09 Maggio - La devozione mariana nella prospettiva di Don Bosco


09 Maggio - La devozione mariana nella prospettiva di Don Bosco

La devozione mariana nella prospettiva di Don Bosco



Chiudiamo le nostre meditazioni con uno degli aspetti spirituali che Don Bosco percepisce e vive come importante a livello personale e qualificante per la sua opera: la devozione mariana. Ci affidiamo alle mani materne di Maria.

Non ci preoccupa uno sviluppo completo della mariologia del nostro santo, ma semplicemente evidenziare alcuni elementi salienti.

Quali sono gli aspetti che qualificano e caratterizzano la devozione mariana vissuta e propagata da don Bosco? Quali sono oggi gli elementi che dovrebbero qualificare la devozione mariana salesiana?

1 1. Maria negli scritti di don Bosco

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La donna «di maestoso aspetto, vestita di un manto, che risplendeva da tutte le parti», descritta nel sogno dei nove anni, è la Madonna cara alla tradizione popolare e alla devozione comune. Di essa Don Bosco sottolinea soprattutto la amabilità materna. Questa rappresentazione è quella più consona al suo animo, che lo accompagnerà fino all’ultimo respiro di vita.

Nelle Memorie dell’Oratorio vengono richiamati molti degli aspetti e delle devozioni tipiche della religiosità popolare: rosario in famiglia, Angelus, novene e tridui, invocazioni e giaculatorie, consacrazioni, visite ad altari e a santuari, feste mariane (Maternità, Nome di Maria, Madonna del Rosario, Addolorata, Consolata, Immacolata, Madonna delle grazie...).

Nel periodo degli studi a Chieri, appaiono più elementi che collegano la devozione mariana alle scelte spirituali del giovane Bosco, soprattutto la maturazione vocazionale e il consolidamento delle virtù che formano il buon seminarista. La Madonna del seminario è l’Immacolata (in tutti i seminari piemontesi, e in quelli influenzati dalla tradizione lazzarista, la cappella è dedicata all’Immacolata fin dal ‘600).

Nei Cenni storici sulla vita del chierico Luigi Comollo (1844) Don Bosco illustra i tratti che caratterizzavano la sensibilità spirituale e la devozione romantica del buon seminarista. Luigi, che già da studente, non passava di fronte ad un’immagine di Maria senza scoprirsi il capo (attenzione che coglie alla sprovvista lo stesso Giovanni1), «quando discorreva della Madonna tutto si vedeva compreso di tenerezza, e dopo d’avere raccontato o udito raccontare qualche grazia concessa dalla Madonna a favore del corpo, egli sul finir tutto rosseggiava in volto, e alle volte rompendo anche in lagrime esclamava: se Maria cotanto favorisce questo miserabile corpo, quanto non saranno i favori che sarà per concedere a pro delle anime di chi la invoca?»2.

Sappiamo dal nostro santo che Luigi Comollo (e presumibilmente anche il chierico Bosco), «nel sabbato d’ogni settimana digiunava per amore della B.V.»3; che «il suo cuore ardeva di vivi affetti verso la gran Madre di Dio»4; che negli incubi della malattia finale Luigi fu consolato dalla visione di Maria che lo prendeva per mano: «Oh! se gli uomini potessero essere persuasi qual contento arrechi in punto di morte essere stati divoti di Maria, tutti a gara cercherebbero nuovi modi con cui offrirle speciali onori. Sarà pur dessa, che col suo figlio tra le braccia formerà la nostra difesa contro il nemico dell’anima nostra all’ora estrema; s’armi pure tutto contro di noi l’inferno, con Maria in nostra difesa, nostra sarà la vittoria. Guardati però dall’essere di quei tali, che per recitare a Maria qualche preghiera, per offrirle qualche mortificazione credono di essere da lei protetti, mentre conducono una vita tutta libera e scostumata»5.

Questo, appunto, è l’aspetto che caratterizza la pietà mariana per il giovane don Bosco (formato alla scuola di S. Alfonso): la vera devozione, che si esprime soprattutto in una vita virtuosa, garantisce il patrocinio più possente che si possa avere in vita e in morte.

