2218 / Ricaldone Pietro BS / 1939-2-28 /
Cause ed effetti… e speranze!1
Miyazaki, 28 febbraio 1939
Rev.mo ed amat.mo Sig. Don Ricaldone,
Dopo la lettura del resoconto missionario della nostra Prefettura del decorso anno da varie parti mi si domanda il motivo per cui in Giappone il ritmo delle conversioni non è così celere, come in altre parti del mondo. Rispondo volentieri, tanto più che non vorrei che la domanda che mi si fa, rappresentasse un senso di timore o di stanchezza da parte di amici o benefattori nostri, quasi che vedendo l’inutilità degli sforzi e la pochezza dei risultati, fossimo tutti autorizzati a rallentare gli sforzi; o convinti del lavoro a vuoto, fossimo tentati di desistere dall’impresa dell’apostolato.
Oh, no! Amici e benefattori carissimi, le difficoltà anzi devono eccitare e proporzionare gli sforzi, e formare quel senso sicuro e calmo di resistenza nell’agire, che è condizione prima dopo la grazia di Dio, delle opere dell’apostolato missionario.
Rispondo quindi al desiderio espressomi. E mettiamo prima di tutto le cose a posto.
Bisogna dire chiaramente che anche in Giappone il ritmo ascendente delle conversioni, pur essendo assai lento, grosso modo si può pensare ad un 1500 persone all’anno con lieve tendenza a crescere: poco, certo, ma meglio che niente. Parlo dei Battesimi di adulti (esclusi i bambini e quelli amministrati in articulo mortis).
Bisogna pur dire che questo ritmo, sia pur lento o di modestissime proporzioni, è sempre stato ascendente.
E finalmente bisogna conoscere questa terra benedetta, a cui ci ha inviato il Signore, e conoscere lo spirito dei suoi abitatori, e le reali posizioni di pensiero, di cuore e di azione nei riflessi religiosi di questo popolo, così poco conosciuto.
È noto a qual punto di progresso si portò questo popolo in un ottantennio, in ogni genere di manifestazione sociale, militare, educativa, commerciale e politica: il problema religioso è pressoché stazionario.
La religione nazionale è basata su principi e fondamenti indiscutibili, che sono inculcati, ribaditi, fissati fin dai libri di morale, storia, ecc. delle elementari – resi abitudinari e tradizionali nelle manifestazioni rituali familiari, scolastiche, civili, militari e sociali.
Sono principi basilari questi: il Giappone è il primo ed unico paese creato dagli dei, paese unico al mondo, senza paragone.
I Sovrani del Giappone discendono dalla dea solare (Amaterasu) e dalla medesima hanno ricevuto i simboli del potere imperiale, trasmessi per ininterrotta dinastia fino al presente. Il governare è opera divina e i sovrani ne sono le manifestazioni visibili: essi governano e pregano per il benessere del popolo, che forma col sovrano una cosa sola.
Base della morale è la lealtà assoluta verso il sovrano, manifestata non solo col fare atti di valore in guerra, ma colla pietà filiale, coll’unione fra i fratelli, colla pace tra i coniugi, fedeltà verso gli amici, economia, beneficenza, studio e lavoro, colla pratica della virtù, col favorire il benessere della società, col rispetto alle leggi e col dare sviluppo all’industria, al commercio.
Le regioni non sottomesse al Sovrano sono infelici. Le guerre fatte, che si fanno o da farsi hanno per scopo il benessere dei popoli.
Quando tale impero benefico sarà esteso su tutta la terra, solo allora sarà adempiuta la volontà degli dei.2
Al lettore dedurre le conseguenze di tali principi, conseguenze che sono già in parte realtà storica. Si pensi alla popolazione del Giappone – si pensi che alla stregua di questi principi si forma la famiglia, la scuola, la società, lo Stato - si pensi al carattere attivo di questo popolo – alla sua potente forza di assimilazione in tutto – alla sua politica di espansione.
Non è difficile rispondere al problema propostoci. Nelle circostanze attuali, si constata nel popolo un movimento religioso notevole, espresso in pellegrinaggi o visite ai templi, in offerte, in un ritorno più sentito alle tradizioni religiose familiari, alle feste e cerimonie nazionali tradizionali assai numerose.
Si può dire che ogni mese ha le sue caratteristiche, che vengono inquadrando in una tinta religiosa tutta la vita giapponese. È un calendario nazionale, che, sulla base dei principi esposti, è elemento importante di educazione nazionale e morale.
Un’analisi anche superficiale vi fa riscontrare elementi importanti di simbolismo morale elevato, di cui s’incontrano spesso usi corrispondenti nei nostri paesi cristiani (naturalmente nome e data cambiata). Mi pare interessante farne un rapido cenno.
In Gennaio, giorno 1, inizio delle feste di Capodanno, che si prolungano in funzioni e forme diverse, il 2 inizio dell’anno commerciale, il 3 festa di Capodanno a corte, il 5 inizio dell’anno per i funzionari, ecc. Il 10 entrata delle nuove reclute in caserma. Il 17, il giorno considerato più freddo.
L’11 Febbraio ricordo della fondazione dell’Impero.
In Marzo la festa delle ragazze (3), la festa di S. M. l’Imperatrice (6), la festa dell’armata (10), l’anniversario delle stagioni (9-11-12), la festa dei morti della famiglia imperiale (21) ed in alcune province quella dei morti per la patria.
