Lectio Biblica 2011-2012, Il discernimento del pastore


dicembre 2011

IL DISCERNIMENTO DEL PASTORE


  1. INVOCAZIONE ALLO SPIRITO


Dona, Signore, sapienza:

con essa calpestiamo la stoltezza che rende impuri e rifuggiamo l’astuzia vendicativa del mondo.

Dona, Signore, intelletto:

con esso custodiamo i rimedi offerti dai tuoi comandi divini e vanifichiamo il veleno dei moti insidiosi dello spirito.

Dona, Signore, consiglio:

perché conosciamo ciò che tu sei e desideriamo diventare tali da piacerti in tutto.

Dona, Signore, fortezza:

perché distruggiamo e respingiamo i dardi del maligno, impugniamo le armi che danno la vittoria contro il nemico e non cessiamo mai di combattere.

Dona, Signore, scienza:

perché bramiamo la tua conoscenza e non piangiamo l’ignoranza riguardo a noi stessi.

Dona, Signore, misericordia:

essa è utile per acquisire ogni bene che porta alla salvezza.

Dona, Signore, il tuo timore:

con esso mentre temeremo te, null’altro potremo temere.


Liturgia ispano-mozarabica (V-VI secolo)


  1. PAROLA


Filippesi 1, 3-10


Rendo grazie al mio Dio ogni volta che mi ricordo di voi. Sempre, quando prego per tutti voi, lo faccio con gioia a motivo della vostra cooperazione per il Vangelo, dal primo giorno fino al presente. Sono persuaso che colui il quale ha iniziato in voi quest’opera buona, la porterà a compimento fino al giorno di Cristo Gesù. È giusto, del resto, che io provi questi sentimenti per tutti voi, perché vi porto nel cuore, sia quando sono in prigionia, sia quando difendo e confermo il Vangelo, voi che con me siete tutti partecipi della grazia. Infatti Dio mi è testimone del vivo desiderio che nutro per tutti voi nell’amore di Cristo Gesù. E perciò prego che la vostra carità cresca sempre più in conoscenza e in pieno discernimento, perché possiate distinguere ciò che è meglio ed essere integri e irreprensibili per il giorno di Cristo.


  1. LETTURA


In questa lettera, che Paolo scrive dal carcere, l’apostolo si presenta come un padre che si intrattiene affabilmente coi suoi figli spirituali, comunica sue notizie, li esorta alla gioia, all’unità, all’umiltà sull’esempio di Cristo, li previene dalle insidie dei giudaizzanti, si mostra profondamente riconoscente per i doni ricevuti. Tuttavia, dietro alla figura del padre affettuoso si affaccia quella del maestro preoccupato dell’integrità dell’insegnamento; per cui affronta due temi di grande importanza: il mistero divino e umano di Cristo (2,6-11) e la giustificazione mediante la fede (3,8-9).


vv. 3-6 Rendo grazie al mio Dio ogni volta che mi ricordo di voi. Sempre, quando prego per tutti voi, lo faccio con gioia a motivo della vostra cooperazione per il Vangelo, dal primo giorno fino al presente. Sono persuaso che colui il quale ha iniziato in voi quest’opera buona, la porterà a compimento fino al giorno di Cristo Gesù. Il rendimento di grazie è abbinato alla preghiera di intercessione e all’espressione di sentimenti profondi quali la gioia (v.4), la fiducia (v.6),e l’affetto (vv 7-8). In qualunque situazione si trovi, Paolo è profondamente legato alla sua comunità (si noti l’insistenza: “ogni volta”, “sempre”, “in ogni mia preghiera”) oggetto delle sue preoccupazioni pastorali ma anche del suo ringraziamento per quanto di bene si vive e si opera, non meno che della sua intercessione.