Lo scriverà anche nel Giovane provveduto nel 1847: «Se sarete suoi devoti, oltre a colmarvi di benedizioni in questo mondo, avrete il paradiso nell’altra vita»6.

Ma è soprattutto nel libretto Il mese di maggio consacrato a Maria SS. Immacolata ad uso del popolo (1858), che il santo inquadra esplicitamente e insistentemente la devozione mariana popolare e giovanile in un contesto finalizzato ad un concreto serio impegno di vita cristiana vissuta con fervore e amore. «Tre cose da praticarsi in tutto il mese: 1. Fare quanto possiamo per non commettere alcun peccato nel corso di questo mese: sia esso tutto consacrato a Maria. 2. Darsi grande sollecitudine per l’adempimento de’ doveri spirituali e temporali del nostro stato ... 3. Invitare i nostri parenti ed amici e tutti quelli che da noi dipendono a prendere parte alle pratiche di pietà che si fanno in onore di Maria nel corso del mese» 7.

È significativo che anche i trentuno Fioretti da cavarsi a sorte e da praticarsene uno in ciascun giorno del mese, collocati dopo l’introduzione del volume, consistano in esercizi pratici per alimentare l’unione con Dio, il fervore spirituale e l’esercizio delle virtù8.

Nel seguito del libretto Don Bosco colloca una serie di letture o piccole meditazioni giornaliere, le quali non riguardano - come ci si aspetterebbe le “glorie di Maria” -, ma presentano una sintesi motivante delle verità che nutrono e illuminano la vita del cristiano, presentate in forma di sobria meditazione: Dio creatore - Anima - Redenzione - Chiesa - Capo della Chiesa - Pastori della Chiesa - Fede - Sacramenti - Dignità del cristiano - Preziosità del tempo - Presenza di Dio - Fine dell’uomo - Salvezza dell’anima - Peccato - Morte - Giudizio particolare - Giudizio universale - Pene dell’inferno - Misericordia di Dio - Confessione - Confessore - Messa - Comunione - Peccato di disonestà - Virtù della purità - Rispetto umano - Paradiso...

Si tratta di temi comuni nella letteratura devozionale e nell’omiletica del tempo (preoccupata di “istruire”), ripresi da Don Bosco con le accentuazioni che caratterizzano la sua pedagogia spirituale. Ma la cosa che più pare preoccuparlo è l’urgenza di insegnare che la celebrazione del mese di Maria, che la vera devozione mariana, è un modo efficace per operare una conversione continua, una crescita di impegno cristiano, simultaneamente sul piano morale, spirituale e dei doveri quotidiani: «Ella ci ottenga da Gesù suo Divin Figliuolo la grazia di poter conoscere, amare, servire Iddio in questa vita e andarlo poi un giorno a godere eternamente in Cielo»9. Mi pare significativo l’uso di queste espressioni, che nel Catechismo indicavano il fine ultimo dell’uomo, per riassumere e finalizzare la devozione mariana.

L’altro tema, ereditato da tutta una tradizione devota, è il collegamento tra devozione mariana e salvezza eterna: «Poiché il più bell’ornamento del cristianesimo è la Madre del Salvatore, Maria Santissima, così a Voi mi rivolgo, o clementissima Vergine Maria, io sono sicuro di acquistare la grazia di Dio, il diritto al Paradiso, di riacquistare insomma la perduta mia dignità, se Voi pregherete per me: Auxilium christianorum, ora pro nobis»10. Don Bosco è convinto che Maria interviene come avvocata efficacissima e mediatrice potentissima presso Dio.

Dieci anni più tardi (1868), per l’inaugurazione della chiesa di Maria Ausiliatrice, il santo scrive e diffonde un fascicolo intitolato Maraviglie della Madre di Dio invocata sotto il titolo di Maria Ausiliatrice.11 In quest’operetta è sottolineata la dimensione ecclesiale, sulla quale si va sempre più aprendo lo sguardo di Don Bosco e si orientano le sue preoccupazioni missionarie e educative.

I titoli di Immacolata e di Ausiliatrice nel contesto ecclesiale del tempo evocano lotte e trionfi, il “grande scontro” tra Chiesa e società liberale. Si fa una lettura religiosa degli eventi politici e sociali, sulla linea della reazione cattolica all’incredulità, al liberalismo, alla scristianizzazione.