In Aprile l’inizio dell’anno scolastico (1), la festa del primo Imperatore Jimmu (3), la festa di Sua M. l’Imperatore (29).
In Maggio la festa dei ragazzi (5), la festa della marina (27), quella delle sementi (una specie delle nostre rogazioni).
In Giugno la stagione delle piogge (12) con preghiere, pellegrinaggi ai templi per domandare protezione contro le intemperie, inondazioni, ecc., la festa dell’Imperatrice Madre (25).
In Luglio le feste delle stelle, delle bellezze della natura, e la gran festa nazionale dei morti (13-15) che si chiude a fin di mese coll’anniversario di stagione (20), giorno più caldo dell’anno.
In Agosto al mare e ai monti.
In Settembre inizio dei raccolti, l’anniversario del gran terremoto (1923) che distrusse Tokyo e Yokohama, il mese dei grandi cataclismi (tifoni, ecc.), il ricordo delle stagioni e dei morti della famiglia imperiale (4) richiamano nel popolo preghiere e lavoro.
Il 17 Ottobre è il giorno di ringraziamento per i raccolti e per l’offerta dei medesimi alla divinità.
Il Novembre è caratterizzato dall’anniversario della morte del grande Imperatore della restaurazione, Meiji (3), dell’inizio degli sport invernali. In questo mese S. M. l’Imperatore mangia la prima volta il riso dell’anno (23).
In Dicembre chiusa dei conti e ritorno dei soldati a casa per fine ferma (30).
A questo si aggiungano poi le feste o anniversari locali celebrati come le precedenti al tempio, alle scuole o nei saloni pubblici con preghiere, purificazioni, processioni, pellegrinaggi, discorsi, ecc.
Come pure riti speciali (purificazioni, divinazione, danze, musica, offerta di cibi e di stoffe, preghiere) accompagnano la celebrazione del matrimonio al tempio, la presentazione al tempio dei neonati, i funerali, le processioni, la cerimonia della prima pietra, ecc.
Ed anche qui, ripeto, voglia il lettore fare le sue conclusioni sul problema, cui ci siamo proposti rispondere.
Aggiungo altre due considerazioni senza commento:
Il prossimo anno si festeggerà il 2600.mo anniversario di Jimmu, primo Imperatore del Giappone. Avrà parte notevole in tali festeggiamenti anche la provincia di Miyazaki, ove nacque e da cui partì per l’unificazione dell’Impero. A Kashiwabara dove è eretto un tempio assai noto in suo onore, meta di frequenti pellegrinaggi se ne costruirà uno più grande – un’associazione di 70 mila soci si incarica di preparare il terreno. Già 700 mila Yen sono in bilancio per la costruzione degli edifici supplementari (biblioteca storica, museo di antichità, sale e terreni per divertimenti ed esercizi sportivi, ecc.).
Ogni mese il 1, 11, e 21 vi si celebra una funzione che commemora l’unità dell’Impero, con l’offerta ai partecipanti del vino di lunga vita e del tè della felicità.
La domenica 5 febbraio di quest’anno, giorno consacrato in tutto l’Impero all’esaltazione dell’anima giapponese, oltre 5 mila persone cogli strumenti di lavoro si recarono in posto per il livellamento del terreno, prestandosi volenterosi fino a lavoro compiuto. Molte province si sono quotate per l’impianto di bosco di 2600 alberi, a perenne ricordo del millenario avvenimento.
Attitudine religiosa degli studenti giapponesi. Fu fatta un’inchiesta fra gli studenti dell’Università Imperiale di Tokyo. Alla questione: “A quale religione appartenete voi?”. Sei si dichiararono seguaci di Confucio, 8 scintoisti, 60 cristiani e 300 buddisti; ma 1500 si dissero atei, e più di 3000 si professarono agnostici.
Da un’altra statistica religiosa risulta che su 30 mila studenti delle Università di Stato 27 mila non hanno alcuna religione.
Le conclusioni? Quanto ho detto può dare una risposta al nostro quesito; vi si aggiunga l’esiguo numero dei missionari (Statistiche 1938: su 81.994.120 abit., cattolici 113.488; num. sacerdoti 336); la difficoltà della lingua; l’essere il missionario straniero; il grado di civiltà raggiunto, pur non derogando alla millenaria tradizione e spirito, ed i mezzi di cui dispone lo Stato per la formazione dei suoi cittadini, in raffronto a quelli di cui dispone la propaganda cattolica.
Eppure anche in Giappone si deve cantare il CHRISTUS VINCIT, e quanto più difficile sarà l’impresa, tanto più ne verrà gloria a Lui nostro sovrano. Il povero missionario implora da Lei, amato Padre, dai fratelli nostri, dai cooperatori e cooperatrici e amici, la preghiera, la preghiera continua, la preghiera ardente di fede e di carità per l’avvento completo del regno di Dio fra questo gran popolo. Chi può valutare gli effetti per tutto l’Oriente se il Giappone si converte al Cattolicesimo?
Faxit Deus.
Suo come figlio
Don Vincenzo Cimatti
1 R.M. 919, manos. Bollettino Sales., Giugno 1939.
2 Per chi desidera orientamenti sullo shintoismo è fondamentale la lettura del Kojiki, traduz. del salesiano Missionario Don Marega, che nell’introduzione e nelle copiose note chiarisce tutti questi principi. Ed. Laterza, 1938.