825 /Ricaldone Pietro / 1931-10-19 /
a Don Pietro Ricaldone, Vicario del Rettor Maggiore dei salesiani
Missione Indipendente e Visitatoria
di S. Francesco S., Miyazaki, Giappone
Takanabe, 19 ottobre 1931
Reverendissimo Sig. Don Ricaldone,
Nel dubbio che siano andate smarrite alcune lettere che tentavano di mettere i Rev.mi Superiori al corrente della reale situazione in cui si trova questa povera missione, e in modo speciale per riparare al male che possa avere fatto Don Cimatti colla sua condotta, e intendo assumermene tutta la responsabilità, e per avere consigli al riguardo, ho pensato che non sarà male mettere sotto agli occhi dei nostri Superiori, come in un quadro riassuntivo, lo stato delle cose. Procurerò di essere chiaro più che mi sia possibile, pur non essendo una delle mie qualità…
1.- Dato lo stato attuale della Missione, unita in pratica anche all’attività propria delle opere salesiane, il bilancio dell’una si confonde con quella dell’altra, pur tentandosi di tenerle separate,
2.- Le entrate della missione sono costituite:
a) Dal sussidio annuale di Propaganda che battè, finora, sulla media delle cento mila lire.
b) Dal caritatevole aiuto dei Superiori, variabile secondo i bisogni. Recentemente i Superiori con vera bontà stabilirono il sussidio annuale di Lire 25.000 per lo studentato.
c) Dalla carità degli amici della missione che in varie forme (intenzioni di Ss. Messe, offerte per battesimi, offerte libere, o in generi vari) ci vengono in aiuto. Fra questi non sono in minor numero istituti salesiani e perciò la carità dei superiori anche in questo lato si manifesta sempre generosa.
d) Coll’istituzione in Giappone dell’Opera del S. Cuore di Roma, i cui proventi col permesso del Rettor Maggiore sono ad tempus ritenuti dalla missione, e l’inizio dell’Opera dei Cooperatori si è ottenuto qualche sussidio locale, ma ancora assai esiguo e non fisso. Come pure i Cristiani pagano un contributo annuo (da 1 a l,50 Yen) per famiglia. Si è anche iniziata la questua pubblica in Chiesa per le varie Opere (Seminario, poveri, Opere della Propaganda della fede). Non siamo ancora riusciti a far dire un numero significante di Ss. Messe ed anche a ritrarre dalle funzioni varie qualche provento di una certa qual consistenza. I nostri cristiani, in massima parte contadini o pescatori, sono veramente poveri, e non si può domandare loro altri contributi, specie noi che siamo stranieri. Mi pare che quel che possono dare lo danno, specie sotto forma di generi (riso, patate, ecc.) che vendiamo o che inviamo per il mantenimento del piccolo seminario.
e) Ebbi per un tempo discreto un contributo fisso di intenzioni di Messe dall’Opera della Propagazione delle Fede di Boston. Poi cessò e non sono riuscito più a riallacciare (non so perché) le relazioni. Il Delegato Apost. Mons. Giardini, conoscendo la nostra povertà ci aveva fissato un mensile di Ss. Messe. L’attuale Delegato ha promesso di aiutarci, e lo farà quando può.
f) L’Opera della S. Infanzia di Parigi ci mandò finora il sussidio medio annuo di Fr. 10.000.
g) L’Opera del Clero Indigeno non avendo adottato finora tutti i nostri seminaristi inviò borse o pensioni insignificanti. La nuova decisione presa di adottare in blocco ogni piccolo Seminario, e che agli effetti del sussidio andrà in funzione il prossimo anno, non so quale aiuto concreto potrà portare.
h) Da alcuni benefattori ebbi offerte per il mantenimento a loro spese di due seminaristi e finora furono fedeli nella loro carità.
i) Il Regio Governo Italiano ci inviò libri per i chierici e materiale di cancelleria e l’anno scorso un sussidio di 200 Yen.
l) Per opere contemplate dalla legge giapponese (a servizio di giapponesi in terreni da dissodare) ottenni sussidio per la costruzione della chiesa di Tano. Sono in corso pratiche del genere pure per la casa del missionario e sala di riunione dei cristiani a Tano.
