Cimatti|Mooney Edward / 1932-7-21

973 /Mooney Edward / 1932-7-21 /


a S.E. Mons. Edward Mooney, Delegato Apostolico



Miyazaki, 21 luglio 1932

Eccellenza,

Come da promessa dell’ultima mia scritta da Beppu Le presento una relazione dettagliata degli avvenimenti, per ora calmati, succeduti nella nostra missione, che certo anche in questo modo il Signore vuol provare… e sia fatta la sua S. Volontà.

Il motivo della presente relazione e documenti è oltreché di informazione a V. E. per avere quei consigli che siano del caso per nostro conforto, esperienza, incoraggiamento e correzione, e non tema di dirci quanto crede opportuno, che i figli di Don Bosco desiderano essere aiutati in tutto ed hanno bisogno di essere aiutati.

Ma ne è anche motivo il desiderio di esprimere il nostro povero modo di vedere e che cosa abbiamo praticamente fatto per fronteggiare la situazione e che intendiamo di fare. Sentito anche il parere del Consiglio della Missione e di persone estranee, proponiamo:


  1. Di fare opera di propaganda individuale presso le Autorità cittadine e scolastiche per far capire tante cose, che, povera gente! non conoscono.

  2. Idem fra i giornalisti.

  3. Fare al più presto un pubblico “Koenkai” (= conferenza) non per iniziativa della missione, ma di privati, in cui il Prof. Sato (è il nostro catechista di Takanabe, professore di Università, ecc.) esprimerebbe chiaramente l’insegnamento cattolico in relazione ai discussi problemi.

  4. Invitare a che la Delegazione Apostolica a mezzo dell’Ammiraglio Yamamoto o di altri presenti ai competenti Ministeri domanda per la giusta riparazione per parte specialmente delle autorità cittadine e scolastiche che davvero si sono comportate assai assai male nella questione.

  5. Rafforzare la fede dei cristiani e cementare la carità per tutti con una sacra missione.


L’E. V. farà quanto crede, che naturalmente a noi non spetta comandare: è un nostro povero pensiero. Siamo pronti a ricevere con gioia quanto l’E. V. ci consiglierà. Preghi per noi; ci voglia bene, che specie in questi momenti la nostra consolazione è essere vicini a Lei, come rappresentante del PAPA.

Ed ora permetta che in forma confidenziale manifesti quanto può rappresentare il lato debole della questione e che forse è la parte più delicata del problema.

La missione fino dagli inizi si trovò di fronte un avversario che ha tanta parte anche nel presente problema, cioè il Vice-Sindaco.

Pur non avendo prove assolute di fatto sulla persona, è certo che fin dagli inizi la missione fu truffata dal municipio per la compera di un terreno che sarebbe stato bellissimo per la Missione e che proprio nel giorno in cui si doveva fare il contratto, fu in un modo assoluto disdetto dal Municipio.

È questo signore che ora nelle adunanze dice che non abbiamo diritto di insegnare la religione cattolica a Beppu.

Il nostro catechista, certo Sig. Gyoji, che viene da Okayama, è alquanto forte nel parlare e benché gli si stia dietro non è improbabile che forse un po’ fortemente, in pubblico nelle conferenze di propaganda, e privatamente nell’istruzione dei catecumeni, abbia espresso assai fortemente il suo pensiero. Quando parla delle altre religioni certo si accende facilmente. Maneggia anche bene la penna, ma quando pubblica, essendo facilmente controllabile, non può destare preoccupazioni.

È assai zelante nella ricerca e istruzione dei catecumeni, fervoroso, pur non essendo assai profondo nell’istruzione religiosa, che pian piano viene corroborando. È un recente convertito dal buddismo. Non va d’accordo con un certo numero di cristiani. Al momento attuale questo è il problema più grave.

La piccola comunità (una trentina di cristiani) scissa non è certo la più bella consolazione, specie in questi momenti. Alcuni attribuiscono alle intemperanze del catechista lo stato attuale della situazione. Ma anche qui prove chiare non ci sono. Alcuni difendono il catechista…

Non essendo assodate le prove, immediatamente licenziare il catechista non pare giusto. Se egli – vedendo la burrasca – se ne andrà spontaneamente, DEO GRaTIAS, ma e per l’onore suo e per l’onore della missione il licenziarlo ora sarebbe come dar ragione a quanto fu pubblicato.

Questa è certo la massima spina del missionario che si propone appunto e colla sacra missione e col parlare ai singoli cristiani di mettere pace e fraternità.

Il giovane incaricato dell’Oratorio è un certo Nakada, pieno di buona volontà e che ci sembra adempia bene il suo dovere. È figlio di vecchi cristiani.

Come vede l’E. V. eccole riunito alla meglio quanto ho potuto raccogliere sull’argomento.

Sono sicuro che il Signore in tutto questo ha i suoi fini: istruire la nostra inesperienza e forse darci modo di fare una buona propaganda.

Sta sempre però il fatto che le ombre, le macchie, di questo genere di cose restano.

In queste avversità poi se manifestassimo verso le Autorità paura e non lottassimo per non lasciarci calpestare e per manifestare chiaramente la verità, mi sembra che non faremmo gli interessi della Chiesa, né della nostra Congregazione, né degli individui.

Ecco il motivo della presente di cui l’E. V. farà il conto che crederà. Non desidero che la gloria di Dio e la salute delle anime dei miei confratelli e della mia e di fare nella missione affidataci dalla Chiesa tutto il possibile perché il bene si realizzi in tutta la sua estensione per le povere anime di questi poveri pagani, cui si deve perdonare molto e forse tutto, quia nesciunt quid faciunt.

Preghi per me e mi aiuti quanto può in tutto.

Col più profondo ossequio

Don Vincenzo Cimatti, sales.

Super. Miss.