Cimatti|Rinaldi Filippo / 1927-3-10

245 /Rinaldi Filippo / 1927-3-10 /


a Don Filippo Rinaldi, Rettor Maggiore dei salesiani



Oita,1 10 marzo 1927

Mio buon Papà,


Approfitto di un po’ di tempo che ho ad Oita per iniziare questa che, a Dio piacendo, finirò a Miyazaki. Ho ritardato per darle qualche notizia più concreta di Oita.

Comincio con un po’ di rendiconto personale.

Salute. Ottima sotto ogni aspetto. Ho bisogno di star regolato col cibo. Pel vino è meglio che lo abolisca perché mi dà anche in piccole dosi alla testa: sto benone col tè. Seguirò il detto di S. Paolo “modico vino utere”.

Studio e lavoro. In questo periodo di traslochi non ho potuto far con regolarità dovendo andar qua e là. Non mancò l’esercizio quotidiano. Nella prossima settimana ripiglio.

Doveri e diligenza. Cerco di ispirarmi a Don Bosco, a Gesù. La voglia c’è, ma non so il risultato. Dico sempre a Gesù, pensi Lui perché davvero in questione specialmente di dirigere gli altri ci capisco poco e non so se vada bene così. Ad ogni modo Gesù ci pensa. Ho certo bisogno di maggior energia ed accuratezza in tutto. Do tanti consigli agli altri…

Pratiche religiose e sollecitudine in esse. Le faccio con la comunità e sono davvero la forza nostra. È sempre stato il proposito di tanti anni e sono ancora lontano dalla perfezione. Il Signore vede e sa il povero desiderio di Don Cimatti… Lo voglio amare, lo amo e voglio farlo amare, ecco tutto. Ho da insistere anche sull’esame di coscienza.

Sacramenti: regolarità settimanale.

Costituzioni. Mi pare di vivere di esse e per esse – ed è il continuo ritornello nelle conferenze e consigli.

Carità. Cuor largo con tutti.

Disordini. Mi pare finora non ce ne siano.

Come vede, mio buon papà, ho bisogno assai assai dell’aiuto delle sue preghiere e di quelle di tutti, delle sue specialmente. Che vuole? Sarebbe bello davvero che venuto in Giappone per salvarmi, ad un certo punto dovessi constatare che poco o nulla ho concluso per l’anima mia, et dum aliis praedicavi, ipse reprobus effectus sum. Dunque pensi a questa povera anima mia.

Quanto agli altri miei buoni confratelli.

MIYAZAKI. Don Cavoli. Benino in salute, ma nervosetto. Buona volontà in tutto, ma deboluccio in salute. Mi sbaglierò ma penso un po’ se è utile per lo spirito salesiano mandare troppo presto fuori d’Italia questi preti che venuti da noi già sacerdoti, han provato poco la nostra vita pratica: buoni vice-parroci o parroci, certo e quindi sotto questo aspetto preziosi. Salesianamente?!… Ci pensi. Per tutto optime – quando è in stato nervoso… aspretto anzi che no (lui stesso lo riconosce).

Guaschino. Benino in salute (ma non è così forte come credeva – laborat stomaco et capite di tanto in tanto). Mi pare di pietà, laborioso – certo un po’ trafficante (tutto a fin di bene certo) ed economico, e si mette presto in relazione con molti. Mi pare fedele. Certo che anche per i precedenti necessita sorveglianza.

OITA. Don Tanguy. Da qualche tempo (essendosi messo con troppo ardore) è stanco di testa e non può applicarsi. Proprio solo adesso mi dice che anche in Spagna ebbe attacchi di esaurimento et similia. O buon papà, ma quando i Superiori conosceranno così bene i confratelli da… Lo obbligo al riposo – lo farò visitare dal dottore… ma dopo tutto aetatem et conscientiam habet. Certo influisce assai su di lui la preoccupazione per la condizione della cristianità di Oita et similia. Pel resto in tutto optime ed è certo elemento prezioso.

