Cimatti|Caviglia Alberto / 1934-7-10

1284 /Caviglia Alberto / 1934-7-10 /


a Don Alberto Caviglia, salesiano, studioso di Don Bosco



+ Miyazaki, 10/VII/34

Amat.mo D. Caviglia,

La sua inaspettata e graditissima, colla vistosa offerta davvero regale degli amici di S. Giovanni, mi ha commosso davvero. Oh, D. Bosco, D. Bosco! Grazie, caro D. Alberto, e grazie a quanti hanno cooperato. So dai giornali delle escursioni sue celebrative. Bravo D. Alberto! Ma come fa Lei a fare e a far così bene, e come fanno gli amici di S. Giovanni a voler tanto bene a questa missione? È l’amore alle anime che guida voi tutti. Siate benedetti, siate benedetti.

Godo immensamente della felice riuscita della festa di S. Giovanni. Non poteva non riuscire dato quanto D. Bosco ha fatto per S. Giovanni, dato chi lavora a S. Giovanni e chi frequenta S. Giovanni. Deo gratias! Soli Deo honor et gloria.

Grazie pure di quanto fa ad ogni piè sospinto per la propaganda nostra. Vado a rilentissimo a mettermi in comunicazione diretta col governo d’Italia (e potrei farlo perché ho relazioni e potrei averle anche col Duce directe e lascio piuttosto che facciano coll’Ambasciata, ecc. altri, perché sono sicuro che se si sapesse e strombazzasse in Giappone che il governo italiano sussidia o dà forti somme ai missionari italiani, ne deriverebbe un danno. Oh, D. Caviglia, capisco niente di politica o diplomazia, ma se vi è un popolo suscettibile al sommo è questo – e ne perderemmo e come salesiani e come cattolici. Bisognerebbe che il governo desse ai Superiori. Per me sono di questo parere. In questo ordine di idee (che i missionari possano essere mandatari di governi) si è poco progrediti dai tempi di S. Francesco – e Lei sa che fra gli incentivi delle persecuzioni ci fu anche questo, ed ora con un governo non tenero certo per i cattolici e religiose, e mai tenero per gli europei, la precauzione è mai troppa. Il giapponese è tipicissimo, furbissimo nella sua infantile semplicità – e potesse ora rinnovare le persecuzioni d’un tempo ne ha tutte le doti.

Mi avveggo di dilungarmi ed entrare in campi delicatissimi, e che non è prudente affidare alla carta. I giapponesi non si convertono facilmente perché superbi – perché i missionari sono stranieri – e perché per loro il massimo problema è quello della materia – Non hanno filosofia – e i problemi dello spirito vanno a farsi benedire.

Mi perdoni la predica – ma ci vogliono ancora secoli… Quindi il meglio è formare buon clero indigeno e lavorare nelle opere della gioventù e beneficenza, ed è quello che modestamente si tenta di fare. Sembra tempo perso. Ma nelle nostre feste di D. Bosco come spiega Lei l’accorrere delle masse (a Miyaz. alla conferenza e musica non erano meno di 3000 – fra cui tutti i pezzi grossi della provincia, comune e scuole) per onorare uno straniero (santo… non capiscono una saetta). Sono i giovani nostri che in un bel coro di oltre 500 guidati dal barbone cantavano e bene 1








Oh, D. Bosco! Non è tempo perso, e vedrà fra 10 anni… Chi ci sarà, chi vivrà, vedrà.

So dal Sig. D. Giraudi delle precarie condizioni di salute del nostro caro D. Ricaldone. Preghiamo.

Evviva D. Pagella! – Pare che al gran Seminario si metterà un organetto. Venisse per collaudarlo! Ma faccia così: vengano giù! facciamo una tournée… onore e gloria – Prego di gran cuore per Lei cotidie e per la sorella e tutti i buoni amici di S. Giovanni, dall’ottimo Sig. D. Bettini al buon Carlo.

L’abbraccio e bacio. Tutto suo aff.mo

D. V. Cimatti, sales.


Abbia la bontà alla prima occasione di sapermi dire il nome del Comm. Zoppi (quello che si prestava nel teatro a S. Giovanni) – non so se sia Giovanni o Giuseppe o altro).







1 Utae D. Bosco = Cantate a D.Bosco