Cimatti|Tassinari Clodoveo/1949-11-29

3885 / Tassinari Clodoveo / 1949-11-29 /


a Don Clodoveo Tassinari, suo successore come Ispettore salesiano in Giappone



29 novembre 19491

Caro Don Tassinari,


Quanto è sotto scritto è un po’ di materiale che come pro-memoria avevo scritto pel Rev. Visitatore. Per te sono cose note. Te le invio (poi distruggi) come punti ricordo.

Don Cimatti



Pensieri e problemi sul lavoro salesiano nella Prefettura Apostolica di Miyazaki


  1. La prefettura Apostolica è concredita alla Pia Società Salesiana.

  2. Proposta di fare il contratto per avere libertà amministrativa in tutto. Ma giuridicamente possiamo farlo? È la Prefettura Apostolica che fa un contratto con se stessa. Quid? S. E. il Delegato studia la questione: mi disse avrebbe interrogato Roma.

  3. Per dare maggior impulso al lavoro occorrerebbe l’alter ego o dell’Amministratore Apostolico o dell’Ispettore. E così pure un consiglio di Missione, ecc.

  4. La scarsezza di personale, la guerra, ecc. hanno moltiplicato i missionari isolati, che si trovano in difficoltà:

    1. Per la loro vita religiosa,

    2. Per i servizi di casa (affidati a personale non sempre sinodale o al missionario stesso). La donna in Giappone è assai gentile, accondiscendente… A stabilire anche solo una minuscola comunità ci vorrebbero:

      1. O sacerdoti (che siano un cuor solo e un’anima sola sui modi di apostolato, ecc., ad es. preti giovani che debbano esercitarsi o studiare lingua, ecc.).

      2. O chierici o coadiutori, che rimangono poi isolati quando il missionario va in giro (avendo noi molte cristianità distanziate dal centro).

      3. O affidare il lavoro fuori centro ad un missionario girovago. Si era proposto che i missionari risiedessero insieme in un centro. Ma chi custodisce la missione nell’assenza? Rimane perduto gran parte del lavoro serale – e gran tempo per i viaggi.


Al momento per affiatare al possibile i missionari, si fa nelle due province la riunione mensile per l’esercizio di buona morte, soluzione dei casi, ecc. alternativamente in ogni casa.

Capire la condizione di fatto cui si vengono a trovare i missionari e in genere quanti lavorano in Giappone – sia che siano isolati, sia che si trovino in comunità, più o meno regolari, occorre pensare:

  1. Che, animati da zelo apostolico, tutti desiderano lavorare nel campo missionario (conversione delle anime, avere catecumeni, dar battesimi, ecc.) anche quelli che lavorano nelle scuole, negli orfanotrofi e nello studentato,

  2. E che desiderano che questo lavoro sia fruttuoso, che si moltiplichi e che sia conosciuto.

  3. Se poi sono in due o più in una parrocchia o in una zona sorge naturalmente una concorrenza in cura d’anime (specie femminili – il maggior numero – insomma…). In troppi casi la carità ne va di mezzo, e con questa la gloria di Dio e il bene.


Ha forse influito in questo stato di cose l’affrettata formazione dei missionari, l’averli forse messi prematuri al lavoro, l’aver concesso loro una certa libertà di azione, secondo me necessaria ad eccitare l’attività di lavoro, l’essersi messi al lavoro più dalla parte degli adulti che dei giovani (in certe zone) ecc. ecc.? Penso che urti, malintesi, mancanze di carità sono provenute da questa esuberanza di zelo.

I cristiani in Giappone si possono dividere in due categorie:

  1. I discendenti dalle antiche cristianità (un po’ sparsi dappertutto, ma soprattutto nella diocesi di Nagasaki, da 60-70 mila).

  2. I nuovi convertiti dal paganesimo (anch’essi da 60-70 mila all’incirca).

Pensando alla condizione degli Ebrei e dei Gentili si può capire qualche cosa e della mentalità e del modo di comportarsi degli uni e degli altri, e dello spirito informativo delle manifestazioni di fede degli uni e degli altri.

Dal ceppo antico si possono avere vocazioni buone (che non mancano certo anche dall’altro ramo). L’avere una fondazione a Nagasaki potrebbe facilitare il compito della ricerca delle medesime.

Il cristiano del tipo antico non è molto attivo per la propaganda fra gli altri: più buono per sé che per espandersi.

Ad ogni modo le deficienze di vita cristiana, note in tutto il mondo si riscontrano anche in Giappone: buoni cristiani, meno buoni, non buoni.

Le difficoltà: del cristiano isolato in famiglia pagana (o di diverse religioni) – quelle dell’insegnamento scolastico – le difficoltà del matrimonio per le ragazze – la religione cattolica che si presenta come religione straniera – l’attaccamento alle tradizioni – la difficoltà della lingua, ecc.

Le opere di carità sono apprezzate ed aiutate.



