Cimatti|Ricaldone Pietro/ 1937-10-31

1938 / Ricaldone Pietro BS / 1937-10-31 /


A Don Pietro Ricaldone, Rettor Maggiore dei salesiani


Giappone

Studio, lavoro e semplicità di vita1


Miyazaki, 31 ottobre 1937

Rev.mo ed amat.mo Sig. Don Ricaldone,

Col cuore pieno di riconoscenza a Dio pel buon esito della “Giornata Missionaria” fatta in tutte le nostre residenze con spirito di fede e di carità, ed al tramonto della festa di Gesù Cristo Re, stendo la solita relazione mensile. Ho detto buon esito, perché fu davvero una piena di fervore: preghiere speciali, sacrifici, funzioni solenni, commemorazione della data anniversaria della Jaricot, distribuzione di buona stampa, ed anche iscrizioni all’Opera della Propagazione della Fede (una cinquantina di nuovi soci), offerte libere. La somma raccolta, L. 500, è modesta; ma se si pensa che è pressoché tutta frutto di privazioni e del necessario per molti, per altri, frutto di sacrifici di fumo, belletti ecc., se si pensa alla vera povertà della massa dei nostri cristiani, al momento attuale di guerra, ed allo scopo sublime dei sacrifici e delle privazioni, certo, agli occhi di Dio, tale modesta somma viene ad acquistare un valore immenso. I frutti spirituali, poi, che son pervenuti alle anime rappresentano già un altro immenso valore valutabile solo da Dio. Deo gratias!

Il fervore di studi che vedo realizzarsi intorno a noi mi dà lo spunto dell’attuale relazione, che so sempre desiderata. Tanti forse pensano ancora il Giappone come uno dei paesi di missione, in cui il missionario colle verità evangeliche, e colla grazia di Dio con cui corrobora e santifica le anime, porta pure il suo contributo nei vari campi della civiltà a sollievo della vita materiale. Ma basterebbe lo studio, anche solo elementare della geografia, l’esame di dati statistici che non è difficile avere alla mano, per rettificare questa errata ed incompleta valutazione del gran popolo giapponese. Non è esagerato applicare ai Giapponesi il detto del nostro Don Bosco: “Sempre più e sempre meglio”: e applicarlo in ogni ramo dell’umano sapere, in ogni ramo dell’industria, del commercio, dell’agricoltura e di quanto ha relazione colla vita umana. Ecco la posizione precisa del missionario in Giappone: in mezzo al vertiginoso svolgersi di quanto di più perfetto presenta la civiltà moderna nel campo letterario, scientifico, artistico, portare il suo modesto contributo alla divulgazione dei problemi dello spirito, ignorati o incompresi dalla massa; poco interessanti per il maggior numero, perché assorbiti nella materia e – peggio – nelle conseguenze della medesima, il pretto paganesimo; inutili per molti, perché pensano o son convinti di non averne bisogno. Le opere che il missionario si sforza di attuare vengono a trovarsi di fronte ad un blocco di opere ufficiali, che presentano attrezzamento perfetto, mezzi a profusione, e danno titoli che valorizzano l’insegnamento per la vita. Con sforzi erculei, con sacrifici che solo il Signore conosce, da anni i valorosi missionari delle Missioni di Parigi hanno dissodato e dissodano il terreno. Fraternamente uniti negli sforzi e negli intenti, Ordini e Congregazioni religiose maschili e femminili, attive e contemplative, lavorano allo stesso scopo. Ma che cosa sono mai? Meglio che niente, è vero; però non risolvono la difficile situazione, pur cooperando attivamente al fine comune.

I mezzi educativi che fanno grande questo popolo sono la famiglia e la scuola. L’educazione del bambino è prevalentemente affidata alla mamma che vi si dona con tutte le risorse naturali ed acquisite del cuore. L’educazione del fanciullo, del giovane è affidata prevalentemente al babbo e al maestro, e, per essi, allo Stato, allo scopo di formare dal punto di vista fisico, intellettuale e morale il futuro cittadino giapponese. L’istruzione è obbligatoria e controllata dallo Stato: è lasciata relativa libertà alle province, città, enti o anche privati per la fondazione di certe Categorie di scuole (escluse all’iniziativa privata le normali), purché si conformino naturalmente a condizioni fissate dalla legge. L’ordinamento scolastico è quello comune alle grandi nazioni. Dalle statistiche risulta che nelle grandi linee il 20% dei fanciulli proseguono l’istruzione secondaria; il 60% di questi si iscrivono a scuole complementari per compiere la loro istruzione. La scuola, dal punto di vista didattico, è all’altezza del suo compito, dal punto di vista disciplinare è a base preventiva e di amorevolezza, sicché la gran massa ci va volentieri e con regolarità.

Si valutano ad oltre 50 mila le scuole, frequentate da 15 milioni di allievi con 360 mila insegnanti. Ammontano a 700 milioni di yen le spese annuali per l’educazione. Nulla di intentato perché il cittadino giapponese esca dagli istituti di educazione a lui convenienti attrezzato di tutto punto e bene preparato alla vita. È bello lo spettacolo che abbiamo sotto gli occhi, mattino e sera, specie nei piccoli villaggi: torme di fanciulli, che a gruppetti, in squadra, si recano alla scuola, alle volte a distanze assai grandi; torme di giovani che assiepano i treni per recarsi alle scuole medie dei centri più importanti. Nel gran numero vi sono naturalmente quelli che passano il tempo in gioconda conversazione; ma i più leggono, parlano di materie scolastiche, si istruiscono.

Fervore di vita, fervore di lavoro, in ogni ramo, unito a frugalità di mezzi di sussistenza, ed a semplicità di vita nell’aspetto della persona, dell’abitazione e di quanto si riferisce alla convivenza. Semplicità naturale, che si manifesta anche nel modo di ragionare e di agire. Oh, finché il Giappone saprà mantenersi in questo ardore di studio e di lavoro, e in questa semplicità, date le mirabili risorse naturali di cui fu arricchito dalla Provvidenza, non potrà non tener testa, o non rivaleggiare con le più grandi nazioni.

Fra questo gran popolo i suoi lontani figli desiderano cooperare con le forze loro possibili al pieno avvento di Gesù. Ci benedica e ci assista colle sue preghiere.

Aff.mo figlio in G. C.

Mons. V. Cimatti

Prefetto Apostolico


1 Manca il manosritto, pubblicato nel febbraio 1938.