2156 / Barbaro Federico / 1938-11-14 /
al chierico Federico Barbaro, missionario salesiano in Giappone
14 novembre 1938
Carissimo Barbaro,
Sono in quel di Udine e non dico altro… Riferirò… Ci avviciniamo alla partenza, se Dio vuole. Per il bazzicare pel Vaticano o per i Ministeri, sta’ tranquillo per la mia vocazione: quei là ci tengono troppo alla loro, e il povero Don Cimatti alla sua. Per i fronzoli et similia, per me, non ci vuol proprio che entrare in quegli ambienti, per allontanarmene sempre di più: sta’ tranquillo. So che tal Federico ci terrebbe… ma attento che non ti capiti come a Mons. Brossa.1
Quanto alle notizie di casa sta’ tranquillo – il mondo si lamenta de materialibus mentre dovrebbe pensare allo spirito. Il Signore dirige e sa, e quindi sta’ tranquillo anche per i tuoi.
Per il libro del Carrel, mi servirà se M. Deganutti me ne parlasse: non lo conosco, perché purtroppo! leggo poco, e quel poco, a modo mio, molto diverso dal tuo, che leggi anche le virgole. Non mi meraviglia poi la disputa con Don Margiaria e la susseguente lettera pastorale: tu, abituato alla dialettica, e a non prendere gli uomini come sono, e a voler far sapere al mondo che ci sei anche tu, et similia (guai se continuassi!) non potevi far diverso. Abituati a saper subito valutare:
il risultato delle cose
a capire che due fiammiferi bruciano più di uno
e a studiare S. Francesco di Sales apologista: questo sì; tutto il resto, serve a nulla. Anche questo è un lato del mio (sic) sistema filosofico scettico-agnostico e viceversa da te non ancora capito, e che suona in questo capo così: “Scientia inflat, meglio un’oncia di miele che un barile di aceto – ama nesciri (oh, s. Don Ubaldi e Don Colombo) e pro nihilo reputari”.
Un abbraccio, un pugno, una preghiera vicendevole.
Tuo
Don V. Cimatti, sales.
1 Salesiano, per molti anni parroco alla Basilica del S. Cuore a Roma.