Tra le mura dell’Oratorio, la devozione all’Immacolata e all’Ausiliatrice non ha questi toni, ma si apre ora ad una valenza ecclesiale e missionaria: «Il bisogno oggi sentito di invocare Maria non è particolare, ma generale; non sono più tiepidi da infervorare, peccatori da convertire, innocenti da conservare. Queste cose sono sempre utili in ogni luogo, presso qualsiasi persona. Ma è la stessa Chiesa Cattolica che è assalita. È assalita nelle sue funzioni, nelle sue sacre istituzioni, nel suo Capo, nella sua dottrina, nella sua disciplina; è assalita come Chiesa Cattolica, come centro della verità, come maestra di tutti i fedeli»12.

Tuttavia Don Bosco, per i suoi ragazzi e i suoi salesiani, continua a sottolineare prevalentemente la dimensione ascetico-spirituale e apostolica della pietà mariana. Infatti, la pratica del mese di Maria e delle varie devozioni mira a determinare nei giovani la decisione di un maggior impegno nel proprio dovere, ad esercitare le virtù, ad un ardore ascetico (mortificazioni in onore di Maria), ad una carità operativa ad una generosa azione di apostolato tra i compagni.

Cioè, Don Bosco tende ad assegnare all’Immacolata e all’Ausiliatrice un ruolo determinante nell’opera educativa e formativa e a valorizzare, nel clima del fervore mariano del tempo, esercizi virtuosi e pratiche devote per condurre una vita di purificazione dal peccato e dall’affetto ad esso e di crescente totalità di dono di sé a Dio.

Nella vita di Michele Magone è riportata una lettera a un amico sui Sette carabinieri di Maria destinati a far la guardia alla santa virtù della purità, nella quale la presentazione di Maria, “madre di purità”, assume un ruolo decisivo nel difficile processo di costruzione e consolidamento della virtù nel cuore del giovane13.

Anche nel Giovane Provveduto (1847) il santo presentava l’invocazione di Maria come mezzo efficace per il superamento delle tentazioni: «Un sostegno grande per voi, miei figliuoli, è la divozione a Maria Santissima ... Tre grazie in modo particolare le dovrete instantemente chiedere, le quali sono di assoluto bisogno a tutti, ma specialmente a voi che vi trovate in giovanile età. La prima è quella di non commettere mai peccato mortale in vita vostra. Questa grazia voglio che pretendiate a qualunque costo dall’intercessione di Maria. Sapete che cosa voglia dire cadere in peccato mortale? ... La seconda grazia che chiedere dovrete è di conservare la santa e preziosa virtù della purità ... Quindi nasce la necessità della terza grazia ... ed è quella appunto di fuggire i cattivi compagni. Felici voi, o miei figliuoli, se fuggirete la compagnia de’ malvagi»14.

Nel libretto del 1868 (Maraviglie della gran Madre di Dio invocata sotto il titolo di Maria Ausiliatrice), come dicevamo, lo sguardo di Don Bosco si allarga, ma non solo in prospettiva ecclesiale, anche su altri aspetti della vita cristiana: Maria, è presentata come il modello dell’unione perfetta con Dio nell’Annunciazione15; modello di azione santificatrice verso il prossimo nella Visitazione (santificare nel servizio)16, e di tenera, misericordiosa, sollecita, diligente attenzione alle necessità dei fratelli nelle nozze di Cana17; come madre dei credenti tra i dolori del Calvario18. Ma l’accento è posto soprattutto sul fatto che Maria favorisce chi lavora per la fede19.

Dunque: lotta contro il peccato e orientamento a Dio, santificazione di sé e del prossimo, servizio di carità, forza nel portare la croce e impegno missionario. Sono questi i tratti salienti di una devozione mariana che ha ben poco di devozionalistico e di sentimentale (nonostante il clima dell’epoca e i gusti popolari che, comunque, Don Bosco valorizza).

2 2. Maria nella vita di don Bosco

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Che ruolo ha avuto Maria nella vita di don Bosco? Ci limitiamo a presentare tre considerazioni: nella vita di don Bosco Maria è una presenza attiva e stimolante, finalizzata alla missione di salvezza dei giovani e alla tensione personale verso la santità.

