1446 / Braga Carlo / 1935-6-20 /
a Don Carlo Braga, missionario e Ispettore salesiano in Cina
20 giugno 1935
Mio amatissimo Don Carlo,
Grazie della tua consolantissima. Non avevo bisogno certo delle tue dichiarazioni perché già dalle tue precedenti avevo capito chiaro la situazione, delicatissima per te e per me.
Ho coscienza di aver sempre parlato chiaro (e contro il mio naturale, assai forte) ai chierici. La più parte ha seguito – altri han capito nulla o han fatto finta di non capire – altri sono ancora duri (Floran). Vedi quanto gli scrivo e consegna, se credi.
Ho coscienza di aver di tutto informato Don Bardelli cui scrivevo o a cui giungeranno i miei scritti.
A chi degli insegnanti mi esprimeva il desiderio di venire in Giappone li ho rivolti ai Superiori.
A te ho scritto quanto mi sembrava opportuno, sempre però pensando che tu eri chissà dove, perciò pensavo esser meglio scrivere directe ai chierici e a Don Bardelli.
Ho coscienza pure di aver informato i Superiori. Per me la base fu:
I Superiori desiderano che anche il Giappone abbia il suo studentato.
Dal lato economico e formativo per noi è meglio il Giappone che la Cina.
Date le relazioni fra i paesi, non è ben vista dalle autorità nostre una formazione di elementi lavorativi pel Giappone in Cina.
Se è vero che al prossimo anno siano solo dei nostri pare che i Superiori dovrebbero aiutare a che il Giappone avesse il suo studentato – tanto più che ho lo studentato filosofico ancora nella fase vagante.
Perciò attendo ordini da Torino.
La morte poi, del santo Don Piacenza, l’unico su cui potevo salesianamente contare (pur tutti gli aìtri essendo assai migliori di me) mi ha messo in una situazione tale che solo il Signore conosce – e non so come liberarmi.
Mah! Potrebbe quindi darsi che molti piani dovranno essere modificati. Quindi restino a Hong Kong e terminino – e venga quel che vuole – il Signore sa e vede.
Mi pare però che la miglior soluzione sia che se c’è chi fa opera di disaggregazione in alto, costui deve filare. Mi si parlò di parole di Don Guarona, ma che vuoi Carlo, sono talmente fatto così (non trovarlo strano) che per me una cosa passata non la ricordo più e quando ho risposto e rotto la lettera come faccio ora della tua, non so più nulla. Se dovessi dirti quanto in questi due anni è successo a H. non lo so davvero – per me acqua passata non macina più – avanti cercando di migliorar sempre momento per momento.
Ho dato a voi tutta la fiducia e le anime di questi chierici – dunque avanti. Per me il più grave è la parte materiale… Capisci che non riesco a pagare Dollari 100 con Yen 200. In Giugno la nota di oltre 500 dollari… mi mette in imbarazzi gravissimi… Ma Deus providebit. Ci sarà forse il viaggio di Bechis. Ho già scritto che per i conti vi dirigiate per ora a Don Tanguy a Mikawajima, per ora sostituto di Don Piacenza per la parte salesiana.
Quindi allegro e avanti nel Signore – se ci prova è segno che ne abbiamo bisogno e che ci vuol bene. Ti abbraccio e benedico. Sono affranto, ma onmia possum in eo qui me confortat.
Tuo sempre
Don V. Cimatti, sales.
P.S. - I Superiori mi scrissero: “Hai fatto bene a far ritornare Bechis” e finora grazie a Dio di quanti tornarono non ebbi lagnanze.