Don Margiaria. Benino in salute. Non regolare funzionamento di stomaco e ventre. Bene per lo studio in cui riesce e potrà rendere servizi utili a Don Tanguy. È giovane, pieno di buona volontà di far il bene. Sente un po’ di sé – ma credo, se sarà umile, farà assai del bene. Optime nel resto.

De Mattia. Ottimo elemento di lavoro e di regolare osservanza. Di tanto in tanto assalito dai suoi dubbi e fantasticherie.

NAKATSU. Don Piacenza optime in omnibus. Sta bene ed ora va aggiustando bene la casa. Mi pare che i confratelli siano contenti.

Don Livio.2 Benino in salute. Ha bisogno di calma e di non preoccupazioni. Optime pel resto.

Merlino. Buon salesiano che viene preparandosi ai voti perpetui. Mette un po’ d’affanno nelle sue cose – mangia in fretta. È giovane e sente il bollore della vita: ma ha pietà e confidenza. Optime.

Come vede il Signore anche in questo (ed è la base – che possiamo cioè mantenerci buoni) ci benedice: preghi, babbo mio, perché Lei sa che con questo scavezzacollo alla testa c’è poco da mordere… ma veramente alla testa c’è Gesù, Maria A., Don Bosco quindi…

Che dirle di Oita? Dal Padre, cui si succede, si è potuto come per Nakatsu sapere poco o nulla – quindi coi pochi dati che si hanno si ricostruirà e poi si vedrà il da farsi. Col Parroco di Miyazaki si è fatto qualche giretto per conoscere la cristianità.

Molti buoni, molti purtroppo abbandonati, molti in veri imbrogli (famiglie in cui la madre o il padre è cristiano e gli altri pagani – oppure l’uno o l’altro cristiani e i figli non battezzati – oppure divorzio … oppure individui che avevano incominciato e poi…). Il Signore ci aiuti! Qua e là pecorelle in molti punti, pecorelle isolate in mezzo ai lupi, pecorelle abbandonate – molte pecorelle passate ad altri pascoli.

Perché tutto questo? Molte certo le cause, né Don Cimatti le conosce tutte. Certo i Padri si trovarono e trovano in gran difficoltà finanziaria e… di sistema: mi sembra non si muovano troppo. Certo anche non si trovano catechisti – e quando si trovano bisogna pagarli profumatamente e poi… servono fino ad un certo punto. Bisogna quindi formarseli: è il primo lavoro.

Prima che noi possiamo possedere come loro la lingua… poi lo straniero è sempre straniero… poi (mi pare) furono lasciati i fanciulli in disparte… Insomma piange il cuore il vedere questo stato di cose… ma è così, ed il buon Dio perdoni se ho detto tutto questo. In paragone nostro, questi padri sono colossi di virtù, di operosità – hanno fondato cristianità, ma le cose sono come ho detto. Hanno lasciato alcune case, ma quasi tutte esigono forti riparazioni, perché da anni furono abbandonate a sé, sapendo di dover andar via (e lo stesso fecero per le anime); portarono via gli oggetti di proprietà personale (così dicono); altro lasciarono, ma domandarono graziosi compensi, che ho dato (domando perdono se ho sbagliato) ispirandomi al cuor largo di Don Bosco et pro bono pacis… D’altra parte non potevo domandare ai Superiori di Torino – l’Ispettore è lontano (per le risposte) quasi come Torino.

Ecco, caro babbo, il vero stato delle cose: abbandono, povertà di mezzi (intendo catechistico), nessuna istituzione che raggruppi le varie categorie, difficoltà per l’evangelizzazione di cui non sappiamo renderci ragione, difficoltà di un intimo contatto nostro per l’ancor nostra povertà di lingua.

Programma: ricerca dei cristiani – conoscenza dello stato reale della missione nei vari suoi aspetti (cristiano e pagano) – metterci salesianamente a loro disposizione – cura dei fanciulli (finalmente si è fatto a Miyazaki un cortile in cui scorrazzano i nostri birichini cristiani (sono come i nostri italiani quando giocano); fondati bene questi, tenteremo i pagani. È un punto delicato e difficile.

