Cimatti|Ricaldone Pietro|1942-2-...

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a Don Pietro Ricaldone, Rettor Maggiore dei salesiani



La cerimonia del tè1

Tokyo, Febbraio 1942

Rev.mo ed amatissimo Padre,


I nostri buoni lettori avranno sentito tante volte questa parola e sono sicuro di fare cosa gradita parlando un po’ anche di questa cerimonia così caratteristica. Penso che noi preferiamo bere il tè senza annettervi reconditi significati, ma è assai istruttiva la cosa, e per noi utile assai conoscerla, e potendo parteciparvi, perché può dare buoni spunti di avvicinamento a persone e a idee utili per la conoscenza della nostra santa religione.

È da oltre 350 anni che in Giappone è nota tale cerimonia, ed è più che mai in onore anche oggi. Proprio 350 anni fa nel Kyushu si incominciò a coltivare la pianta che poi rapidamente si propagò nell’isola grande a Kyoto, e dal 1223 dalla Cina pervenne la cerimonia.

I caratteri di questa cerimonia, sia che sia fatta in forma eremitica o in forma da salone, più sobria la prima, più magnifica la seconda, sono tutti inclusi in queste quattro parole: WA – KEI – SEI – JAKU. Ossia PACE, RISPETTO, PURITÀ, CALMA MELANCONICA.

La cerimonia ebbe in ogni tempo protettori assai influenti fra i grandi personaggi del Giappone di ogni epoca. Attualmente sono due le scuole più importanti sostenitrici della cerimonia: la scuola aristocratica di Tokyo e quella democratica di Keihan (Kansai), cui si riannodano branche secondarie.

Oltre che nelle famiglie private si può assistere presso alcuni templi di Tokyo e Kamamura alla bella cerimonia: bisogna vederla e meglio partecipare…

Prego dunque i desiderosi di venire… Un sentiero attraverso al piccolo giardino conduce alla casa del tè. Qualche lanterna in pietra – un piccolo bacino d’acqua per la purificazione ornano l’entrata. Divisa per lo più in due parti la casetta situata in luogo appartato e tranquillo deve appieno indicare il passaggio dal mondo clamoroso alla calma del ritiro. Si entra per una piccola porta… Capire il significato… ed eccoci nell’interno… camera alla giapponese, a stuoie… attira lo sguardo il fornello…

Pochi gli invitati, quattro o cinque – l’ordine di precedenza è fissato dal padrone, che silenziosamente invita ad entrare. Sedutisi tutti contemplano silenziosamente la camera, le varie ornamentazioni – si fanno le presentazioni e saluti di uso, e la presentazione degli oggetti che serviranno per la cerimonia – piccolo spuntino, poi riposo nella sala vicina mentre si viene adornando la stanza di fiori.

Il suono del gong richiama gli invitati ed incomincia la cerimonia propriamente detta. Il tè della cerimonia è di una qualità speciale, verdognolo e spesso, che deve essere bevuto in piccola quantità nella tazza che è presentata ad ogni invitato dal vicino, e accompagnata da complimenti cerimoniosi per chi deve bere per primo. Davanti ad ognuno su fogli di carta bianca stanno alcuni dolci che si mangiano (successivamente) alle gelate di tè che si succedono.

Naturale contorno alla cerimonia è la compostezza della persona, l’aggiustamento degli abiti ed il gesto. Bisogna naturalmente essere al corrente delle cose più importanti che fanno parte della cerimonia (nome degli strumenti, qualità del tè, la maniera di far bollire l’acqua, ecc.). Ogni invitato poi deve essere in grado di valutare e valorizzare e quanto vede e tutti gli oggetti che servono alla cerimonia ad es. le ornamentazioni o dipinti della sala, quadri, diciture se sono ad inchiostro di china o ad acquerelli, saper decifrare i caratteri e i singoli strumenti, (bollitore, cucchiaio, treppiede e occorrente a fare accendere il fuoco, ecc.

Ad ogni modo non bisogna… [vedere]… come vogliono alcuni chissà che profondi misteri religiosi in questa cerimonia: meglio vedervi un’accolta di amici intimi che desiderano bere una buona tazza di tè e far vedere le cose caratteristiche di casa (ornamenti, oggetti di arte, ecc.) ai loro amici. Il gusto del tè è amarognolo, ma non senza un quid di amabile – gli oggetti che si usano anche se antichi, sono pulitissimi – il luogo dove si compie la cerimonia benché semplice è nella calma e nella solitudine – il piccolo giardino è evocatore di questi sentimenti che ispirano relazioni di cordiale deferenza – le riunioni si possono moltiplicare e così riprodurre a piacere questi sentimenti buoni e relazioni.

Rinnovo l’invito ai nostri buoni amici… e più ancora per noi e per tutti l’augurio che nelle relazioni fra tutti gli amici dell’Opera salesiana in Giappone si effettui davvero quanto è auspicato nella cerimonia del tè: PACE, RISPETTO, PURITÀ, CALMA.

E voglia amato Padre pregare e far pregare per noi tutti specialmente per il


Suo aff.mo

Don V. Cimatti, sales.



1 Il dattiloscritto R. M. 2003 è di difficilissima, a volte impossibile, lettura. Don Cimatti anche durante la guerra continua a scrivere articoli per il Bollettino Salesiano e lettere al Rettor Maggiore, forse con la speranza di poterle spedire.