Educare come Don Bosco 2012-2103, Lectio salesiana - Servizio dei giovani

NOVEMBRE 2012


A servizio dei giovani


ARTICOLO 32. PROMOZIONE PERSONALE

Come educatori collaboriamo con i giovani per sviluppare le loro capacità e attitudini fino alla piena maturità.

Nelle varie circostanze condividiamo con essi il pane, promuoviamo la loro competenza professionale e la formazione culturale. Sempre e in ogni caso li aiutiamo ad aprirsi alla verità e a costruirsi una libertà responsabile. Per questo ci impegniamo a suscitare in loro la convinzione e il gusto dei valori autentici che li orientano al dialogo e al servizio.


Il CG23 al n° 116 parla del cammino di educazione alla fede che i salesiani sono chiamati a far vivere ad ogni giovane, e distingue in tale cammino “quattro grandi aspetti della maturazione cristiana”, quegli stessi aspetti che, con altri nomi, coincidono con le dimensioni del PEPS. Il primo di questi aspetti viene esplicitato come crescita umana verso una vita da assumere come “esperienza religiosa”; ed è presentato successivamente dal n° 120 al numero 129 nell’area definita “Verso la maturità umana”. Tale aspetto è proprio quello che viene presentato dall’articolo 32 delle Costituzioni.

L’articolo comincia con l’espressione “Come educatori”: la parola “educazione” e le sue diverse declinazioni definiscono una particolare area di lavoro, quella della promozione umana della persona; ma anche, e specialmente, uno stile di presenza e di guida, una modalità che configura la totalità dell'azione pastorale, incluso lo stesso annuncio del Vangelo. Don Bosco viene definito Santo Educatore e la sua attività pastorale è fortemente caratterizzata dalla scelta educativa. Scriveva Don Viganò nel 1978 (ACS 290): “La pastorale di Don Bosco non si riduce mai alla sola catechesi o alla sola liturgia, ma spazia in tutti i concreti impegni pedagogico-culturali della condizione giovanile. Si situa all'interno del processo di umanizzazione... nella convinzione che il Vangelo deve proprio essere seminato lì per portare i giovani ad impegnarsi generosamente nella storia”.


Al centro dell’azione educativa sta naturalmente la persona del giovane nella sua interezza, accompagnata in un cammino di graduale scoperta, crescita e armonizzazione delle proprie potenzialità fisiche, intellettuali, morali e spirituali; queste potenzialità vanno a collocarsi in un orizzonte antropologico che fa riferimento diretto ed esplicito all’umanesimo cristiano.

Tale itinerario di crescita osserva diverse tappe: la prima mira ad aiutare i giovani a liberarsi dai condizionamenti negativi, come i bisogni impellenti di abitazione, famiglia e vitto. Delicatamente si accenna alle condizioni di “miseria” e si definisce l'aiuto come un “condividere” il pane piuttosto che darlo. L'espressione ci riporta ai nostri destinatari preferenziali, i giovani poveri, così come al triplice aspetto dell'opera di Don Bosco: l'azione di soccorso, di educazione, di pastorale, fuse nella suprema ragione della carità che vuole salvare la persona.

A questa prima tappa si aggiunge l'intervento costruttivo della preparazione al lavoro con cui i giovani dovranno inserirsi nella società, guadagnarsi la vita onestamente e sviluppare le proprie capacità.

C'è un terzo passo importante: la formazione culturale. Per essa la persona sviluppa tutte le proprie possibilità, entra in contatto e valuta liberamente i significati, i valori e le realizzazioni costituenti la ricchezza ideale e il patrimonio reale delle diverse comunità umane e dell'intera umanità. La cultura è sapere, avere rapporti, convinzioni, norme espresse ed implicite, coscienza personale, senso di appartenenza, impegno sui diversi fronti della dignità dell'uomo.

Il processo educativo che parte dalla liberazione dai condizionamenti, si espande nella preparazione professionale, si approfondisce nell'acquisizione di una visione culturale, approda all'”apertura alla verità e alla costruzione di una libertà responsabile”. Questi non sono da interpretarsi come passi successivi, ma hanno certamente un ordine gerarchico.

Alla verità ci si può soltanto “aprire”: essa non si fabbrica, né la si dà fatta, ma si offre all'attenzione e alla capacità di ricerca e di accoglienza del giovane. La libertà invece si “costruisce”: è una conquista, che si va consolidando a poco a poco, contro numerose alienazioni, mediante il dominio del proprio operare e della propria esistenza e mediante risposte generose ai richiami della verità e dell'amore. La maturità raggiunge la pienezza quando il soggetto assume e organizza armonicamente un quadro di valori, ispirati al Vangelo, che espandono la sua vita.

