390 /Rinaldi Filippo / 1928-10-8 /
a Don Filippo Rinaldi, Rettor Maggiore dei salesiani
Mio veneratissimo babbo,
Torno dopo una settimana di assenza per essere stato due giorni a Tokyo per un’adunanza familiare con tutti i Vescovi e capi di ordini religiosi in Giappone per un’intesa su qualche punto (festa dell’incoronazione, legge sulle religioni che pare sarà presto presentata, stampa, trasmissione di poteri, ecc.).
Ho conosciuto così persone e cose. Molti ci desiderano a lavorare nelle loro diocesi – vari non ci conoscono bene – tutti ci amano. Deo gratias!
L’Arcivescovo vuol affidarci un orfanotrofio. Ho detto ne scrivesse ai Superiori. Certo che occorre mirare ai grandi centri, pur non dimenticando la Missione. Parere di Don Cimatti: arrepta occasione, afferrare quanto offrono – sul posto studiare l’ambiente e mentre si studia, fare. Più si aspetta e temporeggia, non si conclude e l’opera salesiana non terrà dietro per nulla al mondo giapponese che galoppa e non riusciremo a far del bene a queste povere anime.
Mi permetta confidarle un pensiero che sento in fondo al cuore: i Superiori hanno un’idea chiara dei bisogni di questa nazione e davvero (la dico grossa, ma so a chi parlo) provvedono? Siamo al terzo anno ormai e il piccolo gruppo iniziale si assottiglia per numero e per forze – se si vuol fare qualche cosa, bisogna pur muoversi ed il campo si è allargato e va estendendosi. Arrestarsi? È impossibile. Limitarsi? equivale fare quanto fu fatto finora dai missionari e perdere il terreno acquistato. E allora? Ma pensino davvero e ogni anno a questa povera e grande nazione, se no saremo da capo ed era meglio (la dico grossa!) non venire. Dirà: “La stanchezza del viaggio ti fa la testa stanca figluolo!”. Più di 36 ore ad andare e idem a venire prendendo tutti i diretti possibili sono pure una delizia ma grazie a Dio, non soffro. Ma la realtà, mio buon Padre, è questa, che noi fino al 1930 non potremo aver aiuti, se non vogliamo avere dei mezzi uomini poi, usufruendo subito… Questa è la vera storia… Dunque non ci dimentichino. Missioni più beniamine (mi lasci dire anche questa… è la volta che ne dico delle grosse…) daranno maggior consolazione ai superiori e alla Chiesa. Il povero Giappone piovoso ed arido, terremotato e vulcanico fa quel che può… ma i Superiori facciano anch’essi qualche cosa per noi. Nello scrivere ho l’animo in calma, anzi pieno di gioia, perché oggi, si è celebrato per la prima volta la festa della nostra Teresina – abbiamo inaugurato a Lei il circolo aspiranti alle Figlie di Maria – l’ho pregata e messa a parte dei dolori nostri e le ho promesso che se trova modo di mandarmi i soldi la prima chiesetta che bisogna fare quest’anno sarà dedicata a Lei. Le ho detto (come le dico ora) che muova il cuore duro dei Superiori affinché mirino con sguardo benevolo il Giappone… e mandino molti aiuti quest’anno e tutti gli anni.
Sono sicuro che affidando a Don Bosco, alla Mamma e a Teresa gli affari nostri tutto andrà davvero bene.
Veda se può venirci in aiuto – le spese crescono e finora risorse locali poche – dandoci attorno, dal di fuori, pochissimo diretto a noi – spero cresca il deposito a Torino.
Si è potuto trovare qualche facente funzione di catechista e quindi ogni mese…Veda un po’ se può essere la nostra Provvidenza.
Oh, cara missione del Giappone, povera davvero in tutto, di mezzi e di persone – ricca di buon volere e voglio sperare delle benedizioni di Dio, e questo per me basta – ma per fare il dovere non basta…
Le unisco un foglio a parte (per averne copia) alcune richieste per il buon andamento della missione (come visitatoria) secondo le direttive avute da Lei prima di partire.
Il prossimo anno è il 25mo di Messa del bravo Don Tanguy. Posso scrivere ai direttori delle case ove dimorò e lavorò per tanti anni pregandoli che concorrano nelle forme che credono più opportuno al bell’avvenimento?
Ed ora? Null’altro che domanda di preghiere per la mia povera anima. Ho passato alcuni giorni di angustie interne con pensieracci succedentisi con una ostinazione tale, mai provata in vita mia. Lo sporco demonio non so che cosa avesse intenzione di ottenere. Mi pare di essere stato calmo nella preghiera e, buttandomi come bimbo in braccio a Lui: ho dovuto dire (come santa Teresa, se non erro): “Ma caro Gesù, dove sei Tu… eppure tutte queste cose che mi passano in testa le hai fatte Tu!…”. Dunque preghi per me in modo speciale. Avanti allegramente ed il buon Dio ci aiuterà.
L’abbraccio con affetto.
Tutto suo affezionatissimo
don Vincenzo Cimatti, salesiano