latenti, aprirlo a un mondo di valori e agli eventi della salvezza in modo che egli scelga proprio perché si sono attivate le motivazioni e il desiderio della fede.
“Tutti e in ogni occasione” è una formula espressiva. Non c'è differenza di finalità né di compito tra coloro che fanno la catechesi e coloro che si dedicano all'insegnamento o alle discipline profane. La nostra vita non si spartisce tra le occupazioni profane, senza rilevanza cristiana, e quelle pastorali. Attraverso ogni rapporto, ogni attività sia culturale o ricreativa che specificamente religiosa, noi cerchiamo di mettere la fede al centro della vita.
Che cosa è la conoscenza di Cristo di cui parla l’articolo? È il tratto e la profondità del rapporto personale e quotidiano con Cristo; è la frequentazione della sua parola e del suo mistero; è il confronto dei problemi della vita personale e sociale con la sua visione; è lo studio accurato di tutto ciò che è necessario per poterlo comunicare ai piccoli. Esperienza personale e preoccupazione pastorale! Conoscenza e scienza! Evangelizzare e fare catechesi è rivelare “insondabili ricchezze”; educare alla fede è introdurre nel mistero di Cristo, salvezza dell'uomo. Più che un “mestiere”, è una gioia; più che un obbligo costituzionale, è un'inclinazione incontenibile. D'altra parte “camminare con i giovani” vuol dire accettare anche il loro punto di partenza, i loro ritmi ed essere disposti a percorsi diversi. E’ tutt'altro che svolgere un programma.
L'obiettivo dell'evangelizzazione è l'incontro personale col Signore. Al centro della fede si colloca il rapporto con la Persona di Gesù. Attraverso questo incontro il giovane dovrebbe trovare un senso unificante per la sua esistenza, stabilire una fusione costante tra fede e vita, costruirsi una personalità nuova modellata su Cristo.
Nella nostra presentazione della fede, accanto a Gesù e formando parte del suo mistero, c'è sempre sua Madre. L'articolo costituzionale sceglie di Maria tre aspetti che hanno particolare riferimento alla situazione del giovane: presenza materna, modello di fede, fonte di speranza. Per i giovani l'accenno alla maternità di Maria in primo luogo suggerisce accompagnamento nella loro non facile crescita nella grazia; in secondo luogo dà il senso di una presenza sentita in una fase della vita esposta alla solitudine, allo scoraggiamento e alle prove; infine accenna a un modello di vita aperta a Dio, sulla quale modellare la propria esistenza.
Così Maria si rivela l'Ausiliatrice dei giovani in cammino incontro al Signore: “Colei che ha creduto, aiuta e infonde speranza”.
Il terzo grande aspetto della maturazione cristiana elencato dal n° 116 del CG23 riguarda “l’inserimento progressivo (dei giovani) nella comunità dei credenti, colta come ‘segno e strumento’ della salvezza dell’umanità”. Questo punto del cammino di educazione alla fede dei giovani viene sviluppato dall‘articolo 35 delle Costituzioni.
La vita della Chiesa è vita di comunione profonda nella fede, nella speranza e nella carità. È anche vita di comunità visibile, nell'amore e nella comunicazione fraterna, nelle celebrazioni e nell'azione, sotto la direzione di coloro che sono chiamati a presiedere. È primariamente un fatto spirituale (comunione con Dio in Cristo), personale e comunitario: partecipazione alla costruzione del Regno. Ma è anche un'esperienza, che si coglie e si impara vivendola in prima persona, mentre si va sviluppando la conoscenza e la coscienza attraverso comunicazioni e approfondimenti.
La proposta che i Salesiani fanno ai giovani, come cammino educativo per fare un'esperienza personale di Chiesa, sono i gruppi e i movimenti. Questi vanno annoverati tra gli elementi caratterizzanti l'educazione e l'evangelizzazione salesiana, tra le esigenze indispensabili del progetto. A questo proposito Don Bosco educatore esprimeva chiaramente il suo pensiero in una lettera circolare ai Salesiani il 12 gennaio 1876: “In ogni casa ciascuno diasi la massima sollecitudine di promuovere le piccole associazioni... Niuno abbia timore di parlarne, di raccomandarle, di favorirle e di esporne lo scopo... Io credo che tali associazioni si possono chiamare chiave della pietà, conservatorio della moralità, sostegno delle vocazioni ecclesiastiche e religiose” (Epistolario, III, pp 7-8).
Per i giovani l'entrata nelle comunità ecclesiali più grandi può avere il rischio dell'impersonalismo, del ritualismo, dello scontro fra gli aspetti esterni e gli elementi costitutivi. L'esperienza della vita di gruppo costituisce una mediazione importante tra il singolo (rischio dell'individualismo e della solitudine) e la grande massa (rischio dell'anonimato), facendo maturare a poco a poco il senso di appartenenza. Il gruppo diventa così per il giovane l'ambiente più efficace per la costruzione di sé; per rispondere alla domanda sul senso e sulle ragioni della vita; per aprirsi al mondo sociale e al territorio, essere iniziato ad un impegno di servizio, di condivisione e di partecipazione; per offrire al giovane un'esperienza di Chiesa e di comunità oltre che la possibilità di ricercare e sviluppare la propria vocazione.
