918 /Ricaldone Pietro / 1932-3-27 /
a Don Pietro Ricaldone, Vicario del Rettor Maggiore dei salesiani
Takanabe, 27 marzo 1932
Amatissimo Sig. Don Ricaldone,
La data le dice la festa di Pasqua. Alleluia!
È il primo anno che la passo tra dolori fisici e più morali. Speravo davvero che S. Giuseppe ed il buon Gesù avessero disposto le cose in modo che i sospirati aiuti di cui si parla che dovrebbero venire, giungessero per far un po’ di bene, con cuore un po’ sollevato le feste di Pasqua. Silenzio da ogni parte… Sicut placitum Deo… Sic fiat voluntas!
Umiliazione più profonda non potrebbe venire. A giorni raduno il Consiglio.
Al punto in cui siamo e per ora non vedo via d’uscita – più che chiuderci in casa e pensare a vivere, eliminando quanto richiede spese fuori del vitto – finché al Signore piacerà provvederlo – sopprimere la propaganda – facendo conto di ritornare una cinquantina di anni addietro, quando in queste zone non c’erano missionari – che fare d’altro?
Paragonando le mie piccole preoccupazioni a quelle enormi dei Superiori, certo sembrerò ridicolo, ma il fatto è così. E quid faciam? Oh, davvero che per soldati al fronte è ben umiliante…
Il dolore di oggi è certo amor proprio ferito. Ma via… Un po’ di festa speciale per Pasqua – pagare il pane, pagare i catechisti che, poveretti!, han pur da pensare alla loro famiglia – mi pareva doveroso, ed ero certo che il Signore mi avrebbe aiutato. Ha disposto diverso e così sia, è certo per il bene. Avrei bisogno di aiutare un po’ le suore, i capi delle residenze che si trovano con niente, perché attendono tutto dal centro (che non può venire in soccorso) soffrono assai e Don Cimatti più di tutti perché non può far niente.
Alla fine del mese un po’ di rendiconto mio e dei miei.
Salute: ottima. Alle volte piccoli disturbi cui non si pensa.
Lavoro: di apostolato nulla. Tutto il tempo va nella scuola e a tentare di sollecitare la carità dei buoni e tener su il morale dei confratelli. Tento tenermi un po’ in esercizio colla lingua giapponese.
Vita spirituale: tento di umiliarmi davanti a Dio che ci prova. È tutto dovuto alla mia inettitudine. Per me il più doloroso è che Dio e i superiori mi sopportano. Non capisco davvero nulla di nulla. Fiat voluntas Dei.
Regole e voti: nulla di speciale. Il cuore alle volte batte fuori di posto… Ma mi pare ci sia intenzionalmente e sempre di mezzo il Signore. Non vorrei però metterlo dove non si deve.
Carità: bene con tutti, Deo gratias!
Gli altri…
Suore: Non riesco, per mancanza di mezzi, a metterle a posto un po’ decorosamente, ed esse non vi si adattano troppo. Finora non ne siamo entusiasti.
Casa di Tano: Don Lucioni ammalato nevrastenico. Il chierico benino. Casa nuova. Avrei bisogno di allattarla molto perché cresca bene e forte… Lei sa in che acque mi trovo.
Casa di Takanabe: Don Piacenza sofferente (gamba e testa). Gli altri bene, salvo Don Cecchetti (reumi). Non riesco ad avere notizie sugli individui (salvo di alcuni) e così si prolunga il lavoro di conoscenza dei nuovi venuti, ricominciando da capo sempre. Ho chiesto documenti e notizie confidenziali agli ispettori… Oh sì!… Non sono mai riuscito a capire perché non si possa rispondere alle lettere… Mah, saranno smarrite e pazienza.
