35 / Albera Paolo / 1921-9-25 /
a Don Paolo Albera, Rettor Maggiore dei salesiani
25 settembre 1921
Amatissimo Padre,
Inizio oggi una fervorosa novena a Don Bosco, nell’intimità dell’anima mia (e desidero vivamente che nessuno lo sappia) per prepararmi a ringraziare il prossimo 4 ottobre il buon Dio, la Mamma Ausiliatrice e Don Bosco per il primo venticinquesimo di professione. 34
Voglio che a questa festa gioiosa dell’anima mia partecipi spiritualmente Lei pure e mi aiuti presso il Signore nella miseria in cui mi trovo, colla preghiera, con il consiglio, con quelle forme che Lei riterrà opportune.
Ho cercato in questi mesi di permanenza a Piova, di ravvivare l’antico fervore e slancio, e coll’aiuto di Dio mi pare di essere riuscito a rimettermi nel primitivo, semplice, intenso fervore dell’anno di Foglizzo; con le buone e semplici disposizioni d’allora per un più energico adempimento dei miei doveri; per una sitibonda unione col mio Dio; per una propagazione più attiva della devozione alla Mamma celeste; per un più intenso lavoro, per una passione più forte per la salvezza delle anime e per consacrarmi a Dio nelle Missioni. Voglio sperare che a tempo opportuno la grazia verrà: nella mia presunzione speravo proprio in questa circostanza, ma ogni giorno più il Signore mi fa comprendere che occorre ancora molta preparazione di scienza sacra e specialmente un buon corredo di virtù. Preparerò il corredo, e quando a Dio piacerà, dirò con umiltà allegra e confidente l’“Ecce ego, mitte me!”.
Le chiedo in questa occasione, che per eccitarmi ad una vita più schiettamente salesiana, ho voluto nell’intimità serena e silenziosa dell’anima commemorare[?]:
Un consiglio o ricordo che valga ad aiutarmi al bene e se è possibile scritto di suo pugno;
Una benedizione specialissima su me, sulla mia vecchietta di 87 anni, sul fratello Luigi, salesiano e sulla sorella suora negli ospedali, gli unici miei affetti terreni, che come vede sono tutte anime consacrate a Dio.
Una sua preghiera speciale coll’intenzione che io possa perseverare, corrispondere alle grandi grazie che Dio mi ha fatto, ringraziare vivamente e meno indegnamente il buon Dio, riuscire a salvare l’anima mia e numerose, numerosissime, il numero maggiore possibile di anime.
Vorrà scusare la noia, il disturbo che le reco, ma voglia anche in questa circostanza fare del bene all’anima mia.
Ogni giorno la ricordo a Gesù e a Don Bosco e Lei ricordi chi baciandole la mano si professa:
Aff.mo figlio
don Vincenzo Cimatti, salesiano
34 Aveva fatto la professione perpetua fin dall’inizio il 4/10/1896.