Cimatti|Ziggiotti Renato / 1939-11-2

2372 / Ziggiotti Renato / 1939-11-2 /




Miyazaki, 2 novembre 1939


Carissimo Don Ziggiotti,

Ed eccomi nuovamente a te per un caso. Te lo deferisco nel vantaggio del Ch. Lorenzi, per non avere poi noie in seguito, ed anche per informazione quos spectat, delle pratiche di accettazione degli aspiranti.

Ammesso dall’Ispettoria Centrale al Noviziato come chierico il 28/8/36 (decreto 1127), venne in Giappone ed iniziò regolarmente il noviziato il 7/12/1936 – emise i voti l’8 dicembre 1937 ed iniziò la teologia il 1/4/39 (2° anno), perché dai suoi documenti risulta che fece il 1° anno di teologia nel Seminario di Bologna (anno 1934-35) e ricevette la tonsura il 5 aprile 1935 nel medesimo seminario.

Dai medesimi documenti risulta la sua buona condotta in tutto, la scarsa riuscita negli studi e la salute precaria che però “nell’anno 1935 gli permise di superare comodamente la fatica degli esami”.

Per avere l’elenco completo dei trattati studiati, scrissi non so quante volte al Rettore del Seminario, che finalmente mi rispose ed ecco l’esito:

“Teol. fond. scrit. e orale 5-5. Dogmatica: De Deo uno et trino 5-5.

Morale scrit. 6 – orale 5. S. Scrit. 5 – Diritto Canonico 5 – Arte sacra 7.

Pastorale 7, quindi bocciato: e questo fu il motivo per cui dovette lasciare il Seminario”.

Strano che al tempo dell’accettazione a Torino chi l’ha accettato non abbia procurato i documenti comprovanti i suoi studi precedenti: se si fosse fatto così non avrei ora questa sorpresa. Ora il chierico è nel secondo corso – quid faciendum?

È già stagionato d’età – fargli ripetere ora la materia precedente è certo un aggravio tal quale – attendere durante le vacanze? O poco per volta fargli digerire le pillole? O lasciare così? Sa egli tale esito?

Ho voluto riferirti questo perché non vorrei gliene venisse futuro nocumento, ecc. ecc. E per me non m’intendo molto in queste cose…

Un caso di più di esperienza… Ad ogni modo se è buono (come pare tutt’oggi) anche con quei voti potrà essere un buon prete… Certo che tali mentalità, che già devono fare sforzi enormi per lo studio, quando si trovano di fronte poi al problema della lingua, come noi vecchi, finiscono col non poter assolvere i loro doveri come missionari in Giappone – ricordalo bene; la lingua è l’osso più duro o uno certo dei più duri (quando c’è solo da pensare a quello).

Illuminami, pensando però che Dominus uni quidem dedit quinque talenta, ecc. e che non è colpa sua né nostra se ora è così.

E prega per me, caro Renato mio, perché possa fare una buona vita e una santa morte.

Tuo

Don V. Cimatti



P.S. - Chissà se puoi farmi dare qualche notizia su S. Renato (qui abbiamo Don Tassinari che ha questo nome – si cercano notizie, ma…).