obbedienza sia pronta, umile ed ilare, quale ce la prescrivono le Regole.
Riguardiamo i nostri Superiori come fratelli, anzi come padri amorosi, che
nulla altro desiderano che la gloria di Dio, la salvezza delle anime, il nostro
bene ed il buon andamento della nostra Società. Ravvisiamo in essi i
rappresentanti di Dio stesso, abituandoci a considerare le loro disposizioni,
come manifestazioni della divina volontà. E se qualche volta avverrà che diano
ordini non conformi ai nostri desiderii,
non rifiutiamoci perciò dall'ubbidienza. Pensiamo che anche a loro torna
penoso il comandar cose gravi e spiacevoli, e ciò fanno, solo perché
riconoscono tali ordini come richiesti dal buon andamento delle cose, dalla
gloria di Dio e dal bene del prossimo. Si faccia pertanto volentieri sacrifizio
dei proprii gusti e delle proprie comodità per 'sì nobile fine, e si pensi che
tanto più sarà meritoria presso Dio la nostra ubbidienza, quanto più grande è
il sacrificio che facciamo nell'eseguirla.
Guardiamoci poi, o miei cari figliuoli, dal cadere nel grave difetto della
mormorazione che tanto è contraria alla carità, odiosa a Dio e dannosa alle
Comunità. Fuggiamo la mormorazione riguardo a qualsiasi persona,
fuggiamola specialmente riguardo ai nostri Confratelli, sopratutto se
Superiori. Il mormoratore, come dice la Sacra Scrittura, semina la discordia,
porta il malumore e la tristezza là dove regnerebbe la pace, l'allegria insieme
colla carità. Procuriamo perciò coll'ubbidienza, rispetto ed affezione di
portarci in modo che, come dice S. Paolo, i Superiori cum qaudio hoc faciant
et non gementes (1), con gaudio abbiano essi a compiere l'ufficio loro e non
sospirando. (1) Hebr. XVII, 17.
Ma l'ubbidienza e la carità non sono le sole cose che desidero raccomandarvi
in questa circostanza; una terza cosa mi preme anche assai, ed è l'osservanza
perseverante del voto di povertà. Ricordiamoci, o miei cari figliuoli, che da
questa osservanza dipende in massima parte il benessere della nostra Pia
Società e il vantaggio dell' anima nostra. La Divina Provvidenza, è vero, ci ha
finora aiutato, e diciamolo pure, in modo straordinario in tutti i nostri bisogni.
Questo aiuto, siamo certi, vorrà continuarcelo anche in avvenire, per
l’intercessione di Maria SS. Ausiliatrice, che ci ha sempre fatto da Madre. Ma
questo non toglie che noi dobbiamo usare dal canto nostro tutta quanta la
diligenza, sì nel diminuire le spese, ovunque si possa, come nel far risparmio
nelle provviste, ne viaggi, nelle costruzioni ed in generale in tutto quello che
non è necessario. Credo anzi che per questo noi ne abbiamo un dovere
particolare e innanzi *alla Divina Provvidenza e innanzi ai nostri stessi
benefattori. Perciò, o miei cari figliuoli, vi raccomando caldamente la pratica
di quanto è stabilito nelle nostre Deliberazioni (Distinz. V) riguardo
all'economia, sopratutto nei lavori e nelle costruzioni, nelle provviste e ne'
viaggi. Il Signore, siatene persuasi, non mancherà di benedire largamente la
nostra fedeltà ed esattezza nell'osservanza di questi tre punti di tanta
importanza, quali sono l'ubbidienza, la carità e la povertà.
La grazia e la carità di N. S. G. C. regni sempre ne' nostri cuori, ispiri le nostre
parole ed informi le nostre opere finché possiamo arrivare a possederlo nella
patria beata del Paradiso. Mi raccomando intanto alle preghiere vostre e dei
nostri giovani, mentre dal canto mio vi benedico con tutto l'affetto del mio
cuore e vi assicuro che sono e sarò sempre, finché Dio mi darà vita,
Torino, 21 Novembre, 1886.