2653 Cecchetti Albano / 1940-12-16 /
a Don Albano Cecchetti, missionario salesiano in Giappone
Miyazaki, 16 dicembre 1940
Carissimo Don Albano,
A bocce ferme, vedremo anche per la visita, prima bisogna che il nuovo Kyokucho ( = Ordinario) prenda in mano il volante… e poi vedremo.
Sto cercando, ma anch’io sono forse più all’asciutto di Lei. Provi a muovere il cuore di Don Liviabella… ed anche sollecitare dall’Italia per mezzo di qualche buona persona. Una sua lettera scuoterà molti – anche rivolgersi a qualche comunità religiosa. Invio intanto quod habeo, che è davvero molto poco.
Per il problema futon (trapunta) vedrò se potrò trovare qualche briciolo – ma al momento sono spremuto.
Per il bravo Moriwaki sorge il problema del suo avvenire, data la povertà della mamma che (direbbe quel nostro cotale)
Non ha pane se non da me
ed io non ho danaro per mantenerla
almeno per domane…
Così mi scrive. Quid respondeam?
A Miyazaki può venire quando vuole, ma il problema posto non si aggiusta venendo qui, anzi, se venisse qui, e poi non potesse tornare a Tokyo sarebbe peggio.
Ed ora questi figliuoli, in pratica, non sono più in mia mano. Per ora gli scrivo:
Preghi
Che ne pensa la mamma? Lo lascia libero per la sua vocazione? Ed egli come si sente al riguardo?
È possibile trovare sostentamento per la mamma? (pie persone, cristiani, ecc.)
Parli con Don Cecchetti, e poi caro Don Cecchetti preghiamo, preghiamo, preghiamo.
Per Obata Deo gratias! Intanto anche per lui, piano piano, prepari le carte. Ma se è cristiano da poco tempo, non si può avviare alla vita religiosa troppo presto.
Con Don Cavoli ho già parlato e l’ho insistentemente pregato a venire (e se non viene l’obbligo): sente i sintomi dell’itterizia – si è messo a regime – e avrà bisogno di riposo un po’ lungo. Mi ha detto che gli lasci finire le feste, e faremo così: ed anche in questo il Signore ci benedica.
Per la pompa più che comprarne una nuova… Guardi! Facciamo così. Lei mi celebri 24 Sante Messe di cui le mando l’equivalente (un po’ più di 2 Yen), ma veda di non impiegarli che per quanto mi dice (futon, pompa). Trovandoci in tempi difficili tutti capiscono che non possiamo largheggiare in cose superflue… e Lei adoperi per le necessarie.
Domanderò a Don Braggion per la tinta a dose… ma pensi prima al necessario poi alle vernici. Il buon Don Arri sa che quando Don Cimatti può non nega nulla: anche Lei lo esorti a non temere di domandare. L’abbraccio e benedico con l’anima.
Tutto suo
Don V. Cimatti
Legga pure la lettera che scrivo a Moriwaki – penso che Lei e Lui capirete.
Se non trova altro al momento, dia buona stampa come piccoli doni.
La tinta si chiama chako (in vendita dai coloristi, drogherie, forse circa tre Yen la scatola). Si versa in acqua bollente e si rimescola finchè diventi tinta quasi nera e così calda con pennello si dà al pavimento – una, due, tre volte secondo che è più o meno carica, attendendo sia asciutta la prima mano.
Prima di dare la tinta pulire bene il pavimento. Con due scatole Don Braggion l’ha data a tutto il Seminario.
In fine si dà un po’ di cera. In caso Lei cominci dal basso, magna cum economia: se vuol poi mantenere pulito naturalmente non si può entrare colle scarpe.