342 /Rinaldi Filippo / 1928-4-3 /
a Don Filippo Rinaldi, Rettor Maggiore dei salesiani
3 aprile 1928
Mio sempre amatissimo Padre,
Fine mese… perciò al solito dovere.
Le accludo lettera di Don Garelli. Ne scrissi all’Ispettore – non so che farò, ma forse andrò a trovarlo – se sarà mal fatto il Signore e Lei mi darà penitenza. Mi dia qualche consiglio al riguardo.
Il giorno delle Palme giunse telegramma dalla Delegazione annunciante l’erezione canonica della nostra Missione indipendente. Attendo lettere e da parte dei Superiori (Don Ricaldone deve davvero essere morto per il Giappone) ordini, schiarimenti, il quid faciendum, insomma.
Per parte mia insisto, riinsisto, riinsisto per aiuti di personale, che apprenda la lingua e subito. L’attuale personale è tutto assorbito nel lavoro che si moltiplica e si rende difficile ogni giorno più. Lei sa in che condizioni di salute è – se continua così fra pochi anni… Lei comprende. Bel costrutto davvero e bel risultato. Come ho scritto in altre, ma è tanto difficile al Sig. Don Ricaldone o a Lei scrivere: “Per il personale non c’è da pensarci! Oppure stiamo preparandolo, ecc.?”. Almeno si sa come orientarsi… Ma così, via… non va!…
Ed ora un po’di rendiconto. In vicinanza della S. Pasqua fervendo il lavoro di preparazione alla grande solennità per tutti, non andai a Oita e Nakatsu. Probabilmente il lunedì di Pasqua verranno da Nakatsu e Oita a Miyazaki e vedremo. Mi consta però che tanto a Oita che a Nakatsu la salute materiale e spirituale va bene e perciò Deo gratias! Don Cavoli di tanto in tanto ha bisogno di scaricare il nervoso. Spero poco a poco si calmerà: preghi anche per questo scopo. Per il resto bene…
Don Cimatti: salute buona come sempre. Lavoro e studio: ce n’è finché si vuole in ogni senso.
Pratiche di pietà: regolari in comune. Certo che quando devo andare in giro non riesce facile fare bene tutto e purtroppo debbo confessare di non essere riuscito a farle tutte bene.
Frequenza ai Sacramenti: regolare. È un punto questo delicatissimo e che credo i superiori studieranno, cioè della possibilità della buona confessione per i missionari. In pochi, se ci fossero degli urti è un punto pericoloso – se ci fossero delle miserie più pericoloso ancora.
Basta! Il Signore ci aiuti.
Proprie occupazioni e regole: mi pare di essere a posto; devo essere più oculato e vigilante in tutto. Che vuole? Lei sa com’è questo povero mascalzone.
Carità: mi pare bene in tutto. Sento naturalmente forte l’affetto… ma il Signore mi ha fatto così: ho da lottare e da stare in guardia sempre. Per l’amor proprio mi pare di essere calmo. È così chiara la cognizione di fatto della propria nescienza, inesperienza, e della difficoltà di riuscita (per me) in grande stile, che, grazie a Dio, sono calmo da questo lato.
Inconvenienti: per ora, non ne vedo.
Continuiamo nel solito lavoro di avvicinamento di cristiani e di pagani – dare a tutti la possibilità e comodità di essere buoni cristiani o di diventarlo – far conoscere l’opera nostra.
E che vuole? In Giappone più che il lavoro di massa è necessario proprio quello personale. Il cristianesimo in mezzo al paganesimo ha bisogno di continui puntelli, starei per dire quotidiani — è inoltre da ricostruire tutto in cristiani che da 15-20 e più anni abbandonati, si possono dire tali perché hanno ricevuto il Battesimo e non sanno più nulla e si sono dati alle pratiche pagane o sono indifferenti. Poche pecorelle sparse, non sempre a tiro… È necessaria l’istruzione religiosa, la stampa di buoni libri e scuole e insegnanti e chiese. Là dove c’è sia pure un piccolo centro di cristiani, ci vuole il prete e la chiesa, se no, in Giappone non concluderemo mai nulla…
E pensare che Lei sa da tempo tutto questo… e non manda neppure uno; dico uno, dei tre, che seguendo l’esempio di S. Francesco Saverio domando da tempo… Così fino al 1930 non possiamo sperare un aiuto… No, no, non va, non va.
Per parte di Don Cimatti credo non ci debbano essere rimorsi di sorta: ma insisterò usque ad importunitatem.
Più si procede più si svolgono e chiariscono le difficoltà. L’amato Don Ricaldone nei riflessi del Giappone ha ricevuto (come noi agli inizi) le più belle impressioni. La realtà è ben diversa… Oh, quanto sudiciume sotto la bella lacca giapponese! Cominciano a Nakatsu le prime guerricciole per impedire che si frequenti dai giovani la Missione – assidui finora – si dileguano… Storia solita, buon segno anzi, ma… come far fronte se da Torino non rispondono con chiare direttive? Lei sa che Don Cimatti è testa povera e matta… e allora?
Per S. Giuseppe fu tra noi Mons. Vescovo per le Cresime e ne fu soddisfatto. Deo gratias!
Ed ancora non mi rimane che augurarle buon mese di Maria. In quel tempo forse saremo in giro nella grande isola per cantare con una serie di concerti le lodi di Dio e far conoscere l’opera nostra, ma più il lavoro missionario e la fede.
Tokyo, Yokohama Osaka, Kyoto vedrà i poveri figli di Don Bosco… e Maria A. e Don Bosco si faranno onore… A noi tirino pure anche le patate, ma Dio sarà glorificato e nel gran salone di Tokyo spero poter intonare (oh, il Signore mi dia in quell’ora l’efficacia della parola di Don Bosco!) “Cristo risusciti in tutti i cuori, Cristo si veneri, Cristo s’adori” attraverso la bella melodia italiana del secolo XII.
Spero pure realizzare a Miyazaki qualche cosa del Congressino Mariano…!
Se poi riesco a far piombare fin qua il nuovo Vescovo Mons. Hayasaka… è la volta che la Madonna ne vedrà delle grosse… E pensare che da Torino!… Basta, se no le dico troppo grosse.
Preghi per me specialmente: gli altri sono brava gente, ma Lei conosce il bisogno che ha questa povera anima… Mi benedica.
Tutto suo affettuosissimo figlio
don Vincenzo Cimatti