4014 / Ziggiotti Renato / 1951-8-6 /
a Don Renato Ziggiotti, Vicario del Rettor Maggiore
Tokyo, 6 agosto 1951
Rev.mo e carissimo D. Renato,
La tua più che carissima del 24 p. p. mi obbliga a risponderti perché dacché sono in Giappone avevo preso per norma che, salvo le lettere di ufficio e relative pratiche, non scrivevo all’estero se non a chi mi scriveva: ora e all’interno e all’estero ho più poche comunicazioni… dunque scrivo per il proposito fatto, e perché ogni lettera esige in qualche modo un contraccambio, tanto più trattandosi di D. Gigione.
Grazie dunque della tua carità, perché la tua è vera carità. Quanto alla tua proposta, quid dicam? Non ho mai ipotecato l’avvenire – ormai il Signore mi ha fatto troppo chiaramente capire che bisognava staccarsi da tutto – perfino dalla vita lunga, che probabilmente avrei potuto sperare, glie l’ho consegnato in favore di vari, che hanno bisogno di vivere a lungo (e spero che il Signore abbia accettato).
Che questo povero uomo debba e voglia pensare così, basta che anche tu pensi un momento alle vie per cui mi ha finora guidato il Signore. Lasciamo stare Valsalice – S. Luigi! Il venticinquesimo del Giappone. Gradini più o meno elevati nel servizio della Chiesa e della nostra Congregazione cara… Al ritorno (vero Calvario per me) sembrava che “torna subito…”. Oh, che traballi il mondo se questo povero guastamestieri non ritorna? – “È desiderio dei Superiori che ti fermi allo studentato – Ti scriverò poi quando devi tornare… È cosa delicata…”. E più recentemente: “Sei vecchio e quindi…”.
Tu mi accenni alla certezza della nomina a Delegato… Spero proprio che i confratelli abbiano tanto buon senso da evitare questo gravissimo errore – ed il sottoscritto ha un mondo di ragioni per… E poi, carissimo mio D. Renato, se tutto va, come spero vorrà il Signore, sta’ certo che presto (pur avendo perduto tutti gli speciali suffragi devoluti alle cariche), non mi saranno negati quelli comuni.
Oh, sì, sì il Signore ha servito bene la mia poca umiltà! Mi aiuti a passare con qualche merito quel po’ di tempo che mi vorrà concedere. Non posso fare altro che pregare (…al Ven. Rettor Maggiore cui esprimevo il rincrescimento del poco poco lavoro, mi diceva che la preghiera è anche lavoro)… dunque prego anche per te… e tu prega anche per me.
Perdona il fraterno sfogo che ti pregherei restasse fra le nostre anime.
Tuo D. V. Cimatti, sales.