Casa di Oita: Don Margiaria stanco morto. Don Marega pessimista e brontolone (pur facendo sforzi per…). Chierici debolini di salute. Merlino nervoso. È la casa che dovrebbe tenersi in piedi ed aiutare la missione. Non trovo ciò che ho domandato e a tanti, di anticipare un capitaletto per il materiale, ecc.
Che vuol fare? Lavoro ne avrebbero e quanto, ma…
Casa di Beppu: Don Pedro farraginoso, benino. Come Tano, casa nuova. 1Cresceranno rachitici, ché non hanno nutrimento sufficiente. E c’è tanto lavoro…
Suore di Beppu: non sanno ancora che pesci prendere… Ma vedremo. Stentano anche loro per i mezzi. E Don Cimatti deve loro ₤ 30 mila…
Casa di Nakatsu: Don Tanguy stanco, gli altri bene. Seminaristi in aumento. Spero entreranno forse una mezza dozzina. Ed anche questi gravitano…
Come vede il personale materialmente stanco o ammalato, non posso metterlo a riso giapponese o al loro vitto. Quando siamo obbligati a farlo si torna con dei mali di testa… Ma più che tutto sempre nell’ansia del come fare a provvedere e il necessario per vivere e per il lavoro di propaganda, che ammazza più che le indisposizioni di salute. Clima più atto a rompere qualsiasi nervo costituito col vento (quasi quotidiano) e repentini cambiamenti di temperatura. Ma che può fare il povero Don Cimatti se non rodersi internamente nell’impotenza di venir in aiuto?
La figura poi che fa la Congregazione di fronte ai Padri delle missioni non restituendo noi quanto ci hanno imprestato con carità, la lascio pensare. Beh! Nel numero delle umiliazioni anche questa è buona. Non parlo dei debiti coi pagani… Essi che valutano gli uomini col solo metro materiale, non sono certo attirati verso la Chiesa.
Insomma, più débâcle di così… Non creda che carichi le tinte, anzi. Ma… che dire? Il Signore fa bene le cose – noi lo preghiamo – è segno che le nostre povere vedute sono molto diverse dalle sue.
Don Cimatti finirà per essere “vox clamantis in deserto” e vedo bene che lo si [va] facendo intorno…
L’importante è che regni Lui e così sia. Supplico i Superiori a venirmi in aiuto colla preghiera, almeno col consiglio (questo non è difficile) e se è possibile con qualche mezzo.
Roma silenziosa, eterna… Ma almeno non avessero suscitate speranze e dicessero subito sì - no (costa anche questo poco…). Segno che non sono pratico della vita.
Per questa volta può bastare, penso. Lamentele ne ha sentite! Fossi solo potrei soffrire altro che questo, ma ho dietro di me fratelli e sorelle; e interessi delicati di terzi… Ed è tutto qui.
Non sono né sfiduciato, né stanco materialmente, né spiritualmente. Deploro la mia inettitudine e supina deficienza tante volte manifestata a Dio e ai Superiori. Manifesto ai Superiori lo stato delle cose per riferire la responsabilità anche a chi tocca.
Preghi anche Lei perché entriamo nei due mesi più terribili (aprile e maggio). Non so dove battere la testa per arrivare a giugno. Mi aiuti il Signore.
Preghi e faccia pregare per noi e se può trovare mezzo per aiutarci anche in poco (come ripetutamente avevo scritto – ora che lo yen dava giù) è certo carità. Ricordi (se è possibile) l’impegno preso annualmente dal Capitolo Super. per i nostri chierici (mi pare siano due anni che sfuma). Comprendo che se i Superiori potessero lo farebbero, ed anche che se non l’osservano non possono certo, ma veda un po’…
Preghi per me ut non deficiat fides et caritas ergo Deum et proximum.
Peramanter:
Don V. Cimatti, sales.
1 Iniziata nella massima povertà il 9 dicembre 1931. Don Escursel ne era incaricato. Le suore vi avevano fondata una casa nel maggio 1931, e avevano bisogno di assistenza religiosa.