Relazione dell’economo generale Ottavio Moreno
a favore di don Cocchi, don Bosco e teol. Saccarelli
Proposta di sussidio.
ECONOMATO GENERALE
Regio Apostolico
Torino, il 24 settembre 1851
[Ill.mo Sig. Ministro],
Quattro sono le suppliche, sulle quali l’Economo Generale ha l’onore di spiegare al Sig. Ministro per gli affari ecclesiastici il suo sentimento a norma del favoritogli eccitamento.
Tre sono presentate da zelantissimi sacerdoti, che con istraordinaria carità si occupano del ricovero, dell’istruzione, e dell’educazione di povere fanciulle, e di poveri ragazzi, e giovanetti, che abbandonati per le vie, e per le piazze, alla dissipazione senza ritegno alcuno si gettano in ogni maniera di vizio, e di turpitudini: a sostenere un tanto zelo non bastano certamente0i sussidi, che può fornire la cassa dell’Economato; ma importa che il governo stesso se ne occupi, e lo assista, lo promuova coi mezzi, che più estesi gli stanno tra le mani, e di cui può disporre.
Si tratta di una generazione che cresce, e cresce nel vizio; d’una generazione, che già numerrosa sorge, e si aggira sbandata ed insolente, facile ad ogni seduzione, pronta ad ogni prestigio, e ad ogni clamore il più malaugurato: s’imprigionano que’ poveri giovani... ma a che monta quella prigionia? A che giova? Lo scrivente, che per tanti anni s’aggirò nelle prigioni può saperne qualche cosa.
Due sacerdoti sorgevano a raccogliere dapprima que’ ragazzi, che affatto abbandonati si trovavano dormienti sotto i portici, lungo le allee, o su qualche porta: alcuni erano ritrosi alla voce, che chiamavali ad aver ricovero e pane; altri seguitavano la mano, che benefica conducevali sotto un tetto: da qui cominciò la bella e veramente sacerdotale opera de’ due sacerdoti Cocchis, e Bosco, che mi gode l’animo nel nominare, comunque parlino per essi i ricorsi favoriti in comunicazione.
Il sacerdote Cocchis si restrinse in una sfera piùcircoscritta, e la coltiva con tutto zelo, con tutta carità, e con lieto successo; epperò non dubita l’Economo Generale0di proporre a sfogo del memoriale da esso lui presentato la rinnovazione del sussidio di L. 800.
Il sacerdote Gioanni Bosco si slanciò in più vasto campo, e si pose alla testa di tre riunioni di giovanetti, collocandole sotto il vessillo della religione, chiamandole, come già S. Filippo Neri, Oratori; la principale di tali riunioni è quella, ch’egli sostiene nella regione di Valdocco presso questa capitale sotto il titolo di S. Franceso di Sales: non è a dire di quanta utilità riesca una tale riunione, che si rende in ogni domenica e giorno festivo sempre più numerosa ed esemplare, sino all’edificazione.
Sempre vi presiede il buon sacerdote Bosco assistito da alcuni suoi amici e confidenti sacerdoti, che con tutto l’impegno ne secondano lo zelo e la carità: tra la settimana ritiene egli presso di sé que’ giovani, che più si mostrano bisognosi d’istruzione religiosa, cominciando dai primi elementi di catechismo: ma a questa prima istruzione aggiunge altri elementi, come quelli della calligrafia, dell’aritmetica, etc. a intendimento di collocarli poi presso qualche artiere o bottegaio per apprendervi un mestiere.
Arriva la domenica, od il giorno festivo: allora que’ giovani che, egli collocò in una qualche bottega od officina tutti accorrono con brio ed impazienza all’Oratorio di S. Francesco di Sales, e là si stringono attorno all’amorevole D.0Bosco, verso cui si mostrano pieno l’animo di riconoscenza, e di affetto. Là dopo la religiosa istruzione, ed il cantico delle divine laudi, si passa al divertimento della ginnastica, delle boccie, della giostra (sebbene informe), ad un simulacro di militari evoluzioni, ed a ben altri trastulli, che trattengono l’ilarità, la buona armonia, ed il buon costume; perché mai non si ode parola villana o sconcia; mai un alterco; mai un insolente e sfacciato schiamazzo: tutto è regolato dalla presenza, dal rispetto, e dall’amore che ispira il benefico sacerdote, che nella sua propria ristrettezza, non esita a dare un pane a chi mostra d’averne bisogno, od anche un bicchiere di vino adacquato a chi tra l’agitazione dello trastullo prova la sete: tutto ciò scrive l’Economo Generale perché ne fu testimonio oculare, ed ammiratore, e presago del grandissimo bene, che debbe sorgere dall’instituzione di tali Oratori, quando siano dal governo sostenuti, incoraggiati e protetti.
