Al re Vittorio Emanuele II
[Torino, anter. 14 novembre 1849]
S[acra] R[eal] M[aestà],
Il sac. Bosco Gio. dimorante in questa capitale espone umilmente a V.S.R.M. come egli nel desiderio di provvedere al bisogno dei giovani più abbandonati cominciò a radunarli ne’ giorni festivi or in un luogo ora nell’altro della città, sempre coll’annuenza delle autorità civili ed ecclesiastiche. Benedicendo il Signore tale opera riuscì a stabilirvi in Valdocco tra Porta Palazzo e Porta Susina un oratorio sotto il titolo di S. Fran[ces]co di Sales a cui intervenivano oltre cinquecento giovani, di cui gran parte uscì dalle carceri od era in pericolo di andarvi. Il luogo sopra indicato divenuto troppo ristretto per la grande accorrenza de’ giovani nel 1847 fu aperto a Porta Nuova un altro oratorio sotto il titolo di S. Luigi tra il viale de’ Platani e quello del R. Valentino.
I tempi presenti mostrando che la gioventù abbandonata trovasi in maggior bisogno di assistenza sia in fatto di educazione che in fatto di Religione venne riaperto quello di Vanchiglia cominciato e già da un anno chiuso dal S. D. Cocchi Vicecurato della SS. Annunziata sotto il titolo dell’Angelo Custode.
In tutti questi tre luoghi col mezzo di prediche, catechismi e scuole s’inculca costantemente amore al lavoro, rispetto alle autorità, alle leggi secondo i principi di nostra Santa Cattolica Religione.
Ci sono anche le scuole domenicali intorno al sistema metrico per chi può intervenire. Havvi pure un ospizio contenente venticinque letti per provvedere a’ più urgenti bisogni di tali giovani. Il numero ordinario pei giorni festivi tra tutti gli oratori si avvicina al mille.
Finora ogni cosa progredì con soccorso di alcune caritatevoli persone, e coll’aiuto di un buon numero di zelanti ecclesiastici ed anche secolari.
Ora il ricorrente trovandosi alla direzione di questi tre Oratori aggravato dal fitto che tra tutti tre i locali monta a franchi duemila e quattrocento, dalle spese di manutenzione delle tre rispettive cappelle, in cui si compiono per li giorni festivi tutte le sacre funzioni, aggravato altresì dalle quotidiane spese che l’estrema miseria di parecchi figliuoli rendono indispensabili, malgrado tutti i suoi sforzi il ricorrente si trova nella dura posizione di non poter più continuare.
Supplica pertanto V.S.R.M. a voler prendere in benigna considerazione un’opera che ha già procurato e si spera che vie più procuri il ben essere a tanti abbandonati individui, opera già più volte beneficata dall’Augusto suo Genitore, e concedere quel caritatevole sussidio che in simil caso alla paterna bontà sarà beneviso.
Che della grazia etc.
il Supplicante
[Sac. Gio. Bosco]