L’opera del Clero di Francia e il Comitato di Torino ci inviarono oggetti di chiesa.
Mi pare non ci siano altre fonti serie di entrate per la nostra missione, perché non sono di grande entità i risultati di piccole industrie, che ogni casa cerca di mettere in opera, per tentare di fare fuoco colla propria legna e di venire ad alleviare il peso del Centro.
Se avessi mezzo di dare una buona spinta alla piccola tipografia, certo potrebbe sostenersi da sé e forse dare qualche aiuto. Ho in corso presso Propaganda una pratica al riguardo, ma…
Le USCITE sono determinate dal mantenimento dei confratelli (media di 1 Yen a testa al giorno).
Manutenzione locali (in legno e da tempo non riparati).
Spese viaggi e propaganda (stampa, conferenze, proiezioni, ecc.).
Onorari ai catechisti (media Yen 40 a testa al mese).
Mantenimento piccolo Seminario (pensione Yen 15 mensili a testa, oltre le spese).
Mantenimento opera S. Infanzia (in media 5-7 Yen) e vecchi (Yen 50 mensili).
Tasse e pagamento interessi per prestiti.
Sussidio mensile alle suore per l’asilo (mensile Yen 120 per 4 suore).
Libri, cancelleria, corredo per i confratelli.
Onorari ai professori giapponesi (Seminario, studentato, Scuola di Oita).
Tutte queste ed altre spese impreviste gravano sulla missione. Le entrate che apparentemente sono discrete, se tutte funzionano, vennero finora a essere impari al bisogno, dato il forte cambio giapponese, che finora si è costantemente tenuto sulla media di 10 (Yen 1 = 10 Lire). Inoltre la missione, che, come le altre, non può contare su rendite fisse locali, nutrita fin dagli inizi un po’ miseramente, cresce fiaccamente ed ora si trova in un periodo di anemia, che non so se riuscirà a togliersi, dato il dissesto mondiale, risentito specialmente da noi che, come i Superiori, viviamo dell’elemosina quotidiana.
Cause dell’attuale dissesto
Come i Superiori potranno notare dal rendiconto inviato ci troviamo in un deficit di circa Lire 400.000, di cui 200.000 urgerebbe il pagamento.
Come i Superiori conoscono dalle precedenti mie dettagliate comunicazioni, la carità del nostro Don Torquinst mise a disposizione nostra in varie riprese nel 1930 un complesso di Yen 49.600 di cui Yen 20.000 per le suore. Pel 1931 si quotò per somme di cui non ho alla mano i dati (acconto sul terreno di OITA e pagamento saldo della casa delle Suore a BEPPU).
L’offerta per la compera della casa di BEPPU per le suore (1 rata Yen 16.000 comprese le spese di contratto che superano l’offerta) fu devoluta per quello scopo. L’offerta della casa di fitto per le suore a Miyazaki, per un malinteso di Don Cimatti, fu ritenuta da lui, come denaro della missione, e sorto il dubbio sulla vera intenzione di Don Torquinst al riguardo, e avutane la soluzione, Don Cimatti che tuta conscientia aveva consumato per le necessità della vita Yen 3.000 (dei quattro mila) d’intesa colla Superiora delle Suore, cominciò a trovarsi in debito di Yen 3.000 colle Suore.
L’offerta per la casa di Nakatsu in Yen 1500 (ampliamento provvisorio del Piccolo Seminario), all’atto pratico dell’esecuzione del progetto concordato con l’offerente, fu superata di un migliaio di Yen.
L’offerta per la casa di TANO (Yen 1.000) per le stesse condizioni fu superata di Yen 400.