L'articolo sottolinea infine alcuni aspetti pedagogici di grande importanza.

Il giovane è il vero protagonista del proprio sviluppo e dei processi che lo riguardano. L'educatore “collabora”, “aiuta”. Questo atteggiamento è dettato non soltanto dalla convenienza educativa, ma si radica nella fede di fronte al mistero che ogni persona porta dentro di sé.

Di qui l'azione dell'educatore: essa si sviluppa attraverso le motivazioni, la crescita responsabile della libertà, la presentazione attraente dei valori. Quest'ultima espressione ci ricorda la massima di Don Bosco: far rilevare e gustare ai giovani “la bellezza, la grandezza e la santità della Religione” (Il Sistema preventivo nell’educazione della gioventù, cap. II). Suscitare il gusto comporta sollevare domande, aiutare a formularle, accompagnare la ricerca, iniziare a esperienze valide.

Ma per educare non basta l'annuncio. L'educazione sa che deve tradurre in itinerari di apprendimento vitale, sapienziale – non semplicemente intellettuale - i valori che enuncia o presenta. Perciò alla mobilitazione interiore che l'annuncio suscita si aggiunge l'impegno di costruire pazientemente “convinzioni” profonde e di orientare verso l'azione o la pratica. L'educazione dunque non è solo accompagnamento, ma proposta cui servono di base e fondamento l'esperienza adulta dell'educatore, l'autorevolezza del quadro di valori che propone e che lui stesso vive, la qualità della guida che offre, l’intera comunità educativo-pastorale di appartenenza e lo stesso ambiente fisico in cui si svolge il cammino di maturazione.



Spunti per la riflessione personale

  • Fino a che punto collaboro con i giovani per sviluppare le loro attitudini verso la piena maturità? Promuovo effettivamente il loro protagonismo oppure faccio di tutto per scegliere al loro posto perché rimangano attaccati a me?

  • La condivisione del pane ci ricorda la necessità di fare attenzione ai bisogni primari dei giovani ma anche di fare un pezzo di strada insieme con loro. Sono di quelli che non vedono l’ora di chiudersi in camera o di quelli che intuiscono la necessità di “stare, rimanere” con i ragazzi anche nei momenti informali?

  • C’è in me la convinzione che sempre e in ogni caso dobbiamo aiutare i giovani ad aprirsi alla verità, oppure ritengo che - se penso di aver trasmesso bene i contenuti del programma formativo o scolastico - l’educatore-pastore che è in me può ritenersi del tutto soddisfatto?


Spunti per la riflessione comunitaria

  • Siamo convinti che aiutare i giovani a raggiungere la piena maturità comporta da parte della comunità salesiana e della CEP la progettazione di uno o più itinerari educativi che tengano presenti la conoscenza della situazione di partenza, il principio di gradualità, la corresponsabilità tra gli educatori, la determinazione di tappe intermedie di maturazione?

  • Fa parte della nostra progettazione e azione educativa con i giovani la preoccupazione di orientarli al dialogo e al servizio, e di aiutarli a costruirsi una libertà responsabile? Verifichiamo comunitariamente e periodicamente se questi aspetti della maturazione umana vengono raggiunti? Oppure puntiamo unicamente o soprattutto a risultati di tipo tecnico o intellettuale?

  • Far gustare ai giovani i valori umani autentici richiede di viverli prima personalmente e comunitariamente; quando proponiamo loro l’importanza del dialogo e del servizio viviamo questi valori prima all’interno della comunità salesiana? Ed è visibile ai giovani il nostro stile di vita e comportamento?


Preghiera

Invochiamo l'aiuto del Signore

perché ci conceda di corrispondere in modo pieno

alla nostra missione educativa.


Perché nella consapevolezza

del nostro compito educativo,

sappiamo offrire ai nostri giovani

con generosità e competenza

il pane del corpo e dello spirito,

ti preghiamo, Signore.


Perché siamo capaci di aiutare i giovani

ad aprirsi alla verità tutta intera

e a costruire in essa la loro vera libertà,

ti preghiamo, Signore.


Perché coltivando in noi stessi

il gusto profondo dei valori autentici

umani e cristiani,

diveniamo capaci di trasmetterli agli altri,

ti preghiamo, Signore.


Perché con il nostro aiuto

i giovani sappiano scoprire

che la libertà si realizza

nell'amore e nel servizio degli altri,

ti preghiamo, Signore.