La generalità dei cristiani sono poverissimi, sporchi, maleducati… I pagani più ricchi e benestanti, puliti, esternamente educati.

I cristiani in generale vessati dai pagani, risentono ancora (specie i vecchi cristiani) di quel senso di apprensione in cui sono vissuti da secoli, e non vogliono saperne dei pagani e proibiscono ai figli di andare con loro, che chiamano “gentes!” (sono rimaste presso i vecchi cristiani molte parole latine “confesio”, “contritio”, ecc.). D’altra parte dai pagani imparerebbero modi e parole plateali, libere, sporche…

Vedremo; per ora lentamente bisogna formare le coscienze. Dico lentamente, non solo perché in questo genere di cose non si può andare in fretta, ma perché è nell’indole di questo popolo. Ne vuol un esempio? Dissi a Don Piacenza: “Per Savio Domenico non potendo fare altro, fa’ inquadrare il nostro santino, esponilo, ecc.”. Si dà attorno – chiama il falegname per la cornice – si parla (a Nakatsu ho trovato in prova un catechista) – la conversazione versa su di tutto, sul tempo, sulla pioggia… Don Piacenza frigge: “Ma insomma, mi fa questa cornice?”. La conversazione è finita… Un giorno viene a mostrare il legno, un altro fa la prova, un altro la controprova e dopo quindici giorni la cornice non c’è… Don Piacenza frigge e grida (è il suo colmo) “sacocia!” ma bisogna che Savio Domenico si rassegni e solo venga srotolato… Non aveva torto poverino, non c’erano fanciulli che lo vedessero.

Ho la ferma convinzione che il Signore voglia così per educare noi e per farci, con paziente tirocinio e con disillusioni, conoscere lo stato delle cose. Avanti senza paura.

Venendo il Sig. Don Ricaldone vedrà e consiglierà: ho affrettato a tutto potere il passaggio, perché si realizzasse in parte almeno il suo desiderio “che ci vedesse all’opera”.

Ed ora che aggiungerle?

In lettera generale pei Superiori riassumo notizie; in lettera pel Bollettino riassumo la nostra entrata ad Oita.

Non mi rimane, buon Papà mio, che augurarle ottime e sante feste pasquali… Non so dirle altro, non posso per ora presentarle doni materiali o di anime. L’avvenire è nelle mani di Dio. Lei sa quanto i suoi figli lontani le vogliono dire in questa occasione. Don Tanguy e Don Piacenza potranno indirizzarle interessanti particolari della zona loro affidata. Mensilmente le dirò quanto so di loro e di noi. E Lei non ci dimentichi.

Le ripeto: pensi anche che le risorse finanziarie sono agli sgoccioli, né so, se ne porti il Sig. Don Ricaldone, e quando arriverà. Il Signore non lascia mancar nulla certo.

Insisto su questo concetto: “A Nakatsu mi dicono che c’è malaria. Veda un po’; se c’è cura antimalarica o rimedi faccia spedire d’urgenza a Nakatsu”.

Ed ora eccomi qui ai suoi piedi; su tutti i suoi figli e specialmente su Don Cimatti faccia scendere copiosa la sua paterna benedizione.

Tutto suo

don Vincenzo Cimatti, salesiano


1Oita, capoluogo di una delle due provincie affidate ai Salesiani, situata sull’Oceano Pacifico. Ne fu nominato parroco Don Tanguy e viceparroco Don Margiaria. Aiutante il coadiutore De Mattia. Oita fu uno dei centri principali del cristianesimo antico fin dai tempi di S.Francesco Saverio. Fu anche la prima diocesi del Giappone, ma il vescovo non vi arrivò mai. Dopo la seconda guerra mondiale ebbe grande sviluppo e divenne diocesi al posto di Miyazaki.

2Don Liviabella, spesso chiamato con questo nome.