3257 / Ricaldone Pietro / 1945-10-… /
a Don Pietro Ricaldone, Rettor Maggiore dei salesiani
IN VISITA ALLA MISSIONE DI MIYAZAKI1
Ottobre 1945
Rev.mo ed amat.mo Sig. D. Ricaldone,
Dopo un disastroso viaggio, giungo in missione dopo vari anni dacché non avevo potuto compiere la prescritta visita. Ho detto disastroso viaggio, perché mentre facevo i preparativi della partenza, due terribili tifoni, quali da un cinquantennio non si erano veduti, si riversarono sul Kyushu e nella zona sud della grande isola, completando lo sfacelo già prodotto dalle operazioni militari. Per chilometri e chilometri le saltuarie interruzioni della ferrovia obbligavano i passeggeri a compiere a piedi lunghi percorsi tra fango, sassi e rottami… e pioggia. Ed era proprio il periodo del ritorno alle case dei soldati, di molti coreani, alla patria ormai indipendente…
Per costoro si verificava alla lettera l’omnia mea bona mecum porto… immagini i cumuli di bagagli personali e accumulati qua e là… Non c’era che prendere la cosa in santa pazienza e indifferenza – possibilmente con allegria… Ed in questo gli orientali riescono mirabilmente… Anche il povero sottoscritto col suo modesto bagaglio è in marcia… unico straniero fra quella folla… ed il più vecchio… che cerca di cavarsela, e percorrere a tappe in due giorni e mezzo un centinaio di kilometri… Gli altri sgambettavano meno male a gruppi più o meno compatti… e sorpassandomi in marcia col loro solito risolino… “bravo vecchio” mi dicevano, “coraggio… sei ben abile, meraviglioso a camminare così!”… Come Dio volle si giunse, dopo le peripezie solite a succedere nei viaggi, al luogo immune dal disastro. Assalto vero ai vagoni… non si pensa alle porte di entrata ai medesimi… ormai l’entrata ufficiale è per i finestrini… Robe da commedia. Ringraziai di cuore il Signore; mi congratulai colle gambe, che mi servirono benino… ed eccomi a Nakatsu (prima residenza a Nord della Missione) in mezzo ai cari confratelli.
Arrivo inaspettato… tanto più gradito… È ormai mezzanotte… Buio e pioggia mi impediscono di rendermi conto dello stato della casa, abbattuta per evacuazione forzata e manomesso tutto il materiale per appropriazione indebita, essendo in quel frangente i missionari assenti. Resta la chiesa e la sala delle riunioni, dove si sono alla meglio allogati i pochi allievi rimasti, e qualche famiglia cristiana cui è venuta a mancare la casa. Rovinio di tegole, vetri, travi… Consola il sapere e il constatare il lavoro di apostolato di quei bravi confratelli, anche nell’infuriare delle vicende – le visite fatte secondo le possibilità ai cristiani dispersi – le cure ai catecumeni, che il Signore non lasciò mancare anche in questo tempo, l’assistenza agli oratoriani e a famiglie povere e bisognose – agli operai delle vicine fabbriche. Ed il Signore ripagò con buon numero di battesimi il lavoro e i sacrifici dei missionari. Deo gratias! Ed il Signore rimeriti adeguatamente D. Carlo e D. Gallo che hanno lavorato così bene per la Sua gloria e per il bene. Riparto per Beppu.
Grazie al Signore la città fu risparmiata dagli assalti guerreschi e provò solo i riflessi dei tifoni. La casa della missione, quella delle Figlie di Maria A. e tutto il personale furono risparmiati, e poterono svolgere il loro lavoro, anche negli anni di guerra, a vantaggio della cristianità o delle opere di beneficenza per l’infanzia affidata alle Suore di D. Bosco e dei numerosi ammalati degli ospedali e delle famiglie private. D. Cecchetti e D. Lorenzi con vero spirito di sacrificio, addossandosi quest’ultimo i più umili e faticosi servizi di casa, hanno fatto prodigi di bene.
Passo a Oita… la casa della Missione, la bella chiesa e l’Asilo sono ridotti ad un mucchio di ceneri e di rottami. Fortunatamente il nostro D. Marega poté mettere a tempo in salvo il preziosissimo materiale di cinque anni di studio sulle antiche cristianità di Oita ed altro non meno prezioso materiale pel museo missionario.
Ma anche in questa zona, nonostante l’infuriare della guerra, nonostante le preoccupazioni del nostro D. Figura nella ricerca del nutrimento quotidiano, nella confezione del medesimo (quasi tutti i sacerdoti hanno dovuto trasformarsi in cuochi, servi di casa, ecc. Il buon D. Figura e D. Lorenzi potrebbero al riguardo scrivere pagine interessantissime), lo zelo del missionario ebbe il sopravvento, ed anche qui contò bei risultati di battesimi, di anime ricondotte a Dio, di eroismi di carità che, nascosti agli uomini, faranno rifulgere di luce ineffabile la corona del ben meritato premio in Paradiso.
Per ora faccio punto. Ad una prossima il resoconto della visita al Sud della Missione. Intanto i suoi figli invocano sui loro lavori e sui loro cristiani e catecumeni la sua paterna benedizione e le preghiere di tutti i nostri cari confratelli, allievi e cooperatori.
Suo nel Signore
D. V. Cimatti, sales.
1 R. M. 2048: manos. inedita.