Lo stesso capitò per la fondazione della stamperia, che a cose fatte, per una offerta di Yen 4.500 fra gli edifici (utilizzando case che erano sul terreno) e il materiale tipografico si è saliti ad una spesa di circa Yen 12.000. Rimangono da pagarsi 4.000 cogli interessi (8½%) alla banca per l’estinzione debito terreno in 4 anni. Don Torquinst ha promesso di concorrere nel pagamento delle rate e per questo anno potè mantenere la promessa.
Diede pure Yen 1.000 per opere di colonizzazione a vantaggio dei cristiani di MIYAZAKI, ma non essendosi ancora trovata la forma più utile per quest’opera ed urgendo il bisogno furono devoluti alle necessità della vita, e quindi il centro è in debito anche colla casa di Miyazaki.
Il massimo dissesto però avvenne per la fondazione di Beppu. Si era adocchiato un bel terreno con case (antica polizia di Beppu) e già fatte tutte le pratiche, il giorno stesso del contratto il municipio disdisse e non volle più saperne. Don Torquinst per quest’opera che gli stava tanto a cuore, in due riprese aveva dato Yen 21.000. Le cose successero quando egli partiva. Per oltre due mesi si cercò in Beppu un luogo opportuno per l’opera nostra, e nello stesso tempo che permettesse di accudire il servizio religioso per le suore. Finalmente si trovò, certo non così bello, ampio come il precedente – ed il costo del terreno seppellì da solo l’offerta. Nel frattempo da due mesi per non lasciare inutilmente quel ben di Dio che Don Torquinst aveva lasciato, e non parendomi in coscienza di dovere lasciare abbandonato il centro della Missione, mentre tutte le residenze fiorivano (e non ho mai capito perché Don Adolfo abbia lasciato così asciutto Miyazaki), iniziai l’Opera dell’Asilo.
La buona occasione di un terreno abbastanza ampio, la possibilità di non dovere fare il saldo immediato, come non fu necessario farlo per quello di Beppu, realizzarono la cosa, ed ora è un fatto compiuto.
Altre ragioni che mi fecero propendere alla decisione era per dare lavoro alle suore e specialmente per iniziare dalla missione l’esodo delle ragazze affidandole in locale apposito alle suore, con vero vantaggio dei confratelli, specie in quest’anno che iniziano il tirocinio i nostri chierici. Questo però ha portato con sé che ho sulle spalle il debito di Yen 7.000 da estinguere col Natale di quest’anno (interessi del 8½%) e di Yen 12.000 pel terreno di Beppu da estinguersi in 5 anni cogli stessi interessi o poco più.
Per questa fondazione di Beppu e in genere per i bisogni della missione Don Torquinst promise aiuto condizionato alle possibilità.
Questo sbilancio, che lentamente veniva per la realizzazione di queste opere che una volta iniziate bisognava pure condurre a termine, sempre sperando nelle floride condizioni del munifico donatore (che messo al corrente mensilmente, approvò – ora si lagna che abbiamo fatto troppo) le disposizioni di somme fatte non pienamente conformi alle intese, confidando nell’aiuto dei buoni, che vedendo le opere in realtà sono più spinti ad essere generosi, e ciecamente confidando nella Provvidenza, questo sbilancio, dico, accumulandosi venne al punto che per finire le opere e per provvedere alle urgenti necessità della vita, dovetti ricorrere alla carità di amici missionari (Padri delle Missioni Estere di Parigi, Missionari francescani di Kagoshima, e Padre Faber, Procuratore delle Caroline, nostro allievo dell’Uruguay) che ci aiutarono con vera cordialità per un complessivo di Yen 13.000 (per i missionari di Parigi con l’interesse del 4½%). Fui consigliato al passo anche da S.E. Mons. Giardini.
Queste varie situazioni di fatto furono concordate col Consiglio sia della Missione che della Visitatoria. Pur tenendo volta per volta al corrente i Superiori, pensando che Don Torquinst avesse tutte le facoltà, in fondazioni che egli intendeva fossero donate alla nostra Pia Società (stamperia di Oita, Opere di Beppu) non domandai la regolamentare approvazione ai superiori.
