1903 / Ricaldone Pietro / 1937-8-29 /
a Don Pietro Ricaldone, Rettor Maggiore dei salesiani
29 agosto 1937
Amat.mo e Rev.mo Sig. Don Ricaldone,
Sono a Tokyo coi nostri Visitatori per gli ultimi avvisi d’assieme. Se tutto procede bene col 1° ritornano a finire il lavoro cinese-indico. Mi pare tutto sia proceduto bene e che tutto sia proceduto “cum multis benedictionibus”. Il Signore ratifichi e fecondi, e Lei ci benedica.
Per me al solito. Salute buona (pur invecchiando) – lavoro: i Visitatori hanno convenuto che per lo sviluppo della nostra Opera in Giappone si rende necessaria la separazione. Deo gratias! È per me il massimo sacrificio rinunciare al lavoro prettamente salesiano; ma è una rinuncia per cui insisto da anni, sicuro del bene che ne viene per la Congregazione.
Non mi ci trovo nei titoli apostolici e continuerò finché vorrà il Signore in simplicitate cordis. Se proporranno altre aggiunte e fronzoli ho detto chiaro al Visitatore che absolute non accetto. Voglio morire salesiano – e intendo di non aderire a quei titoli e a quelle posizioni, che mi mettono anche solo indirecte fuori della Congregazione o nell’occasione di esserlo. Non c’entra l’obbedienza – mi pare di essere in campo libero in cui nessuno mi può vincolare. I Superiori da cui dipende gran parte di questo stato di cose, mi aiutino a raddrizzare, per me questa stortissima posizione, che per me è la massima delle croci. Et sufficit.1 Per il resto e negli esercizi e riunioni ho rettificato molte deficienze mie e capito tante cose che tenterò di ridurre in altri.
Per i miei crucci materiali e spirituali batto a sordo, ma ci penserà il Signore: mi pare di aver parlato chiaro ed avere anche in questo scaricato la responsabilità a chi si deve: ripeto: “Penso che per causa mia sono venute e ci sono troppe miserie in missione e a Tokyo”. La conclusione è chiara.
Ad ogni modo tento di realizzare il programma di farmi santo come vuole il Signore e coi mezzi che mi dà. Sono sicuro di andare in Paradiso anche se morirò in queste condizioni, perché non sono certo da me volute.
Vado avanti pazzamente allegro d’amor di Dio.
Per il resto la Visita spero abbia messo a posto tante cose o date le direttive per tante altre. Deo gratias.
Unisco lettera per il babbo del buon Filippa: non mi è riuscita molto tenera come avrei voluto. Per me ci vedo la mano del Signore che in forma repentina ha voluto dare una lezione a tutti.2
Ah, carissimo Sig. Don Ricaldone, gridi gridi gridi sulla necessità della generosità al servizio di Dio… Se le contassi i particolari… Fiat voluntas Dei.
I nostri buoni Visitatori hanno lasciato i soldi ad Hong Kong. Mi veniva voglia di ipotecarli e tenerli in Giappone, ed allora tutto sarebbe a posto… Che ne pensa il Rettor Maggiore? Ma è davvero santa e bella la povertà!
E preghi per questo eterno brontolone che ha un unico desiderio di salvarsi e salvare.
Tutti la ricordano con affetto e tutti vogliono ringraziarLa del gran dono della visita a minimo usque a Don Cimatti.
Preghi che tutto fruttifichi per il bene individuale e sociale. Mi benedica con tutto il cuore e mi creda
Suo aff.mo
Don V. Cimatti, sales.
1 Quanto è qui appena toccato specie se messo in relazione alle allusioni della lettera a S. Ec. Mons. P. Marella, Delegato Apostolico, del 8/9/1936 fanno pensare che “in alto loco” si pensasse seriamente elevare Mons. Cimatti almeno a Vicario Apostolico.
2 Il ch. Claudio Filippa morto annegato a Numazu il 15 agosto 1937, per la morte di un fratello era ostacolato nella realizzazione della sua vocazione da parte della famiglia. Quanto qui viene detto fa pensare ad un tentennamento anche da parte sua. Don Cimatti ne scrisse un Profilo Biografico di 46 pagine stampato a Tokyo nel 1938, con dedica ai genitori.