Don Bosco la sente vicina e si affida a lei. Si lascia guidare sulle strade della sua vocazione. Si affida al suo potente aiuto e al suo soccorso nelle difficoltà. Soprattutto, don Bosco sente Maria vicina e presente.

A Nizza Monferrato nel giugno 1885, il santo si intratteneva con le madri capitolari delle Figlie di Maria Ausiliatrice. Era stanchissimo e parlava con un filo di voce. Fu pregato di lasciare loro un ultimo ricordo.

«Se potessi parlare, quante cose vi vorrei dire! Ma sono vecchio, vecchio cadente, come vedete; stento perfino a parlare. Voglio dirvi solo che la Madonna vi vuole molto, molto bene. E, sapete, essa si trova qui in mezzo a voi». Allora Don Bonetti, vedendolo commosso, lo interruppe e prese a dire, unicamente per distrarlo: «Si, così, così! Don Bosco vuol dire che la Madonna è vostra Madre e che essa vi guarda e vi protegge». «No, no, ripigliò il Santo, voglio dire che la Madonna è proprio qui, in questa casa e che è contenta di voi, e che se continuate con lo spirito di ora, che è quello desiderato dalla Madonna...». Il buon Padre si inteneriva più di prima e don Bonetti a prendere un’altra volta la parola: «Sì, così, così! Don Bosco vuol dirvi che, se sarete sempre buone, la Madonna sarà contenta di voi». «Ma no, ma no, si sforzava di spiegare don Bosco, cercando di dominare la propria commozione. Voglio dire che la Madonna è veramente qui, qui in mezzo a voi! La Madonna passeggia in questa casa e la copre con il suo manto» (MB 17, 556-557).

La Madonna di don Bosco è Ausiliatrice, è, cioè, una presenza operativa: lo accompagna, lo sostiene, lo guida e lo incoraggia in tutti i passi della sua vita. È colei che gli è stata donata fin da ragazzo: «Io ti darò la Maestra sotto alla cui disciplina puoi diventare sapiente, e senza cui ogni sapienza diviene stoltezza» (Memorie dell’Oratorio, I, 145-147).

Inoltre don Bosco collega strettamente Maria con la sua vocazione e il suo ministero. Ricordiamo ancora il sogno dei nove anni, in cui la Madre di Gesù gli indica la missione: «Presomi con bontà per mano - guarda - mi disse... Ecco il tuo campo, ecco dove devi lavorare. Renditi umile, forte, robusto; e ciò che in questo momento vedi succedere di questi animali tu dovrai farlo pei figli miei» (Memorie dell’Oratorio, I, 160-162). È una missione di salvezza, trasformazione e formazione dei giovani, attraverso la prevenzione, l’educazione, l’istruzione, l’evangelizzazione e un corredo solido di virtù nell’educatore.

Nelle stesse Memorie leggiamo un altro sogno, in cui Maria si assume il compito di incoraggiare, animare e guidare don Bosco a compiere con fiducia il difficile ministero che gli è affidato. Siamo nell’autunno 1844, quando don Bosco sta per lasciare il Convitto e trasferirsi nelle opere della marchesa Barolo. Va a letto, molto preoccupato per il futuro della sua opera, e sogna:

«Sognai di vedermi in mezzo ad una moltitudine di lupi, di capre, e capretti, di agnelli, pecore, montoni, cani, ed uccelli. Tutti insieme facevano un rumore, uno schiamazzo o meglio un diavolio da incutere spavento ai più coraggiosi. Io volevo fuggire, quando una Signora, assai ben messa a foggia di pastorella, mi fece cenno di seguire ed accompagnare quel gregge strano, mentre Ella precedeva. Andammo vagando per vari siti; facemmo tre stazioni o fermate. Ad ogni fermata molti di quegli animali si cangiavano in agnelli, il cui numero andavasi ognor più ingrossando […].

Oppresso dalla stanchezza volevo sedermi accanto di una strada vicina, ma la pastorella mi invitò a continuare il cammino. Fatto ancora breve tratto di via, mi sono trovato in un vasto cortile con porticato attorno, alla cui estremità eravi una chiesa. Allora mi accorsi che quattro quinti di quegli animali erano diventati agnelli. Il loro numero poi divenne grandissimo […]. Allora succedette una meraviglia: molti agnelli cangiavansi in pastorelli, che crescendo prendevano cura degli altri. Crescendo i pastorelli in gran numero, si divisero e andavano altrove per raccogliere altri strani animali e guidarli in altri ovili.