Per quelle inerenti alla missione, pur informandone i Superiori, anzi domandando quali erano i limiti del potere di Don Cimatti salesiano e superiore ecclesiastico, specie nel disporre di somme, non credetti necessario fare pratiche speciali presso i Superiori. Ad ogni modo se per regolarità o a scanso di personali responsabilità è conveniente fare anche questo, ben volentieri sono a disposizione dei Superiori.
A tutt’oggi considero come della Congregazione, pur a servizio della Missione:
1.- Lo studentato filosofico di Takanabe in casa di fitto. Fu comprato da tempo nell’ipotesi che dovesse servire per la costruzione dello studentato (ma non piacque a Don A. Torquinst) un appezzamento di terreno semicollinoso, con campo e bosco, di un ettaro e più, in condizioni pessime di produzione, e che per ora si è dato in custodia ad una famiglia cristiana. Tale terreno è nei pressi di Takanabe.
2.- Secondo il desiderio del Sig. Don Torquinst i terreni e annessi della costruzione di OITA e BEPPU. Se i Superiori li riconoscono come della Congregazione, posso sperare un aiuto al presente o al futuro? Data l’ubicazione e la piccolezza non so se a noi salesiani convenga la cosa. Volendo, la Missione potrà (non certo ora), riscattare e rifondere l’equivalente alla nostra Pia Società.
3.- Nel pensiero del Sig. Don Torquinst non mi risultò chiaro chi intendeva favorire coll’ampliamento di Nakatsu. Credo che l’abbia fatto per le vocazioni in genere. Ad ogni modo non conoscendo le autorizzazioni che aveva l’offerente dai Superiori, prego i medesimi a dire con tutta libertà il loro pensiero anche su questo affare che ritengo per me di coscienza. Come pure è inteso che quanto fu dato da Don T. e fu usato (sia pure con suo permesso o approvazione postuma) per lavori della missione che non erano stati da lui indicati, sarà totalmente rifuso alle opere della Congregazione.
Domando solo ai Superiori: un sufficiente respiro, perché nelle attuali condizioni la missione è a terra.
Ancora una questione, che ho riferito varie volte ai Superiori, e che ripeto qui perché connessa colle questioni di cui sopra, la questione cioè della PROPRIETÀ. È in corso (né so prevedere quando sarà condotta in porto, perché i Giapponesi sono eterni in burocrazia) l’approvazione del riconoscimento legale della Società missionaria di proprietà, per cui la missione è considerata come ente giuridico ed è esente dalle tasse. I terreni però acquistati colla carità del Sig. Don Torquinst sono intestati ad alcuni di noi, permettendo la legge giapponese agli italiani di possedere per legge di similarità, potendo i giapponesi possedere in Italia.
Col tempo si potrà forse pensare ad una società analoga per i beni della Congregazione, ma per ora sarà bene pensare come salvarci dai noti inconvenienti in caso di morte. A chi lasciare in testamento? Anche qui le tasse di successione sono forti. I Superiori che conoscono tutte queste pratiche, abbiano la bontà di consigliarmi. Ogni terreno è intestato a due. Inoltre il terreno e la casa delle Suore a Beppu, pur essendo di loro proprietà, per facilità delle pratiche, fu intestata a due di noi. È da pensarci al trapasso?
Confesso che la mia imperizia in tutte queste questioni di finanza, la speranza di aiuti che per l’attuale crisi poi non vennero, l’aver fatto troppo a fidanza che tutto si sarebbe realizzato e il desiderio di lavorare e fare del bene (perché questo e solo questo fu il criterio direttivo) ci hanno fatto fare il passo più lungo della gamba… Ed ora? Bisogna trovare modo di sciogliere l’arruffata matassa, ed imploro l’aiuto suo e dei superiori.
