Cimatti|Ricaldone Pietro|1948-7-15

3582 / Ricaldone Pietro / 1948-7-15 /


a Don Pietro Ricaldone, Rettor Maggiore dei salesiani



Tokyo, 15 luglio 1948

Rev.mo ed amatissimo Padre,


Non ho scritto o telegrafato il nostro felice arrivo in Giappone, perché attendevo e l’arrivo dei 2 dalla parte dell’Oceano indiano (D. Lucioni e coad. Bealessio) e di D. Liviabella da Dairen: dovrebbero giungere a giorni.1

Non posso vederli perché, dopo un concerto cogli americani, parto per la missione per iniziare gli esercizi (abbiamo 5 mute oltre quelle delle Figlie di M. A.).

Noi passati per l’America siamo giunti feliciter. E Deo gratias! Sto trasportandomi qua e là col Signore, aiutandolo a portare la croce. Non sono certo un buon Cireneo, ma il Signore mi aiuterà.

Salute buona – lavoro ce n’è e tento di fare ciò che so, stando in guardia di non guastare, perché dove mette mano D. Cim. sono guai.

In prossima dirò come ho trovato le cose – potrei già dire, perché quanto penso di me, mi piombò più accanitamente addosso nella prima seduta di Consiglio.

Per fortuna che sono più persuaso dei miei cari Consiglieri di quanto valgo…

Per le Regole nulla di speciale. Per la pietà tento di svincolarmi dall’automatismo, che mi impedisce la piena unione con Dio. Per ora null’altro.

Del mio calvario spirituale durante il viaggio scrissi al Sig. D. Berruti. Ad ogni modo la mia unica preghiera è “Fiat voluntas Dei” per me e per i miei.


Ed ora sono obbligato a dare al suo cuore paterno una ferita dolorosissima, come fu per me, quando arrivai. Debbo domandare d’urgenza la dispensa dei voti di un povero figliolo giapponese che professò il 31 gennaio 1948 e che l’8-10 aprile si rese irregolare ex Can. 985,5. I confratelli, sentito il parere del Delegato Apost. cui fu presentata la domanda di dispensa dei voti dell’individuo (fatta anche al R. M.) e data la delicatezza della cosa e la irregolarità della posta spedita – ed il Consiglio approvante all’unanimità, fu immediate dimissus. Supplico a nome del confratello la dispensa. È il ch. M. Tarcisius. Dopo il fatto fu per una decina di giorni all’Ospedale e il 12 aprile inviato a casa. Non si poté fare diversamente dopo il fatto - ed anche il Delegato Apostolico pro bono religionis consigliò di fare così. Si riuscì a far sì che non ci fosse pubblicità né in casa né fuori. Per i motivi ut supra non posso inviare la domanda.

Al confratello si risuscitarono in testa violenti fatti di guerra cui aveva partecipato, pare, attivamente, che lo spinsero all’atto disperato, e che formeranno certo croce durissima per tutta la sua vita. Povero figliolo!

Entro oggi nel 70°… e cantavo a modo mio: “Septuaginta annis proximus fui generationi huic”… e la mia povera vita è proprio così…

Mi aiuti colla preghiera e con speciale benedizione a non disperdere i doni di Dio.

Mi benedica speciali modo.

Suo nel Signore

D. V. Cimatti, sales.

1 Don Liviabella che era a Dairen dal 1943, giunse in Giappone il 16 luglio.