Cimatti|Ricaldone Pietro /1945-5-…

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a Don Pietro Ricaldone, Rettor Maggiore dei salesiani



Il nostro studentato si rifugia a Nojiri



Tokyo, Maggio 1945

Rev.mo ed amat.mo Sig. D. Ricaldone,


E se la vostra casa fosse distrutta o incendiata dalle incursioni aeree, dove andreste?”. Così domandarono le autorità, proprio dopo una delle incursioni che mise a repentaglio la nostra casa. Pur abitando noi a Tokyo, ma a distanza dal centro abitato si pensava di essere in zona relativamente sicura.

Ma i disastri che si verificavano sempre più insistenti, la impossibilità di continuare con calma gli studi, le preoccupazioni di molti, fecero sì che ci decidemmo a ricercare attivamente una località che permettesse una vita lontana dai pericoli della guerra e desse la possibilità di non interrompere gli studi.

Trovare una casa per poche persone era cosa relativamente facile, non così per una comunità numerosa come la nostra, e che desse le possibilità di cui sopra.

Ricerche sopra ricerche, rese ancor più difficili per la limitazione e difficoltà dei viaggi…

Ma nel bel mese della Madonna, avendo affidato tutto a Lei, eravamo sicuri che ci avrebbe aiutato… Si trovò una bella casa, in posizione incantevole, tranquilla e spaziosa a sufficienza. Era la casa d’estate di una scuola di Tokyo. La immagini in un ripiano di una valletta boscosa, che gradatamente discende fino ai piedi del lago Nojiri a pochi minuti dalla casa.

Oh, qual magnifico scenario si apre agli sguardi! Sullo sfondo si profilano alte montagne, che degradano a cerchio in verdi collinette, fra cui occhieggiano villette e, sparsi qua e là, minuscoli villaggi. E in questo bacino il lago che, con sinuosità e bracci laterali, si intromette ovunque, apportatore di nuovi fantastici panorami.

Di fronte alla sponda opposta il paese omonimo. Nei giorni sereni e nelle notti stellate e lunari, c’è da rimanere davvero estasiati per la varietà e la bellezza dei panorami.

Qui si rifugiarono i nostri cari chierici teologi. Il trasporto dei bagagli personali e indispensabili per la vita di comunità fu davvero preoccupante, dati i tempi e la mancanza di mezzi celeri di trasporto… In pratica si dovette trasportare a schiena e a spalle… Non meno grave l’approvvigionamento viveri… e nei primi tempi dovettero davvero soffrire penuria anche del necessario, tanto più che in qualche periodo furono considerati come internati… Vennero in aiuto anime buone, ed anche… (la necessità di quante cose è maestra!) la raccolta di piante edibili, numerose in montagna che fornirono buono e sano nutrimento…

Non mancarono naturalmente vicende di ogni genere e nel trasporto dei bagagli con dimenticanze e perdite dei medesimi, e nella raccolta delle piante che, non conosciute né esperimentate nelle loro proprietà, davano luogo a brodi e zuppe alle volte impossibili a mangiarsi.

Ma dopo tutto anche questo serviva ad alimentare il buon umore… La venuta in sede di una prima, di una seconda vaccherella… mise a posto tante cose… e in più calmò gli stomaci vuoti. Grazie a Dio, non mancò il necessario, si poterono continuare le lezioni ed il ritmo ordinario della vita di comunità.

Non c’era da star certo colle mani in mano… La terra non produce se non si coltiva – la pentola non bolle se non c’è legna – la vacca non dà latte se non c’è erba… ed ecco che il lavoro delle braccia, le ricerche qua e là per trovare il necessario alimento… e la Provvidenza maternamente provvide, ed anche con eleganti ed inattese disposizioni che le sono proprie, mentre i pochi restati a Tokyo raddoppiavano lavoro e ricerche per inviare al possibile aiuti e rinforzi.

Vita di lavoro, di rinunce, di sacrifici… Oh! il Signore sa quanto è per il bene nostro e se così ha disposto c’è il suo perché di bene, e quindi Deo gratias!

D’altra parte anche il lavoro dei campi, di cucina, di casa, ecc. fu abitudine di questi anni di guerra, a cui tutti si sobbarcarono per necessità di cose, pur costando tanti sacrifici, anche perché toglievano tempo e forze ai lavori dell’apostolato: ma non c’era altra via.

Allo studentato, sotto la guida di D. Bovio, ci eravamo diviso il lavoro dei campi, e, come faceva Don Bosco, ci si affibbiava dei titoli onorifici… e vi era il Conte Arborio di Erbinoli (il cavare erba), il Marchese Paolo d’Aglie (un bel tipo coreano forte mangiatore di aglio), il barone Fagioli, il Comm. Ricotta, ecc. Così si stava allegri, mentre col cuore pensavamo ai fratelli lontani, che domandavano pane, si cercava, unendosi la preghiera, di moltiplicare il lavoro e i prodotti.

Dicono che a Nojiri la neve si accumula oltre i due metri… Vedremo… si imparerà ad andare in slitta e a sciare… ed anche questo può servire nella vita.

In previsione, occhio alle provviste invernali, ed ecco nuovi lavori e preoccupazioni.

Ma niente timore e… avanti sempre nel Signore… pregando e lavorando.

Ci benedica tutti.


Aff.mo come figlio

D. V. Cimatti, sales.