Domando in modo speciale l’aiuto per le opere che i superiori riconosceranno come della Congregazione. Per la missione picchierò tutte le altre porte che mi sono possibili.
Nel resoconto all’Economo generale ho anche indicato una serie di mezzi, che ci proponiamo di attuare, e che in parte già si attuano (cioè preghiera e fiducia nella Provvidenza, economia ed esatta osservanza della povertà; propaganda di tutti secondo le proprie forze e studio di risorse speciali in ogni casa per migliorare la situazione). È il caso di pensare a vendere ad es. il terreno di Takanabe se si trovasse una buona occasione? Di vendere terreno e fabbricati dell’asilo alle Suore? Dare un congedo per un anno a qualcuno per andare a questuare in qualche parte del mondo? ecc. Che mi consigliano i Superiori e specialmente Lei amatissimo Sig. Don Ricaldone? La morale reale è che in cassa della missione che è anche della Visitatoria, vi sono Yen 400, che usciranno tutti per la fine del mese, e se la Provvidenza non provvede non so che darò da mangiare ai figliuoli.
Da qualche mese non possiamo che dare piccoli acconti anche ai nostri bravi catechisti (a cui si è anche abbassato lo stipendio con vero dolore anche perché è povera gente e anche perché non ne guadagna certo il prestigio della missione, controllati, come siamo, in tutto da questi buoni giapponesi, ma per me penso al pane, e siamo stati lì lì per esserne privi). Si cerca di fare le economie… studieremo se sarà il caso di abolire il vino… Anche in omaggio alla circolare del Rettor Maggiore si abolì la piccola refezione delle quattro, concordata con Lei… Il Signore ci aiuterà certo, perché siamo i più bisognosi.
Spero di averle messo sott’occhio il quadro completo della nostra miseria, ed ho fiducia di un buon aiuto, non fosse altro di buoni consigli. Comprendo benissimo che i Superiori se potessero fare di più per noi lo farebbero, ma “Petite et accipietis… Pulsate et aperietur vobis…” mi spronano a compiere questo che ritengo mio dovere.
Come già ho fatto col Rettor Maggiore (che me le ha dette chiare e tonde come me le meritavo) e che mi ha confermato sempre di più nel pensiero, che tante volte le ho manifestato, sulla mia supina inettitudine, intendo di domandare in modo speciale a Lei scusa se in qualche circostanza le mie parole hanno suonato troppo acremente e con impertinenza verso stati di cose o persone, e colla richiesta unisco la preghiera vivissima di consiglio, di rimprovero, di aiuto.
Per me farò con fede e per dovere (e Lei sa quanto mi costa) quanto so e posso. Funzionerà meglio che sia possibile il Consiglio e l’Economato, e così pian piano organizzeremo questa intricata materia – sono già in giro non so quante lettere per bussare a tutte le porte che mi sono note, dalle più povere alle più elevate; tutti i confratelli che sono al corrente delle nostre miserie mi aiutano in tutte le forme con ardore e con vero spirito di sacrificio.
Confido ciecamente nella Provvidenza e nei Superiori. Spero dunque presto leggerla su queste questioni urgenti, e se nel frattempo può venirci in aiuto materiale per il mantenimento, non potrò che dirle il grazie più profondo del cuore.
Sono noti a tutti i confratelli della missione i momenti di crisi generale; conoscono le difficoltà in cui si dibattono i Superiori, e provando anche essi sempre più in pieno gli effetti di questo disagio, pregano, lavorano e si raccomandano nondimeno alla carità dei Superiori.
Spero che avrà pure ricevuto le mie proposte su un possibile prestito per parte della Cina, che dopo averlo promesso, pare ora vada in fumo… e anche di questo sia benedetto il Signore.
Finisco perché può (mi pare) bastare. Preghi per chi insieme a tutti gli altri confratelli mai la dimentica nel Signore.
Devotissimo come figlio
Don V. Cimatti, sales.