Cimatti|Ricaldone Pietro / 1931-11-26

849 /Ricaldone Pietro / 1931-11-26 /


a Don Pietro Ricaldone, Vicario del Rettor Maggiore dei salesiani



Visitatoria S. Francesco Saverio

Takanabe, 26 novembre 1931


Veneratissimo ed amatissimo Sig. Don Ricaldone,

L’indulgenza plenaria è da tanto che la domanda Don Cimatti e rimango umiliato nel sentire la sua proposta… Alzi Lei la mano e perdoni le non poche scappate del sottoscritto che come vede ha condotto le cose ad un punto da cui non so come ce la caveremo.

Conosco le condizioni dolorosissime in cui il Signore mette a prova i nostri amati Superiori e per le cose generali della Congregazione, e per le recenti di Spagna, e per la crisi generale che se è sentita così fortemente da noi, penso con quanta proporzionata intensità sia risentita da loro superiori… E me ne hanno fatto cenno e l’amatissimo Sig. Don Rinaldi che tanto ho addolorato nella sua assenza (oh, qui non basta l’indulgenza plenaria… ci vuole il giubileo) e Lei nella sua ultima e anche l’amato Signor Don Giraudi che spero guarito… Il Signore ci prova: segno che ci vuol bene e ci vuol purificare, e specialmente il sottoscritto ne ha davvero bisogno.

Per me quello che ho domandato ai Superiori è il consiglio loro per vedere come far fronte alla nostra situazione, che per noi che abbiamo letteralmente nulla e che non abbiamo credito, è davvero imbarazzante. Ho tentato tutte le vie: S. Sede, Governo, Superiori, benefattori ed amici, confratelli nell’apostolato… Mi sono cadute, si può dire tutte le promesse di aiuto, e fra le più forti Don Torquinst… Ho – come sempre – affidato le cose al Signore ora più che mai. E sia fatta la sua santa volontà in tutto.

Lei ci dice di non cadere nella tentazione di fare debiti… Abbiamo da risolvere il problema del saldo di quelli che abbiamo… Il nostro disagio è tutto lì, e finché non trovo un’anima buona che mi possa dare Lire 200 mila saranno buchi sempre più grossi che finiranno per seppellirci. Date poi le condizioni nostre ne perdiamo immensamente – se già non è avvenuto – nell’opinione pubblica. Abbia la bontà di vedere se fra i mezzi che proponiamo ai superiori (prestito, vendita di qualche stabile, qualche confratello che vada in giro per chiedere elemosine o altro che i superiori credono di consigliarci) quali si possono risolvere per venirci in aiuto. Spero avrà sott’occhio la relazione, che anche il Sig. Don Giraudi mi promette di studiare.

Attendo al più presto suoi consigli e direttive. Grazie del rinforzo. Non conosco le attitudini dei singoli. Oh, se all’occasione della venuta dei confratelli nuovi si potessero avere i documenti e relazioni confidenziali di chi li conoscono… Quanto lavoro risparmiato e quante spese di meno di posta per ricevere i documenti dei singoli.

Per l’Immacolata spero che anche quelli che devono incominciare il tirocinio saranno a posto. Non potevo fare prima perché non sapevo chi veniva e perché ero sempre in attesa dei consigli che avevo chiesto ai Superiori, specie in relazione al tirocinio dei nostri chierici.

Ho trasmesso ai confratelli il suo prezioso biglietto che certo sarà gradito a tutti, perché tutti la ricordano cotidie. Colgo l’occasione per augurare a nome di tutti le buone e sante feste natalizie e di capodanno. Il Signore mi aiuti a compiere sempre meglio e più perfettamente il mio dovere.

I confratelli, grazie a Dio, tutti bene. Non avendo il cuore in Giappone, ma in America, dove pensava di andare, quando fece domanda per le missioni, il povero Don Lucioni è sempre in ansia e ci sta per ubbidienza, ma non lavora con slancio. Lei conosce i bisogni e i desideri di quest’anima che potrebbe fare certo tanto bene. Se Lei crede che si potrebbero intavolare trattative con qualche ispettore d’America per un cambio con un confratello che amasse questa povera missione… (per esempio Don Manachino). Attendo anche per questo.

Per sua informazione: una cosa che fa certo onore a noi, ma che potrebbe eventualmente avere qualche ripercussione. L’Ambasciata italiana a Tokyo era solita inviare i messaggi notiziari radiofonici d’Italia. In occasione del noto dissidio dolorosissimo colla S. Sede giungevano sui bollettini delle frasi irriverenti al S. Padre, per cui mi credetti in dovere di pregare l’Ambasciatore che sospendesse la spedizione… In occasione del recente terremoto che venne a provare la nostra missione e che se ha risparmiato le persone, ha danneggiato non poco la casa di Miyazaki, avevo pregato l’Ambasciatore a fare appello per noi alla colonia Italiana di Tokyo. Mi scrisse una lettera poco lusinghiera in cui motivava il non fatto appello per l’ingiuria (dice lui) fatta alla nazione… perché noi vogliamo estraniarci dalla Patria. Gli ho risposto facendogli conoscere il nostro lavoro di propaganda, ecc… e che dopo tutto la sua lettera ci faceva molto onore e di questo lo ringraziavo. Ora che il dissidio era composto non c’era motivo che ci fosse fra di noi… Non c’è certo da spaventarci, ad ogni modo ho creduto opportuno informarla per eventuali bisogni.

Ah, mio buon Don Pedro, alzi davvero la mano, perdoni e preghi per questa povera missione. Ma specialmente preghi per la povera anima mia. Più procedo negli anni e più mi accorgo della mia povertà in tutto… Ah, bonum mihi, Domine, quia humiliasti me… Preghi preghi per questa povera anima mia che non desidera che di consumarsi in Lui…

Mi benedica e mi creda tutto

Suo aff.mo

Don Vincenzo Cimatti, sales.