183 /Caviglia Alberto / 1926-7-31 /
a Don Alberto Caviglia, salesiano e studioso di Don Bosco
Miyazaki, 31 luglio 1926
Mio amat.mo D. Caviglia,
Mi dispiace che con tutto il daffare che ha abbia voluto ricordarsi di me. Non può credere la dolce commozione che si prova nel sapersi ricordati, tanto più da persone che si amano, certo che la Casa di San Giovanni e i confratelli con cui ebbi in comune per vari anni lavori, dolori e gioie hanno lasciato un solco tale nell’animo mio quale pochi e poche cose nella mia vita hanno potuto fare. Non le parlo di Lei perché potrebbe pensare a violinatura. Mio buon don Alberto, no. Le dico solo: “la ricordo ogni giorno” e con Lei S.Giovanni.
Ed ora a noi.
Non so capire per il tè: l’ho colto colle mie mani; è quello che beviamo in casa. Bisogna farlo seccare all’ombra; poi metterci sopra l’acqua bollente; poi si beve (qui senza zucchero). Provi! Ad ogni modo alla prossima spedizione botanica a D. Tonelli ne metterò dell’altro. Qui è la bevanda ordinaria e fa bene assai, noi ce ne troviamo assai bene; lo beviamo a pranzo, cena e durante il giorno, e in qualsiasi famiglia si vada bisogna berlo e sorbirlo a centellini facendo più rumore che si può colla bocca per significare che è graditissimo anche se si è convinti del contrario. Colla tazza di tè in mano contenente non più di un dito di liquido si deve saper condurre la conversazione anche per un’ora: ad un certo punto Lei fa finta di bere, accosta la coppa alle labbra, fa un bello e prolungato rumore… e avanti!!!
Non mi piace però l’uso che fanno del tè nei pranzi. Alla fine c’è il piatto nazionale, il riso, il nobile riso (qui è tutto preceduto dai titoli nobiliari – gatto, cane ecc.): quando è alla fine e non è più possibile prendere il riso cogli stecchi (anche questo è una bella invenzione), la padrona versa il tè, e allora si beve e si mangia, e poi versa il tè nuovamente e si pulisce la tazza: tutta l’onorificenza va nel lavare la propria scodella. Giorni orsono a casa di uno dei primari di Miyazaki ho dovuto fare questa funzione per la prima volta sotto la guida della padrona di casa che mi faceva vento davanti mentre la figlia me lo faceva di dietro. Cose proprio che si vedono solo in Giappone. Non conto altro perché mi riservo di raccontargliene un sacco e una sporta al ritorno.
Povero D Caviglia! Quanto deve aver sofferto. So perché ne ho curate varie del genere, che cosa vuol dire. Meno male che ora è passato e speriamo non torni più.
Grazie delle belle notizie di Roma e di Torino.
Finora non ho ricevuto nulla del Cuore Eucaristico, che desidererei proprio vedere.
Fra qualche mese avvenendo il passaggio nostro nella Missione e la partenza dei Padri delle Missioni Estere, vedrò come stanno le cose, perché dubito porteranno via tutto, e allora avrò bisogno di Lei e la disturberò certo.
Le assicuro che Tario in Giappone non c’è, quindi…
Avevo letto del Convegno di S. Giovanni sul Corriere: riceviamo pacco settimanale. Se ha occasione di vedere il Dr. Trabucco lo saluti di cuore, così pure il mio amico Alberganti (se è quello che conosco io).
Vivissime congratulazioni per lo Storione. Tandem!
Grazie delle notizie nipponiche, mi serviranno. Se altre ne trova abbia la bontà di darmene. Qui l’Italia è apprezzata. L’ambasciatore e il Console di Kobe, Cav. Guasco, sono apprezzati assai – Il Giappone ha acquistato un dirigibile dall’Italia. A tempo opportuno i salesiani continueranno le tradizioni di D. Bosco anche sotto questo rispetto.
Ed ora, caro D. Alberto, grazie di cuore di tutto. Saluti specialissimi a D. Pagella cui dirà che il Kotò e Shamisen1 giapponesi sono cosa miserrima e che la musica giapponese… non so definirla, ma c’è poca cosa o non esiste… se la paragoniamo alla nostra.
Al mio buon D. Sisto pure un mondo di saluti. Poi a tutti tutti tutti gli altri, dal Direttore a Zanolotti e Carlo e Ferrero saluti auguri e preghiere.
Se vede il Sig. Sigismondi e il caro D. Lublena abbia la bontà di salutarli.
L’abbraccio e la bacio di cuore
suo sempre D. V. Cimatti
1 Somigliante al mandolino, ma con suono assai diverso.