Regole generali
per quelli che hanno la direzione o l'assistenza dei giovanetti.
1° Ognuno deve ritenere che per farsi temere dai giovanetti bisogna prima farsi amare, cioè guadagnare il loro cuore facendo conoscere colle parole e più ancora coi fatti, che ogni nostra sollecitudine è diretta al loro vantaggio spirituale e temporale.
2° Nell'assistenza poche parole e molti fatti, e dare agio agli allievi di esprimere i loro pensieri.
3° Si ritenga che i giovanetti sogliono manifestare tre sorta di caratteri ovvero indoli diverse: Buona, ordinaria, difficile o cattiva. Bisogna studiar il mezzo di conciliarli in modo che si possa fare del bene a tutti senza che gli uni portino nocumento agli altri.
4° Per quelli che hanno carattere indole buona e pieghevole basta l'assistenza generale, spiegando le regole disciplinari e raccomandandone l'osservanza.
5° Sollecitudine speciale devesi alla categoria dei più; di quelli cioè che hanno indole ordinaria, volubile, tendente all'indifferenza. Bisogna contentare costoro coll'occupazione, con racconti consigli coll'indirizzar loro il discorso, dando anche piccoli premi, e dimostrando stima e fiducia in loro.
6° Ma gli sforzi siano tutti diretti ai più dissipati, volubili, difficili ed anche discoli. Il numero di costoro sarà si può calcolare di uno su dieci o forse di tre su venti.
Ogni superiore procuri di conoscerli bene, si informi della loro vita antecedente, cerchi di farseli amici, li lasci parlare molto ma egli parli poco.
7° Tutte le volte poi che arriva tra i suoi allievi, si trattiene con loro o parte da loro dia sempre un'occhiata per conoscere se quei di terza categoria trovansi al loro posto e se si accorge della loro assenza li faccia tosto cercar sotto aspetto aver loro che dire o raccomandare.
8° Dovendo a costoro dire parole di biasimo li chiamino sempre a parte, né mai loro si diano speciali avvisi o correzioni in presenza degli altri compagni.
Si può però approfittar di episodi, di fatti altrui per tirar lode o biasimo sulla condotta in generale che vada anche a cadere sopra di loro medesimi.
2. Doc. C- testo a stampa contenuto nel Regolamento per le case della Società di S. Francesco di Sales. Torino, Tipografia Salesiana 1877, pp. 15-17.
ARTICOLI GENERALI
1. Quelli che trovansi in qualche uffizio o prestano assistenza ai giovani, che la Divina Provvidenza ci affida, hanno tutti l'incarico di dare avvisi e consigli a qualunque giovane della casa, ogni qual volta vi è ragione di farlo specialmente quando si tratta d'impedire l'offesa di Dio.
2. Ognuno procuri di farsi amare se vuole farsi temere. Egli conseguirà questo grande fine se colle parole, e più ancora coi fatti,farà conoscere che le sue sollecitudini sono dirette esclusivamente al vantaggio spirituale e temporale de' suoi allievi.
3. Nell'assistenza poche parole, molti fatti, e si dia agio agli allievi di esprimere liberamente i loro pensieri; ma si stia attento a rettificare ed anche correggere le espressioni, le parole, gli atti che non fossero conformi alla cristiana educazione.
4. I giovanetti sogliono manifestare uno di questi caratteri diversi. Indole buona, ordinaria, difficile, cattiva. E nostro stretto dovere di studiare i mezzi che valgano a conciliare questi caratteri diversi per far del bene a tutti senza che gli unisiano di nocumento agli altri.
5. A coloro che hanno sortito dalla natura un carattere, un'indole buona basta la sorveglianza generale spiegando le regole disciplinari e raccomandandone l'osservanza.
6. La categoria dei più è di coloro che hanno carattere ed indole ordinaria, alquanto volubile e proclive all'indifferenza; costoro hanno bisogno di brevi ma frequenti raccomandazioni, avvisi e consigli. Bisogna incoraggiarli al lavoro, anche con piccoli premi e dimostrando d'avere grande fiducia in loro senza trascurarne la sorveglianza.
7. Ma gli sforzi e le sollecitudini devono essere in modo speciale rivolte alla terza categoria che è quella dei discepoli difficili ed anche discoli. Il numero di costoro si può calcolare uno su quindici. Ogni superiore si adoperi per conoscerli, s'informi della loropassata maniera di vivere , si mostri loro amico, li lasci parlare molto, ma egli parli poco ed i suoi discorsi siano brevi esempi, massime, episodi e simili. Ma non si perdano mai di vistasenza dar a divedere che si ha diffidenza di loro.
8. I maestri, gli assistenti quando giungono tra i loro allievi portino immediatamente l'occhio sopra di questi e accorgendosi che taluno sia assente lo faccia tosto cercare sotto apparenza di avergli che dire o raccomandare.
9. Qualora si dovesse a costoro fare un biasimo, dare avvisi o correzioni, non si faccia mai in presenza dei compagni. Si può nulla dimeno approfittare di fatti, di episodi avvenuti ad altri per tirarne lode o biasimo, che vada a cadere sopra coloro di cui parliamo.
10. Questi sono gli articoli preliminari del nostro regolamento. Ma a tutti è indispensabile la pazienza, la diligenza e molta preghiera senza cui io credo inutile ogni buon regolamento.