A don Giacomo Costamagna
Caro e sempre amato D. Costamagna
L’epoca de’ nostri esercizi spirituali si va avvicinando, ed io che mi vedo in cadente età vorrei potere aver meco tutti i miei figli e le nostre consorelle di America. Ciò non essendo possibile ho divisato di scrivere a te una lettera che possa a te, ad altri nostri confratelli servire di norma a diventare veri Salesiani nei vostri esercizi che pur non sono gran fatto dai nostri lontani.
Prima di ogni cosa dobbiamo benedire e ringraziare il Signore che colla sapienza e potenza sua ci ha ajutati a superare molte e gravi difficoltà che da noi soli ne eravamo veramente incapaci. Te Deum, Ave Maria.
Di poi vorrei a tutti fare io stesso una predica o meglio una conferenza sullo spirito salesiano che deve animare e guidare le nostre azioni ed ogni nostro discorso. Il sistema preventivo sia proprio di noi. Non mai castighi penali; non mai parole umilianti, non rimproveri severi in presenza altrui. Ma nelle classi suoni la parola dolcezza, carità e pazienza. Non mai parole mordaci, non mai uno schiaffo grave o leggero. Si faccia uso dei castighi negativi, e sempre in modo che coloro che siano avvisati, diventino amici nostri più di prima, e non partano mai avviliti da noi.
Non si facciano mai mormorazioni contro alle disposizioni dei superiori, ma siano tollerate le cose che non siano di nostro gusto, o siano penibili o spiacenti. Ogni Salesiano si faccia amico di tutti, non cerchi mai far vendetta; sia facile a perdonare, ma non richiamar le cose già una volta perdonate.
Non siano mai biasimati gli ordini dei superiori, ed ognuno studi di dare e promuovere il buon esempio. Si inculchi a tutti e si raccomandi costantemente di promuovere le vocazioni religiose tanto delle suore quanto dei confratelli.
La dolcezza nel parlare, nell’operare, nell’avvisare guadagna tutto e tutti.
Questa sarebbe la traccia tua e degli altri che avranno parte nella prossima predicazione degli esercizi.
Dare a tutti molta libertà e molta confidenza. Chi volesse scrivere al suo superiore, o da lui ricevesse qualche lettera, non sia assolutamente letta da alcuno, ad eccezione che colui che la riceve, tale cosa desiderasse. Nei punti più difficili io consiglio caldamente gli inspettori ed i direttori di fare apposite conferenze. Anzi io mi raccomando che D. Vespignani sia ben al chiaro in queste cose e le spieghi ai suoi novizi o candidati colla dovuta prudenza.
Per quanto mi è possibile desidero di lasciare la congregazione senza imbarazzi. Perciò ho in animo di stabilire un mio Vicario Generale che sia un alter ego per l’Europa, ed un altro per l’America. Ma a questo riguardo riceverai a suo tempo istruzioni opportune.
È assai opportuno che tu qualche volta lungo l’anno raduni i direttori della tua Ispettoria per suggerire le norme pratiche qui sopra indicate. Leggere ed inculcare la lettura e la conoscenza delle nostre regole, specialmente il capo che parla delle pratiche di pietà, l’introduzione che ho fatto alle nostre regole stesse e le deliberazioni prese nei nostri capitoli generali o particolari.
Tu vedi che le mie parole dimanderebbero molta spiegazione, ma tu sei certamente in grado di capire ed ove occorra comunicare ai nostri confratelli.
Appena tu possa presentati a M. Arciv., Mr. [E]spinosa, a’ suoi Vic. Generali, D. Carranza, Dott. Terrero ed altri amici e farai a tutti e ciascuno umili ed affettuosi ossequii come se io parlassi ad un solo.
Dio ti benedica, o caro D. Costamagna, e con te benedica e conservi in buona salute tutti i nostri confratelli e consorelle, e Maria Ausiliatrice vi guidi tutti per la via del cielo. Amen.
Pregate tutti per me.
Vostro aff.mo amico in G.C.
Sac. GIO. BOSCO.
Torino 10 ag. 85