441 /Rinaldi Filippo / 1929-2-28 /
a Don Filippo Rinaldi, Rettor Maggiore dei salesiani
Amatissimo Padre,
Fine mese… e perciò rendiconto mio e dei confratelli.
Salute: buona, grazie a Dio – un po’ raffreddato, frutto della stagione… Niente di notevole.
Studio e lavoro: solito, accresciuto un po’ per i preparativi della partenza. Ma i confratelli fanno prodigi e quindi… niente paura. Le cose, me assente, andranno meglio… un inciampo di meno per tutti.
Pratiche di pietà: tutte, non riesco troppo, ma la buona volontà e il desiderio di migliorare non mancano, talvolta freddezze e aridità, ma avanti allegramente sempre. Regolare in tutto, ma quando ho da farle da solo, qualche deficienza in numero e qualità. Sacramenti regolare – sono la mia forza. Ma sarà contento il Signore?
Per i voti nulla di notevole. Il cuore e la testa di tanto in tanto ballano, ma lasciamoli ballare… Ho bisogno al solito di frenare tutto: testa, cuore e sensi, più ritenuto nelle spese per ottenere le grazie della Provvidenza.
Adempimento dei doveri: solite cose dovute alla mia insipienza e inettitudine. In questi giorni per mancanza di tatto e prudenza ho lasciato passare tra un cristiano e un pagano una cosa che Dio non voglia abbia recato rovina all’anima di un ragazzo. Corro ai ripari, ma… mi aiuti il buon Dio.
Carità: nulla di speciale, ma come è difficile mantenerla perfetta sempre e in tutti. Personalmente nulla di speciale, e mi pare, grazie a Dio, di aver messo me stesso sotto i piedi di tutti per mantenerla, perché Gesù è carità e vada tutto Don Cimatti per averla… Ma che vuole? Non sapendo fare il superiore può essere per questo che la pensata carità sia debolezza. Deo gratias! Deus scit. Inconvenienti non ne vedo.
Don Cavoli: ora benino di salute. Lavora e fa del bene. Certo non bisogna dargli occasione di togliersi dallo stato di calma, che l’organismo non sopporterebbe (è debole di cuore e di nervi)…
Le relazioni del Bollettino le dicono il lavoro che si va svolgendo. Ho già in testa una relazione che metterò in iscritto per chiarire la situazione ai Superiori. Spero nell’aiuto, nel consiglio dei Superiori: Lei preghi per la mia povera anima. Ho davanti la sua cara, confortante lettera. Cerco fare quanto si può, convintissimo che è Dio che fa, è Maria A., niente di più evidente per chi vive in Giappone, e come già le dissi, ringrazio Dio di avermi fatto conoscere sempre più il mio nulla, e progredendo lo capirò anche meglio.
Grazie dei “monita salutis”… oltre a questi, quanti altri ne avrei bisogno e di tanto in tanto li vedo e me li fanno vedere i confratelli. Deo gratias! e avanti allegramente, sempre, sempre, sempre.
Quanto alla sua idea di semplicità di prima e il meno intendersi d’ora, era naturale perché non capivamo un’acca. Ora si comincia a capire; si sa quel che hanno detto e dicono di noi, virtù e difetti – si vedono le miserie morali e le necessità delle anime – e sono enormi tra i cristiani – si è nel desiderio ardente di far del bene o di riparare il male – i bisogni sono diversi e urgenti nei diversi campi – non cercando di provvedere ci sembra di venire meno ai nostri doveri, et similia… da ciò quel po’ (come devo dire?) di nervosismo, che fa vedere le cose forse un po’ umanamente, mentre prima bambinescamente non ci si pensava. Ci avviciniamo cioè all’età critica anche noi…
A voce molte altre cose intime, difficili ad affidare alla penna. Se tutto va bene mi imbarco a Shanghai il 29 Marzo – se no a metà Aprile. Prima della partenza scriverò ancora (dopo questa non scriva più al sottoscritto perché forse non mi troverebbe).
Ed ora voglia benedirmi affinchè la mia povera anima si santifichi, affinchè l’obbedienza che mi chiama sia fruttuosa per la missione e per i confratelli. Prego i Superiori mi facciano lavorare e mi aiutino a salvarmi l’anima. Prego la sua bontà di estendere ai singoli superiori e al Ven. Don Francesia gli auguri di Pasqua e l’assicurazione di tutti i suoi figli del Giappone di affettuose preghiere. L’abbraccia nel Signore il suo povero figlio:
Don V. Cimatti, sales.