Per il loro carattere educativo i gruppi che noi animiamo, essendo proposti ai giovani nell'età della loro maturazione, approfittano dei loro molteplici interessi. Partendo anche da un interesse settoriale cercano di giungere all'integralità della proposta, che è tipica del nostro progetto, mirando soprattutto alla formazione della persona. In ogni caso i gruppi salesiani assumono una logica educativa: danno il primo posto alla persona del giovane: tutto il resto (organizzazione, strutture, strumenti e processi, cause o mete che interessano all'educatore per la scelta personale di vita) viene commisurato e orientato alla crescita della persona.
Circa le diverse esperienze di gruppo il testo costituzionale individua soprattutto tre aree: gruppi di formazione, di azione sociale, di azione apostolica. Per noi sono certamente importanti tutti i gruppi in cui si sviluppa un interesse e si impara la socialità. Più impegnativi sono quelli in cui si prende coscienza delle proprie responsabilità e si impara a dare un apporto insostituibile alla trasformazione del mondo. Al vertice ci sono i movimenti apostolici, dove i giovani diventano “i primi e immediati apostoli dei giovani”: qui ci troviamo nuovamente e direttamente collegati con l'inserimento vivo nella comunità cristiana e con lo sviluppo della vocazione di ciascun giovane.
L'articolo 35 invita infine a dare importanza anche ai “movimenti”. Questi rappresentano una mobilitazione più larga di soggetti, l'unione di più gruppi con riferimenti comuni a valori o persone. In un cerchio più prossimo e più caldo è più facile fare un'esperienza di Chiesa; ma questa risulterebbe ristretta e casalinga se non la si confrontasse con una più ampia ed estesa. Nei nostri ambienti da diversi anni si è sviluppato il “Movimento Giovanile Salesiano”, che ha proprio il compito di collegare i molteplici gruppi, ispirati dalla medesima “spiritualità giovanile” e permettere così di ampliare l’esperienza di Chiesa proposta ai nostri giovani.
Spunti per la riflessione personale
Nel mio lavoro pastorale considero davvero l'evangelizzazione e la catechesi come dimensione fondamentale della missione?
Veramente per me la scienza più eminente è conoscere Gesù Cristo e la gioia più profonda è rivelare a tutti le insondabili ricchezze del suo mistero? O il mio cuore è sintonizzato su altre gioie?
In che modo collaboro affinché i giovani che mi sono affidati facciano una vera esperienza di vita ecclesiale?
Spunti per la riflessione comunitaria
Soprattutto negli ambienti di educazione sistematica come scuola e CFP, emerge a livello progettuale, in modo chiaro, per sdb e collaboratori laici, che l’evangelizzazione e la catechesi sono la dimensione fondamentale della nostra missione? Vengono effettivamente elaborati, attuati e verificati obiettivi e strategie adeguati alla realizzazione di questa dimensione?
È evidente in tutti gli operatori pastorali che l’educazione alla fede comporta un cammino di gradualità che richiede di testimoniare apertamente la scelta cristiana, di fare il primo passo nella relazione, di accompagnare con pazienza, di condividere i momenti espressivi della propria fede in Gesù?
Che spazio hanno i gruppi (e la partecipazione al MGS) nella nostra progettazione educativo-pastorale? Si aspetta che nascano da soli, o si cerca di promuoverli intenzionalmente favorendo sia la costituzione di gruppi formativi che di azione sociale e apostolica?
Preghiera
Il Padre ha mandato il suo Figlio
a evangelizzare i poveri.
Preghiamo che faccia di noi
continuatori fedeli dell'opera di Cristo.
Perché sappiamo sempre considerare
l'evangelizzazione e la catechesi
come l'aspetto centrale della nostra missione,
ti preghiamo, Signore.
Perché siamo capaci di aiutare i giovani
a scoprire nel Cristo e nel Vangelo
il senso pieno della loro esistenza
e a crescere come uomini nuovi,
ti preghiamo, Signore.
Perché possiamo iniziare i giovani
all'amore e alla conoscenza della Santa Chiesa,
e a fare l'esaltante esperienza
della partecipazione alla sua vita,
ti preghiamo Signore.
Perché sull'esempio di Don Bosco,
nei nostri gruppi, associazioni e movimenti,
sappiamo orientare i giovani
a diventare i primi e più immediati apostoli tra gli altri giovani,
e a donare alla Chiesa il loro apporto insostituibile
per la trasformazione del mondo e della storia,
ti preghiamo, Signore.
Perché ai nostri giovani
indichiamo nella Madre del Signore,
prima credente e sostegno della Chiesa,
il modello di ogni fede e di ogni servizio,
siamo capaci di condurli alla sua conoscenza
ti preghiamo, Signore.