Cimatti/ Ricaldone Pietro / 1938-5-30

2068 / Ricaldone Pietro / 1938-5-30 /


a Don Pietro Ricaldone, Rettor Maggiore dei salesiani



Aurora orientale1


30 maggio 1938


Rev.mo ed amatis.mo Sig. Don Ricaldone,

Non rida al titolo più o meno poetico… sono i suoi figli missionari dell’Oriente, che all’occasione della loro venuta a Torino per il Capitolo Generale trovandosi sul “Conte Biancamano” durante il lungo viaggio non potevano non parlare delle cose loro, comunicarsi le impressioni sul loro modesto lavoro, sulle difficoltà, sui risultati, su quanto insomma interessa la vita loro. Peccato non fosse presente l’amico Mons. Pasotti del Siam, ma sono convinto sottoscriverà pienamente alle povere idee espresse: anch’egli è a capo di una missione le cui popolazioni partecipano in vario grado alla triade di cui parlo.

Giappone, India, Cina… Nomi su cui è necessario fermare l’attenzione. Civiltà formate o in formazione e dotate di vitalità, che sempre più si estrinseca e che forza umana non potrà arrestare e i cui effetti futuri dipendono dalla piega dell’indirizzo attuale.

Novecento milioni di anime circa, che cercano il loro assestamento definitivo e delle quali venticinque milioni affidate ai Figli di Don Bosco.

Il mondo guarda al Giappone… sole sorgente… è la sua bandiera, ed è tutto e concreto programma di azione e di organizzazione interna, di espansione esterna a tutti noto. La giovane nazione con le qualità naturali datele dalla Provvidenza, rafforzate e moltiplicate dalla costanza, dalla tenacia, dalla pazienza, si è messa in prima linea colle grandi potenze. Il giovane germoglio è cresciuto in albero prosperoso, che sta fortemente radicando ed estendendo i suoi rami. Culto degli avi, famiglia e patria formano la sua base, adamantinamente incentrata nell’autorità.

Quali sono i disegni della Provvidenza sul Giappone, lo sa il Signore. Urge dirigere queste forti energie, queste preziose attività o, dirò meglio, completarle, innestandole a Dio… ma piange il cuore pensando e dolorosamente sperimentando, che il Giappone è il paese più povero di missionari…

Oh, anime generose, che vi rendete conto della svolta che preoccupa il mondo; oh, anime generose, se comprendeste quanto valga l’Impero del sol levante sulla bilancia dell’ordine mondiale, pregate e cooperate nelle forme possibili a che Dio sia conosciuto da questo gran popolo.

La Chiesa tende la mano a queste anime, e quanto le ami con cuore di madre l’ha anche recentemente dimostrato con dichiarazioni speciali che armonizzano sempre più le manifestazioni della vita civile e cristiana, coll’Istituzione di diocesi affidate al clero indigeno – col lavoro più intenso dell’Apostolato affidato a numerose istituzioni missionarie e ad istituzioni religiose – allo sviluppo dei Seminari indigeni, in cui vengono già raccogliendosi centinaia di giovani giapponesi…

E si lavora da tutti colla tenacia, collo slancio, colla pazienza… in silentio et in spe… propria del giapponese che si sente figlio della sua grande famiglia. Quale contributo diano i suoi figli salesiani come collaboratori di questo lavoro, Lei lo sa, i lettori del Bollettino pure lo sanno.

Gli effetti? Non sembrano proporzionati al lavoro, ai sacrifici. Le cause: molte, tra queste l’insufficenza di missionari, e di missionari della tempra giapponese. A fra poco le conclusioni, che bisognerà logicamente dedurre.

La Cina, immenso, statico colosso in antico, da anni viene risentendo la crisi che l’ha condotta allo stato attuale. Come verrà stabilizzandosi sotto l’influsso di tante, disparate forze, che la premono in ogni senso? Come risponderà agli intimi impulsi che la spingono a cercare quella forma di assestamento, che le permetterà di attivarsi in pieno, utilizzando le risorse materiali della terra che abita e quelle spirituali che già la distinsero nell’antichità? L’opera di penetrazione dei missionari, suggellata col sangue di tanti martiri (tra cui i nostri indimenticabili Mons. Versiglia e Don Caravario), nonostante le prove del momento, continua tenace, e produrrà i suoi frutti. Quanti, quali, quando? Lo sa il Signore.