Io volevo andarmene, perché mi sembrava tempo di recarmi a celebrar messa, ma la pastora mi invitò di guardare al mezzodì. Guardando vidi un campo in cui era stata seminata meliga, patate, cavoli, barbabietole, lattughe e molti altri erbaggi. «Guarda un’altra volta», mi disse, e guardai di nuovo. Allora vidi una stupenda ed alta chiesa. Un’orchestra, una musica strumentale e vocale mi invitavano a cantar messa. Nell’interno di quella chiesa era una fascia bianca, in cui a caratteri cubitali era scritto: Hic domus mea, inde gloria mea».

La narrazione di questi due sogni si collega con tanti altri racconti di interventi e ispirazioni interiori, nei quali il nostro santo attribuisce a Maria un ruolo di animazione, di guida e di sostegno della missione di salvezza giovanile. La Madonna, secondo don Bosco, interviene costantemente e attivamente nella missione salesiana, con grazie spirituali e materiali, con una continua protezione delle opere salesiana a vantaggio delle anime.

C’è nel nostro santo la tendenza a collegare tra loro, strettamente, devozione mariana, fervore spirituale, zelo pastorale e fecondità apostolica.

Potremo fare ancora molte riflessioni sul legame strettissimo tra devozione mariana e vocazione salesiana. Concludo invitandovi a meditare due testi brevi ma intensi, che sintetizzano le caratteristiche mariane della nostra vocazione salesiana.

Innanzitutto le Costituzioni, che ci delineano i tratti caratterizzanti della nostra devozione mariana. L’articolo 8 (collocato nel primo capitolo, relativo agli elementi che assicurano l’identità della Congregazione Salesiana) sintetizza il senso della presenza di Maria nella nostra Società: ella ha indicato a Don Bosco il suo campo d’azione, l’ha costantemente guidato e sostenuto, continua tra noi la sua missione di Madre e Ausiliatrice: noi «ci affidiamo a lei, umile serva in cui il Signore ha fatto grandi cose, per diventare tra i giovani testimoni dell’amore inesauribile del suo Figlio».

L’articolo 92 presenta il ruolo di Maria nella vita e nella pietà del salesiano: modello di preghiera e di carità pastorale; maestra di sapienza e guida della nostra famiglia; esempio di fede, di sollecitudine per i bisognosi, di fedeltà nell’ora della croce, di gioia spirituale; nostra educatrice alla pienezza di donazione al Signore e al coraggioso servizio dei fratelli. Ne deriva, dunque, una devozione filiale e forte, che si esplicita nella preghiera (rosario quotidiano e celebrazione delle sue feste) e nella imitazione convinta e personale.

La migliore sintesi, tuttavia, si trova a mio parere nella Preghiera di affidamento a Maria SS. Ausiliatrice che quotidianamente si recita in ogni nostra comunità dopo la meditazione. Fu don Rua nel 1894 a comporla, come espressione di quotidiana consacrazione nell’impegno di fedeltà e di generosità20. Oggi è stata riveduta, ma conserva lo stesso impianto di quella antica e i medesimi contenuti. Ecco il testo primitivo:

«Santissima e immacolata Vergine Ausiliatrice, noi ci consacriamo interamente a voi e vi promettiamo di sempre operare alla maggior gloria di Dio e alla salute delle anime

Vi preghiamo di rivolgere i vostri sguardi pietosi sopra la Chiesa, l’augusto suo Capo, i Sacerdoti e i Missionari, sopra la Famiglia Salesiana, i nostri parenti e benefattori e la gioventù alle nostre cure affidata, sopra i poveri peccatori, i moribondi e le anime del purgatorio.

Insegnateci, o Madre tenerissima, a ricopiare in noi le virtù del nostro Fondatore, in particolar modo l’angelica modestia, l’umiltà profonda e l’ardente carità.

