3061 / Ricaldone Pietro / 1944-1-… /
a Don Pietro Ricaldone, Rettor Maggiore dei salesiani
e si ricomincia
Gennaio 1944
Rev.mo ed amatissimo Sig. D. Ricaldone,
All’inizio dell’anno era attesa con gioia la lettera del nostro padre amatissimo, che annunciava sul Bollettino salesiano il lavoro compiuto e quanto ci si proponeva per il prossimo anno. Anche per quest’anno rimaniamo a bocca asciutta e non c’è che adorare le disposizioni della divina Provvidenza. La nostra vita religiosa fondata sul distacco da quanto può distoglierci da Dio vi si abitua facilmente. E non mi è permesso far pervenire al nostro Padre neppure i sentimenti che animano i suoi lontani figli, i loro propositi di lavoro, i loro desideri, le loro necessità… Ed anche di questo “Fiat voluntas Dei”.
Dopo tutto anche queste situazioni sono per noi fonte di merito e di bene… Non ci è impedito di pregare, e con questo strumento quanto lavoro si può fare, e… vogliamo cercare di fare.
Intanto al povero missionario straniero, indicato come chissà qual malfattore dal giornale, dalle autorità, dall’opinione pubblica, dall’insegnante in scuola, si viene sempre più restringendo la cerchia delle sue relazioni – gli si rendono difficili i viaggi, le sue comunicazioni epistolari… Ma egli prosegue imperterrito nel suo lavoro per i poveri, per i fanciulli, per gli ammalati, per i moribondi, per le anime… Sa di essere spiato, controllato, pedinato… Oh, come è bello riuscire qualche volta a interessare coloro stessi che ci perseguitano…
Buon anno… auguri… con previsione di molte croci e di ogni genere. E una, la più forte e pesante, è quella di Miyazaki. Ci si vuol cacciar via di casa, ci si vuol inchiodare per renderci inattivi, ci si vuol separare dai nostri giovani… e quel che più addolora, si rendono servili strumenti di questa persecuzione quelli che di più dovrebbero aiutarci… È proprio la realizzazione pratica del detto evangelico “inimici hominum domestici eius” ed oh, con quanto accoramento potevo scrivere a chi guidava tutta questa losca manovra: “Quoniam si inimicus meus haec fecisset, sustinuissem utique… sed tu, homo unanimis… qui mecum dulces capiebas cibos”.
Ad ogni modo si sta fermi ai posti di combattimento, si salva il salvabile, e avanti nel nome del Dio, che Egli sa bene provvedere a quanto è per il bene. Ormai è diventato nostro ritornello preferito: “facciamo quel che possiamo e che ci si permette di fare. Possiamo fare per 100? lo facciamo volentieri. Ci si permette di fare solo 10, solo 1? Facciamo 10, facciamo l, e più che dolerci e della tristezza dei tempi e delle difficoltà, tenteremo di fare quel che si può fare e ci si permette di fare”.
Programma dell’annata? ognuno sta al suo posto di lavoro missionario e salesiano. Nelle singole località, ispirandosi alle necessità del momento, si cerchi di affiatarsi colle autorità per una viva e attiva unione di forze e di spirito per il bene in genere, e per l’adempimento dei servizi per la difesa della nazione. Si è cercato di riorganizzare specialmente i nostri ex-allievi e cooperatori, ricercando gli indirizzi, le nuove loro posizioni di lavoro, per far sentire a tutti, almeno nelle circostanze più solenni, la parola confortatrice ed anche inviare, se necessario, l’aiuto materiale per lenire i loro dolori o sollevare le loro famiglie.
Il Signore ci ha consolato con l’invio di un buon gruppetto di aspiranti, che iniziano appunto la loro nuova vita nelle feste nostre di S. Francesco e di D. Bosco.
Buon Padre, ci benedica in modo speciale.
Suo nel Signore
D. V. Cimatti, sales