Animato dal successo, che così lieto si mostra il sacerdote Bosco tutto è nel desiderio di formare nel locale destinato all’Oratorio di S. Francesco di Sales una chiesa, che sia capace di contenere un buon numero di giovani che vi accorrono: dicesi chiesa, perché il luogo dove ora si compiono le sacre funzioni non è una chiesa, ma una camera oblunga, dove tra l’alito e il calore mal si può durare e reggere. Il desiderio del Sig. D. Bosco fu secondato dalla buona ed efficace volontà di pie e benefiche0persone, e sino dal capo-mastro, a cui è affidata l’impresa della fabbricazione.
Il calcolo della spesa occorrente ascenderebbe a lire 25 m[ila], le fondamenta che ne sono gettate, e ne proseguono i lavori; se non che manca ora il danaro, e malgrado la buona volontà del capo-mastro impresario si troverebbe costretto di sospendere l’incominciata costruzione con grande rammarico dell’attivo, e nella sua carità impaziente D. Bosco.
Confida egli nella beneficenza di S[ua] M[aestà] per mezzo della cassa economale, ma non ignora le ristrettezze di questa cassa, ed i pesi molteplici, che la gravano quindi non potrà a meno di starsene contento a quel sussidio, che sarà possibile.
Non dissimula lo scrivente, che gli sta così fitto in pensiero l’utilità di tale istituzione, che quando la cassa dell’Economato fosse in grado di sopportare tutta la spesa della divisata fabbricazione non esiterebbe a proporla alla beneficenza di S[ua] M[aestà]: mentre la generazione adulta vuol essere contenuta importa ai governi che la generazione che cresce sia istruita, educata alla religione ed alla moralità: il buono o tristto avvenire della società sta tutto nella sanzione, e nell’eseguimento pratico di questo principio: così la pensa chi scrive.
Sia dunque l’ottimo sacerdote D. Bosco sostenuto ed incoraggiato nel religioso, ed eminentemente socievole suo divisamento, sperando che benefiche persone vorranno continuare ad assistere la0bella impresa, e sperando sopra ogni altra cosa che il governo [sia] penetrato anch’esso dall’importanza di sostenerne l’alto ed illuminato principio, l’Economo Generale proporrebbe il sussidio di lire dieci mila da erogarsi ripartitamente, cioè L. 3 m[ila] subito, e larimanente somma negli anni successivi in quei mesi ed in quel tempo, che questa cassa potrà ripartitamente compiere al contratto impegno.
Sull’esempio dei sacerdoti Bosco e Cocchis il sig. teol. Saccarelli cappellano di S[ua] M[aestà] si accinse alla riunione di povere fanciulle in una casa, che egli tolse col proprio danaro a pigione nel Borgo di S. Donato (possibile che non si pensi a fabbricare una chiesa parrocchiale in un Borgo, che contando una popolazione di oltre venti mila anime si trova affatto senza chiesa[?]), e che sin qui sostenne con oblazioni anche di pie persone, ma principalmente colla propria borsa.
Accrescendosi il numero delle fanciulle, che accorrono all’istruzione ed alla educazione, che vien loro aperta, divisò il benemerito teol. Saccarelli di far edificare una piccola chiesa, la quale non tanto serva all’adempimento dei religiosi doveri di dette fanciulle, quanto ad agevolare agli abitanti di quel borgo il mezzo di sentire una messa nei giorni festivi.
Dal tenore medesimo del dispaccio del Sig. Ministro degli affari ecclesiastici comprende lo scrivente come egli stesso0sia penetrato dell’importanza e dell’utilità d’un tale stabilimento quando arrivi realmente a costituirsi. Sarebbe stato opportuno che il Sig. teol. Saccarelli avesse accennato alla spesa che occorrerebbe per la divisata costruzione: comunque sia, egli è noto che già i lavori ne sono cominciati, e che non possono progredire per mancanza di mezzi.
A sostenere, ed incoraggiare lo smarrito benefico institutore l’Economo Generale proporrebbe il sussidio di lire due mila cinquecento, sperando che il Sig. teol. Potrà successivamente dare maggiori lumi, e che altre pie persone vorranno anche coadiuvarlo nella bella impresa.
Viene per ultimo il memoriale presentato dal Sig. conte Ceppi nella sua qualità di presidente della commissione instituita dal Consiglio Delegato di cotesta città per promuovere li vari interessi degli abitanti del Borgo Stura.
[...]0
Ha voluto l’Economo Generale riunire in una sola corrispondenza tutte quetse proposizioni, perché tutte le domande riguardano ad oggetti, che interessano la popolazione di Torino, epperò tutte potevano esser oggetto dell’attenzione del governo, e delle di lui premure.
Sottopone l’Economo Generale all’avvedutezza del Sig. Ministro per gli affari ecclesiastici queste proposizioni, ed ha l’onore di restituire i relativi ricorsi.
L’Economo Generale
Ab[ate] Moreno0
Al Signor Ministro Segretario
di Stato per gli Affari Eccl.ci
di Grazia e Giustizia
Torino