Fate, o Maria Ausiliatrice, che la potente vostra intercessione ci renda vittoriosi contro i nemici dell’anima nostra in vita e in morte, affinché possiamo venire a farvi corona con Don Bosco nel Paradiso. Così sia».

Come si può vedere la versione attuale non fa che riprendere, con alcuni sviluppi, il testo di Don Rua. Credo che sia bene, ogni tanto, riprenderla e meditarla. È strutturata in quattro parti: promessa; intercessione; docilità, affidamento.

Nella prima parte (Santissima) si ricorda il fine ultimo della nostra consacrazione promettendo di orientare ogni nostra azione unicamente al servizio di Dio e alla salvezza del prossimo, nella fedeltà all’essenza della vocazione salesiana.

Nella seconda parte (Ti preghiamo) si condensa il senso ecclesiale, salesiano e missionario della nostra consacrazione, affidando all’intercessione di Maria la Chiesa, la Congregazione e la Famiglia Salesiana, i giovani, soprattutto i più poveri, tutti gli uomini redenti da Cristo. Qui è ben delineata la passione che deve alimentare e caratterizzare la preghiera salesiana: universalità, ecclesialità, missionarietà giovanile.

Nella terza parte (Insegnaci) sono concentrate le virtù che caratterizzano la fisionomia tipica del salesiano discepolo di Don Bosco: ci si mette alla scuola di Maria per crescere nell’unione con Dio, nella castità, nell’umiltà e nella povertà, nell’amore al lavoro e alla temperanza, nell’ardente carità amorevole (bontà e donazione illimitata ai fratelli), nella fedeltà alla Chiesa e al suo magistero.

Nell’ultima parte (Fa’, o Maria Ausiliatrice ) ci si affida all’intercessione della Vergine Ausiliatrice per ottenere la fedeltà e la generosità nel servizio di Dio fino alla morte e l’ammissione nella comunione eterna dei santi.



Questa eccellente sintesi, che contiene un completo programma di vita spirituale e delinea i tratti fisionomici della nostra identità, può servirci di riferimento e di traccia concreta per la verifica e la programmazione spirituale.



1 G. Bosco, Cenni sulla vita del giovane Luigi Comollo [1854], in [A. Caviglia,] Opere e scritti editi e inediti di don Bosco nuovamente pubblicati e riveduti secondo le edizioni originali e manoscritti superstiti, vol. V, Torino 1965, p. 75: «Più volte nell’accompagnarlo mi avvenne di vederlo levarsi il cappello senza saperne la ragione; ma guardando poscia attento, scorgevo quinci o quindi in qualche muro dipinta l’immagine della Madonna».

2 G. Bosco, Cenni storici sulla vita del chierico Luigi Comollo morto nel seminario di Chieri, ammirato da tutti per le sue singolari virtù [1844], in [A. Caviglia,] Opere e scritti, vol. V, Torino 1965, p. 40.

3 Ivi, p. 45.

4 Ivi, p. 46.

5 Ivi, p. 55.

6 G. Bosco, Il giovane provveduto per la pratica de’ suoi doveri negli esercizi di cristiana pietà..., Torino 1847, p. 51.

7 G. Bosco, Il Mese di Maggio consacrato a Maria SS. Immacolata ad uso del popolo, Torino 1858, p. 8.

8 Ivi, pp. 9-11.

9 Ivi, p. 80.

10 Ivi, p. 63-64.

11 G. Bosco, Maraviglie della Madre di Dio invocata sotto il titolo di Maria Ausiliatrice, Torino, Tip. dell’Oratorio di S. Franc. di Sales 1868.

12 Ivi, p. 7.

13 G. Bosco, Cenno biografico sul giovanetto Magone Michele allievo dell’Oratorio di S. Francesco di Sales, in [A. Caviglia,] Opere e scritti, vol. V, Torino 1965, pp. 220-221.

14 G. Bosco, Il giovane provveduto, pp. 51-54.

15 G. Bosco, Maraviglie, pp. 20-25.

16 Ivi, pp. 25-26.

17 Ivi, pp. 31-37.

18 Ivi, pp. 37-41.

19 Ivi, pp. 55-61.

20 Cfr P. Albera, Lettera circolare n. 11 el 31 marzo 1918, S.A.I.D. “Buona Stampa”, Torino 1918, pp. 5-6.