3875 / Marega Mario / 1949-11-9 /
a Don Mario Marega, missionario salesiano in Giappone
Tokyo, 9 novembre 1949
Carissimo Don Marega,
Ricevo le tue due cartoline e la lettera accoratissima, e partecipo con cuore al tuo doloroso stato d’animo, e vorrei essere capace di poterlo riversare nel mio cuore, e così tentare almeno di lenire la tua attuale condizione. In altre tue mi hai manifestato non poche volte la tua domanda al Signore di soffrire. Penso che quanto hai domandato il Signore te lo cominci a concedere sotto questa forma. Mi dici ora che sei sicuro che niente avviene se non per volontà di Nostro Signore. (Per me non ho avuto mai la forza di domandare directe quanto hai domandato tu al Signore, ma solo che in me si adempia quanto è della sua volontà nelle forme, nel tempo, nelle circostanze che vorrà).
Mi sembra che per vincere lo stato burrascoso del momento non ci sia per te che ravvivare proprio la tua fede nella volontà di Dio, che così dispone – donarti generosamente ed adagiarviti con semplicità.
Chi ti scrive ha provato molte volte di questi momenti. Mi pare, grazie a Dio, di averli vinti con l’unico mezzo sopraindicato: adesione completa e pratica (eseguendo cioè come mi si diceva) alla volontà di Dio.
Non nego (ed è troppo naturale, ed il Signore lo capisce perfettamente) che si può dire (e lo ha provato e detto Lui – si licet parva componere magnis) che se lo “spiritus promptus est, caro autem infirma”. Dobbiamo però dire, non foss’altro che con rassegnazione, il “fiat voluntas Dei”. Sono anch’io del tuo parere che non va bene parlare di sé: ma è solo per chiarire il mio povero pensiero.
Sa il Signore che cosa ha sofferto chi ti scrive pel suo ritorno in Giappone (mesi di sofferenze, mai provate in vita): l’unico balsamo efficace e la pace fu l’abbandono totale e pratico nella volontà di Dio.
Pel momento non ho altro modo per partecipare alle tue ansietà che consigliarti quanto ti dissi e poi pregare, pregare… E l’ho già fatto, e lo faccio: te l’assicuro, e con tutta la forza dell’anima mia.
Oh! Sì. Non potendo né dovendo occuparmi più directe di ognuno di voi, non mi resta che (nell’affetto intenso che sento per ognuno dei miei confratelli del Giappone) pregare, pregare, pregare per ognuno di voi.
Non so ancora in pratica che lavoro mi sarà assegnato (ed attendo anch’io), ma in quanto fossi capace sono sempre disposto ad aiutare te e tutti.
Che vuoi? Ne ho tante da scontare e penso di essere prossimo più di voi tutti al gran rendiconto.
Caro Don Marega, prega anche tu per me. Ti abbraccio e benedico nel Signore. 1
Tuo
Don V. Cimatti, sales.
1 Abbiamo già fatto notare il carattere difficile di Don Marega. Don Cimatti fin dai primi tempi da che arrivò in Giappone, pur apprezzandone le doti intellettuali, ebbe a sperimentare le difficoltà nelle relazioni umane. Egli cercava in tutti i modi di incoraggiarlo nei suoi studi sugli antichi cristiani. Ma proprio alla fine del suo mandato, Don Marega ebbe un urto nella casa di Oita dove si trovava. Notare la delicatezza e la fede con cui Don Cimatti gli risponde.