Cooperazione al Vangelo può significare partecipazione diretta all’azione missionaria oppure l’aiuto finanziario che ha reso possibile l’annuncio del Vangelo o, più semplicemente, l’adesione al dono di salvezza. E l’apostolo è certo che l’opera di grazia, iniziata tra di loro, troverà compimento nel giorno di Cristo, espressione che indica la parusia del Signore senza fare questione se sia imminente o meno, e lasciando così intendere che ogni giorno è il giorno di Cristo.


vv. 7-8 È giusto, del resto, che io provi questi sentimenti per tutti voi, perché vi porto nel cuore, sia quando sono in prigionia, sia quando difendo e confermo il Vangelo, voi che con me siete tutti partecipi della grazia. Infatti Dio mi è testimone del vivo desiderio che nutro per tutti voi nell’amore di Cristo Gesù. Paolo è profondamene coinvolto nella vita dei suoi fratelli perché li ama con la stessa intensità e tonalità affettiva dell’amore di Cristo. E di questo i filippesi devono essere certi, tanto che non esita a chiamare Dio come suo testimone dando così particolare solennità a questa professione di amore. Ed è certo del loro contraccambio, tant’è vero che il suo arresto non ha frenato il loro zelo. In altre parole, Paolo vede sia nell’aiuto dato alla evangelizzazione della Macedonia sia nel soccorso materiale durante la prigionia, il frutto d’una medesima grazia che è partecipazione al suo carisma apostolico. Bellissima l’espressione nelle viscere di Cristo ossia nell’amore tenero, premuroso e misericordioso di Cristo, poiché splagchma indica il seno materno, venendo così ad indicare ciò che prova una madre nei confronti del suo bimbo.


vv 9-10 E perciò prego che la vostra carità cresca sempre più in conoscenza e in pieno discernimento, perché possiate distinguere ciò che è meglio ed essere integri e irreprensibili per il giorno di Cristo. Ed ecco il contenuto della preghiera di Paolo: egli chiede che l’amore dei filippesi cresca sempre più indicando in tal modo che “l’amore è mai basta” e che la vita cristiana è un cammino mai compiuto per una progressiva ed incessante dilatazione delle capacità di amore verso Dio e verso i fratelli; indica pure quali debbano essere le direttrici per tale sviluppo: la epignosis la conoscenza intuitiva o discernimento; e la aisthesis (estetica) ossia l’esperienza sensibile dell’amore percepito come qualcosa di bello, che rende “bella” la via. L’endiadi mette in evidenza una convinzione profonda dell’apostolo: il discernimento della volontà di Dio non è solo questione di intelligenza, sia pur raffinata; esso è possibile se esiste un clima di reale carità: è quando si fa esperienza personale dell’amore di Dio e si vive una cordiale fraternità, frutto di agape, che si può giungere ad intuire quale sia il piano di Dio su di noi, sul singolo e sulla comunità. E questo è decisivo per l’esito del cammino di fede. Si tratta infatti di arrivare puri e irreprensibili al giorno di Cristo. Purezza vuol dire “non contaminazione”, integrità, totalità d’un amore che non si sciupa e non si disperde; ancor più: usando il termine elikrines toccati dalla luce del sole, Paolo allude ad un amore che splende perché si è lasciato trasfigurare dalla luce di Dio. Irreprensibili significa, nel testo greco, non oscurati dal male e perciò esenti da colpa.


(breve pausa di silenzio per rileggere personalmente il testo)


  1. COSTITUZIONI


Art. 66 a-b Nella comunità e in vista della missione, tutti obbediamo, pur con compiti diversi. Nell’ascolto della Parola di Dio e nella celebrazione dell’Eucaristia, esprimiamo e rinnoviamo la nostra comune dedizione al divino volere. Nelle cose di rilievo cerchiamo insieme la volontà del Signore in fraterno e paziente dialogo e con vivo senso di responsabilità.


Art. 51c In clima di fraterna amicizia ci comunichiamo gioie e dolori e condividiamo corresponsabilmente esperienze e progetti apostolici.


Don Bosco fu per tutta la vita alla ricerca della volontà di Dio. Pensiamo alla scelta vocazionale se tra i francescani o in diocesi; all’orientamento da dare al suo ministero subito dopo l’ordinazione; alla difficile decisione se restare al sicuro con la Marchesa di Barolo o avventurarsi per le strade senza alcuna garanzia; al dubbio se fermarsi ai giochi di cortile e al catechismo o aprire nuove possibilità come l’ospizio, la scuola, i laboratori; al dramma se ottemperare in tutto e per tutto alle imposizioni dell’arcivescovo Gastaldi o se difendere una modalità tutta sua e tutta nuova; al problema di come dare consistenza e continuità alla sua opera ipotizzando una Congregazione religiosa, se rimanere chiuso nel perimetro di Valdocco o esportare l’esperienza in altre zone, se limitarsi all’Italia/Europa o avventurarsi in altri continenti. E poi, a fronte delle smentite, delle sconfitte, dei dinieghi, delle rinunce a sogni e progetti. Quasi alla fine della vita potrà dire: “Siamo andati avanti come il Signore indicava e le circostanze suggerivano”. “Come il Signore indicava”: Don Bosco è costantemente alla ricerca della volontà di Dio dentro le intricate situazioni della storia, alla prese con mediazioni non sempre chiare ed incoraggianti, riconoscendo come mediazioni anche le bufere e i rovesci della vita!


