923 /Ricaldone Pietro / 1932-4-8 /
a Don Pietro Ricaldone, Vicario del Rettor Maggiore dei salesiani
Takanabe, 8 aprile 1932
Rev.mo e amatissimo Sig. Don Ricaldone,
Di ritorno da Tokyo per l’adunanza dei Vescovi trovo la sua carità, la carità dei nostri superiori e Deo gratias!
Spero così di arrivare fino a Giugno, in cui arriverà qualche cosa. A Tokyo il Signore mi ha fatto provare le delizie della quasi perfetta povertà perché di notte in Arcivescovado fui derubato di tutto, perfino dei calzoni, con denaro preso in prestito. Evviva! Per strada il Vescovo di Okayama mi ha gentilmente fatto mangiare con sé… Provai con gioia la nullità delle cose umane e la bontà della Provvidenza, che poco dopo a mezzo del buon Mons. Roy (ricorda?) di Kagoshima mi faceva riavere tutto il derubato, perché i ladri arrestati avevano ancor tutto con sé. Se le raccontassi i particolari risulterebbero chiare le eleganti disposizioni della Provvidenza, la nomea che abbiamo presso tutti i Vescovi e ordini religiosi di poveri e l’affetto che tutti nutrono per noi.
A proposito, Mons. Roy, Amministratore Apost. di Kagoshima, francescano, va in Canada, e torna in Giappone per l’Europa. Vuol venire a Torino, dove mi diceva “spero rivedere il Sig. Don Ricaldone”. Lei sa quanto dobbiamo a questi cari francescani, veri nostri benefattori. Non dubito che Lei farà le accoglienze oneste e liete. Vuol conoscere più a fondo l’opera nostra, e potrà aiutarci molto. Novità speciali:
Don Cecchetti è tormentato dai suoi reumi – lo faccio visitare e curare. Se non basterà la cura degli inferni [acque termali], non so che potrà concludere, tanto più che si lascia tanto abbattere e demoralizzare, e trova grande difficoltà per la lingua. Deus nos adjuvet.
Per le suore. Quanto Lei consiglia già fu fatto, e tanto la Madre generale che l’economa ed il consiglio generalizio risposero negative, data la crisi e lo sforzo che hanno dovuto fare per Beppu. Ma seguendo il suo consiglio ritento la prova. Le difficoltà in cui si trovano le suore sono:
per la lingua (che non hanno studiato, né studiano troppo),
per non aver trovato ancora la forma di lavoro propria della loro Congregazione,
per le critiche circostanze in cui mi trovo non ho potuto dare l’ubi consistam per l’abitazione (stanno ora a disagio certo, nell’asilo) [......]
Le aggiungo a parte specchietto della nostra situazione al primo aprile, presentata al consiglio dal nostro Don Piacenza. Lei è buon calcolatore e non so che dire. Il povero Don Cimatti, anche senza il suo consiglio purtroppo!, ha dovuto toccare il deposito del Seminario (ed ecco un altro buco) e farsi imprestare qualche cosa che bisogna restituire. Il calcolo suo, amatissimo Sig. Don Ricaldone, è basato in massa sul sussidio (vincolato nello scopo) dell’Opera di S. Pietro, toccando il quale naturalmente si apre un nuovo buco. Le Lire 200 mila di cui parlava Don Cimatti sono necessarie per chiudere i debiti urgenti – per gli interessi delle somme che si devono a privati o a banche. E per vivere? Ogni mese, per stare al minimo, le sei residenze abbisognano di Yen due mila (ma è un po’ di più), non meno di Lire 15 mila. Finora Propaganda ha oscillato tra la media di Lire 105-110 mila, al resto ha pensato la Congregazione e la beneficenza, poiché sono esigue le entrate sul posto.
Se noi non riusciamo ad ottenere un fondo straordinario che ci liberi dai debiti, non so davvero come limitare o arrestare la corsa, o il rotolamento.
Avevano questo scopo le pratiche dirette personalmente al S. P. e al Duce. Il non aver ricevuto una semplice benedizione dal S. Padre – l’aver avuto da Lei assicurazione che il Duce si interessava, ci faceva sperare bene, ma dall’agosto passato in cui partivano le pratiche ha risposto Propaganda con le 20 mila lire ed i nostri buoni superiori con le 25 mila lire. Le 100 mila lire dell’Opera di S. Pietro sono il frutto di 4 anni (dico quattro) di richieste.
È davvero il “petite et accipietis” (molto futuro), ma come dissi e come Lei sa queste hanno destinazione fissata. Le ho toccate… ed ora bisogna in coscienza rimettere anche queste a posto… E certo il debito aumenta.
Quanto alla questione Don Cavoli non tema delle condizioni attuali. Non si fa nulla, se non si ha la base, e si fa un tanto, secondo la base. D’altra parte tutte queste cose sono per attivare i confratelli a far fuoco colla loro legna, e tela col filo, ed abituarli a chiedere l’elemosina, cosa che finora facevano pochino. Oh, non tema che si vada in nuovi debiti… Speriamo salvare qualche anima di più… Insomma la regola ora adottata (e mi sembra sia quella finora adottata) è “una cosa è necessaria per la gloria di Dio e la salvezza delle anime?”. “Non si guardi per il sottile e si fa”. “Non c’è questa necessità immediata?”. Si attendono i mezzi e si fa secondo i mezzi.
Quanto alla questione proprietà, grazie dei consigli. Molto del materiale raccolto al riguardo era già spedito da qualche anno a Torino. Ad ogni modo prossimamente rispedirò. Ora le società missionarie sono approvate dal governo e spero che per giugno siano regolarizzate tutte le proprietà della missione, finora intestate a morti o a giapponesi. Mi consigliano di farne una consimile per la nostra Società. Terrò informato e seguirò i suoi consigli, dopo aver interrogato Congregazioni religiose e legali. Noi possiamo possedere come i giapponesi lo possono in Italia.
Ed ora in cauda venenum. Nel prossimo mese invierò alcuni pensieri sul futuro studentato teologico. Ma ora urge pensare al prossimo anno. Mi è indispensabile un professore di filosofia. Se per le altre materie non è impossibile aggiustarsi, per la serietà della scuola veda di trovarmi un buon insegnante di filosofia. Siamo osservati da tutti i missionari (non è esagerazione) che attendono vedere miracoli dai salesiani. Potrà aiutare per la tipografia? Qualche buon coadiutore che sappia fare un po’ di tutto ci potrà essere? Quanti chierici potrà mandare? Nello studentato ce n’è del secondo anno uno, e quattro del primo. Veda un po’. Spero anche qualche buon prete, vero?
A Torino prevedo sarà assediato dagli Ispettori… Affido i nostri bisogni al suo cuore, perché non posso essere vicino (vari confratelli non trovano giusto che le Visitatorie, che contano pure un numero ragguardevole di confratelli, non possano aver voce…) e rappresentarglieli a viva voce.
Ci aiuti, ci consigli, ci ami… Siamo i più lontani ed i più bisognosi in tutti i sensi ed è per questo che il Sig. Don Rinaldi ci prediligeva.
Ho varie altre questioni che sottoporrò ai Superiori ad elezione avvenuta.
Voglia benedirmi e pregare per me specie in questo mese di Don Bosco. Con affetto filiale per tutti:
Aff.mo
Don V. Cimatti, sales.