L’India rapidamente si rinnova, sente di dover mettersi al passo colle altre nazioni; il contatto colla civiltà europea, e più la formazione della coscienza portatale dal Cristianesimo, le suscita formidabili attività, che se potranno a tempo e tutte essere orientate verso i principi cattolici, concluderanno colla felicità finale di queste care anime.

Il problema degli intoccabili, degli animisti (odiatori degli spiriti del male) illustrati in tante forme anche dal nostro Bollettino, dice chiaramente la possibilità di questo orientamento: è questione di trovare le forme adeguate.

Come in Cina, così in India, Vescovi e missionari, consci di queste ineluttabili attività, intensificano i loro sforzi presso le masse, tenendosi al corrente del movimento, avvicinando i capi, favorendo riunioni e convegni, visitando i villaggi, fondando scuole, alleviando le miserie umane con ospedali, dispensari di medicine, ecc.

I risultati, specie in certe zone dell’India, sono davvero consolanti. Purtroppo i missionari, catechisti e i mezzi sono inadeguati alle necessità, ed è questo per il missionario il massimo dolore… dovere abbandonare a sé la messe matura sul campo… non poter aderire ai caldi inviti di tante anime che domandano di affratellarsi a Gesù e di essere rese capaci di vivere la vita vera nella santa libertà dei figli di Dio, e che, nonostante le opposizioni che si delineano in tanti sensi contrarie, danno prova di coraggio eroico dichiarandosi decisi apertamente e senza paura a seguire la chiamata divina e resistendo a chi troppo si ricorda di loro solo per favorire i propri interessi personali o collettivi a scapito sempre dei dimenticati da secoli.

I nostri cari cooperatori dalle toccanti relazioni dei capi-missione possono completare e leggere tra le righe le linee di questa scheletrica esposizione.

La religione cattolica in questi paesi si presenta come bella aurora (oh, assai più smagliante delle incomparabili aurore orientali!)… A quando la netta levata di sole? A quando, o Signore, il perpetuo meriggio vostro?


Conclusioni


  1. Il problema missionario alla luce di queste considerazioni diviene realtà concreta, in cui sono in gioco milioni di anime che si destano… (il Giappone da tempo lo è, e tutto il mondo lo sa…) e che deve interessare, non solo dal punto di vista della conversione loro, ma anche dal punto di vista sociale mondiale: e tutti debbono interessarsi. Oh! Si dia la mano amica a tutti questi nostri fratelli in Cristo.

  2. Il problema missionario va realizzato in funzione delle necessità di queste anime; necessità materiali per chi ne ha bisogno – necessità spirituali per tutti – adattando, trasformando il nostro spirito nel loro, in quello della loro nazione, perché in tutti, con tutti e per tutti si stabilisca Gesù. Ah, aspiranti missionari! Oh, missionari, procuriamo di comprendere questa grande verità, ed attrezziamoci, conformandoci alle necessità di razza, di luoghi, di costumanze, di tempo ispirandoci al nostro gran modello Gesù.

  3. Il problema missionario per queste regioni è il problema delle rapide mosse… Ah! Le tergiversazioni… si rischia di non arrivare a tempo. E le conseguenze?

  4. Il problema missionario per questi paesi è problema di masse. Alle masse di anime che attendono Gesù, deve corrispondere una massa di veri missionari, che si sentano di entrare in questo ordine di idee. Quanti risponderanno all’Appello?


E i mezzi? Amato Padre, Lei sa quanto sono urgenti le necessità dell’Oriente salesiano. Confidiamo nei buoni ministri della Provvidenza e nelle sue preghiere e aiuti.

Suo nel Signore

Don V. Cimatti, sales.


1 R. M. 874: manosc. inedito. Sarà bene notare che questa come la precedente relaz. sono state scritte mentre Mons. Cimatti era in viaggio per andare in Italia e ivi partecipare al Capitolo Generale.