Ma se c’è un discernimento personale, esiste anche un discernimento comunitario. L’articolo 66 suddivide l’operazione di discernimento comunitario in tre fasi: la ricerca, la deliberazione e l’esecuzione. Ci possiamo soffermare solo sulla fase di ricerca. Ci viene detto che lo strumento privilegiato è il dialogo nel quale tutti, animati da spirito costruttivo e in un clima di fraterno, franco e paziente danno il contributo della propria capacità e competenza, per il bene della comunità e delle persone coinvolte nella missione. Ma è importante che ciascuno sia davvero alla ricerca della volontà di Dio, in atteggiamento di interiore distacco e con profondo desiderio di comunione. Per questo le Costituzioni avvertono che dobbiamo attingere all’ascolto della Parola di Dio e all’efficacia sacramentale dell’Eucaristia.


Paolo ci ha ricordato che il cristiano, se vuole maturare una reale capacità di discernimento, deve crescere incessantemente nella carità; le due cose vanno insieme. Ed è quanto ribadisce l’articolo 51 delle Costituzioni. Se manca il clima di fraterna amicizia non sarà possibile capire quali vie ci indica il Signore per il bene della comunità e per l’efficacia della missione. D’altra parte lo sforzo di condividere ciò che siamo (gioie e dolori) e ciò che facciamo (esperienze e progetti apostolici) contribuisce notevolmente a rinsaldare la comunione fraterna. E’ per questo che l’articolo inizia riportando le parole di Paolo nella lettera ai Colossesi: Rivestitevi, come eletti di Dio, santi ed amati, di sentimenti di misericordia, di bontà, umiltà, di mansuetudine e pazienza, sopportandovi a vicenda e perdonandovi scambievolmente.


  1. SPUNTI PER LA MEDITAZIONE


  • Esercito il discernimento personale in un costante confronto con la Parola di Dio?

  • Coltivo in me le disposizioni fondamentali per vivere serenamente il discernimento comunitario? Un atteggiamento di fede, capace di riconoscere la presenza e l'azione di Dio nel giovani e negli eventi; un atteggiamento di rinnovamento spirituale e conversione permanente per conformarmi più profondamente a Cristo e rinnovare la fedeltà a Don Bosco; un atteggiamento di creatività pastorale che rende capaci di "rispondere alle esigenze sempre nuove della condizione giovanile e popolare" (Cost. 118) e "imparare dalla vita" (119); un atteggiamento di apertura alla realtà, da vivere con spirito di fede e capacità di ascolto; un atteggiamento di disponibilità al dialogo fraterno, per facilitare e suscitare la partecipazione di tutti; un atteggiamento di ricerca paziente della convergenza, dell'unità e della comunione; un atteggiamento di radicale distacco da me stesso per fare spazio all’altro?

  • Accolgo con riconoscenza l’amicizia che mi viene offerta dalla comunità? Come la dono, a mia volta, a tutti i Confratelli e Collaboratori, senza distinzioni?


(pausa di prolungato silenzio per la meditazione personale)



  1. CONDIVISIONE FRATERNA



  1. PREGHIERA


O Signore, che ispirati Don Bosco

a fondare la vita delle nostre comunità

sullo spirito di famiglia,

manda il tuo Spirito di amore

perché regni fra noi quell’amicizia fraterna

fatta di calore umano e di delicatezza soprannaturale

che favorisce la comunione delle gioie e delle pene,

e sostiene nelle ore di difficoltà

Donaci carità, fede e semplicità,

perché sappiamo ascoltare insieme la tua Parola,

discernere ciò che è buono e giusto,

condividere esperienze e progetti apostolici

in una reale corresponsabilità,

guidati unicamente dalla ricerca della tua gloria.

Tu che sei Dio …

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