Pro memoria all’Ispettore suo successore


Tokyo, 29 novembre 1949


Esami di confessione, predicazione – Quinquennio teologico – professioni religiose nel 1950.

Prof. rel. coad. Baggio e Mazzarello (vedere date).

Eventualmente i teologi del primo corso per regolarizzare la loro posizione nello studentato e per ricevere la tonsura.


Quinquennio teologico.

Le tesi pervenute sono per l’anno 1948-49 (non ne giunsero finora delle più recenti). Atti N° 151 pag. 8. Per le modalità Atti N° 144, pag. 9 e più atti N° 138 bis. Progr. e norme pag. 80-81 e 134. Quinquennio P. 14; predicazione p. 26; confessione p. 17.


Date le condizioni speciali in cui ci siamo trovati in Giappone e le norme specificate date dai Superiori essendo del dopoguerra e pervenute inoltre in ritardo, cercai di fare così in pratica:


  1. Ogni anno inviavo agli interessati le tesi cui dovevano rispondere per iscritto. Lo facevo – potendo – esaminare da qualcuno degli insegnanti dello studentato – o le esaminava il sottoscritto.

  2. Dispensavo gli insegnanti delle materie teologiche (Can. 590).

  3. Se si potesse realizzare come consiglia il Rettor Maggiore (N° 134, pag. l7 – e identicamente per gli es. di predicazione e confessione) sarebbe facilitata la cosa.

È davvero difficile che durante l’anno i confratelli (se davvero lavorano salesianamente) possano attendere con calma a tutte queste cose.

  1. Per la scelta delle commissioni, che dovrebbero esser formate da PP. dotti e gravi nelle varie discipline, facevo come potevo, abbrancando qualcuno o in missione delegando, e quando non trovavo, facendo da solo. Alle tante che dovrò scontare, dovrò aggiungere anche questa presunzione. Mah! Deus me adjuvet.


Per l’esame di confessione.

  1. Al presente le Curie non esigono gli esami – Finché i nostri frequentavano il Seminario erano autorizzati senz’altro come kyoshi (anche di fronte alla legge) o come parroci.

Come Prefetto Apostolico naturalmente autorizzavo chi ne aveva bisogno, anche senza esame, se mi constava dell’idoneità.

Dopo presentavo agli Ordinari e i confessori per le Suore (ordinari, straordinari, ecc.) e per confessare gli esterni.

Tu intenditi coi rispettivi Ordinari – alla fine del mio mandato mi pare tutti siano in regola, se si trovano nelle condizioni di prima.

Vedi sopra quanto al criterio per la formazione della Comiss. per esami di confessioni.

Chi deve subire esami di confessione, sono: Don Del Col – Don Mussi e Don Fortuna – Don Bastalaer e Don Dal Forge [?].

Al prossimo anno vi saranno quelli del 1° Quinquennio.

Tutti gli altri mi pare sono in regola, se può considerarsi valido quanto fu fatto finora.


Per l’esame di predicazione finora tenni questa norma (non conoscendo che tardi quelle date):

  1. Esortazioni incessanti a che si eseguisse il prescritto delle costituzioni.

  2. Far predicare i sacerdoti giovani (predicazione extra, tridui, esercizi, ecc.) obbligandoli così a preparare il materiale.

  3. Sentire le loro prediche, e se del caso fare osservazioni.


Quelli del 1° Quinquennio. Don Fortuna ed i nuovi preti venuti in questo anno dovrebbero regolarizzare anche questa partita.

Quanto ti prescrivono come Ispettore Costit. e Regolam. e norme in questa materia ti è noto. Nel regolarizzare non pensare al passato, ma al prescritto dei Superiori. Avessi conosciuto e potuto, avrei applicato quanto è doveroso, conveniente e più che utile in questa materia, così importante. In omnibus non pensare mai al passato, ma a quanto è doveroso fare ora.

Alcuni che temevano l’esame di confessione l’ho fatto fare senza dire che era esame. Quid facere?… Non l’avrebbero mai fatto.

Don V. Cimatti2

1 Lo scritto è certamente anteriore, ma consegnato a Don Tassinari in occasione della consegna dell’ufficio ispettoriale fatta in questo stesso giorno.


2 Nel concludere il Diario-Cronaca personale Don Cimatti scrisse: “Alla fine del mese (novembre) ho fatto la consegna dell’ufficio ecc. al carissimo nuovo Ispettore e segretario. Che il Signore mi aiuti, nella nuova vita che inizio, a realizzare sempre la sua gloria, il bene delle anime, specialmente dell’anima mia e prepararmi ad una buona morte.

3 dicembre 1949, S. Francesco Sav., Esercizio di b.m. D. V. Cimatti, sales.”

Questo Diario non ancora pubblicato, pur avendo parecchie lacune, insieme con le lettere è un documento prezioso della sua spiritualità.