1020 /Ricaldone Pietro / 1932-11-16 /
a Don Pietro Ricaldone, Rettor Maggiore dei salesiani
Takanabe, 16 novembre 1932
Molto Rev. ed amat.mo Sig. Don Ricaldone,
Grazie della sua ultima veneratissima dell’11 p. m. che mi ha assai consolato. Davvero che Lei ed i nostri Superiori sono i padri nostri. Grazie pure della delicatezza del suo cuore nel comprendere le molte, le troppe dissonanze delle mie lettere… Lei è un buon correttore dei miei scarabocchi di armonia e contrappunto.
In primis grazie della determinazione presa dai superiori per il tirocinio (dispensa di un anno per i meritevoli e colle condizioni regolamentari) e per lo studentato teologico. Seguiremo ad litteram. Mi sono preso la libertà di riaccennare diffusamente al Sig. Don Fascie, mie vedute personali che mi sembra debbano servire a muovere i nostri buoni superiori a venirci in pronto aiuto per la realizzazione in Giappone – meglio che si può – e quanto prima lo studentato (Questione economica – diversità di trattamento nei pasti – colazione e merenda della Cina che indurranno abitudini difficili a togliersi – relazione tra Giappone e Cina – lo studentato in Cina toglie certo a noi prestigio) i due confratelli indicati dai superiori (Don Marega e Don Escursell), che per me, non corrispondono all’idea che Don Cimatti ha della formazione dei nostri sacerdoti. – Fosse possibile riuscirci nell’annata prossima sarebbe l’ideale. Comunque stiamo mordicus, nell’attesa, a quanto ci hanno prescritto i Superiori.
Beppu è tornata nella sua normalità. Si attende solo l’autorizzazione ufficiale governativa riconoscente la missione di Beppu. (Ha così un’idea della calma dello svolgersi delle pratiche in Giappone. È dal novembre dell’anno scorso…) …Sembra ottima terra per lavoro di conversione. Mi mancano Yen 400 (circa Lire 3 mila per un saloncino necessario come l’aria e il pane) per autorizzare la modesta costruzione.
Oh, sì carità, carità… Insista, amat.mo Padre, carità! Carità! Sono contento che il Signore mi abbia ispirato a dare quel ricordo.
Capisco tutto e i debiti e la materialità. Mi figuro nella realtà le condizioni dei superiori. Se Don Cimatti domanda è per ubbidire a Dio: “Petite! Pulsate!”. Se non ti si domanda non si ottiene… E alle volte si ottiene propter importunitatem. Se dopo un anno di insistenze (adesso le tiro una satira…) per avere un po’ di personale, ho ottenuto zero… I Superiori non penserebbero. “Guai se non chiedi!” mi diceva il Sig. Don Rinaldi, ed è perciò che chiedo per il prossimo anno personale personale personale.
Scrivo al Sig. Don Giraudi. Può essere che egli aspettasse me e viceversa.
Per i progetti… si seguono le norme date da Lei. Si fa la tela col filo che si ha. Ho domandato ai Superiori se possono inviare quanto arriva intuitu missionis con particolari intenzioni o designazioni. Spero potranno arrivare fin lì.
Per le suore avrei bisogno di regolare i conti con loro e sarebbe già un passo. Al cambio attuale un 7-8 mila lire. Mi ha scritto la Madre Superiora che verrà fino in Giappone Suor Farri come visitatrice. Spero così chiarire molte cose.
Ho riferito proprio ora a Don Lucioni la sua lettera, facendogli tutte le combinazioni e proposte: Cina, ritorno, stare al suo posto. Gli ho detto continui a pregare e poi decida. Ha voluto leggessi la sua lettera (di cui non è rimasto contento, perché non so che cosa aspettasse da Lei). Godo dirle che era tutto quello che in sostanza gli aveva detto Don Cimatti.
Quasi certamente scriverà, perché desidera spiegar meglio ecc. Incolpa di questo stato di cose la sua formazione affrettata, e l’esser egli all’inizio dei lavori in Giappone stato senza l’aiuto mio per la mia venuta in Italia. Per me è ammalato, come ho detto tante volte, ed anche se si quieta momentaneamente, dopo un periodo più o meno lungo, sarà da capo. Manca molto dell’ubi consistam. Mi auguro proprio che le parole forti del Rettor Maggiore lo mettano sulla buona via. Preghiamo! Certo che così non può continuare né materialmente, né spiritualmente. Terrò informato.
Aderendo al desiderio da Lei espresso e dopo intesa con Don Trinchieri, do il congedo a Don Margiaria per sei mesi – e se sarà necessario per un anno.
Perdo un braccio nella speranza di acquistare o rafforzare le gambe per stare in piedi. Non so come ce la caveremo, date le condizioni che Lei conosce, e data la necessità di dare lavoro ai chierici che sono nel tirocinio, per cui non vedo altra possibilità che estendere.
Proprio quest’anno il personale sarebbe venuto a taglio, ed anche i piani in questa parte sono crollati tutti. Volontà di Dio e così sia!
Non so con precisione come farò – rabbercerò alla meglio e avanti senza paura. Se mi sa suggerire qualche cosa…
Ho sei residenze… e 11 che mi fanno il tirocinio – 10 il secondo anno e 1 il primo anno e bisogna occuparli, perché sono polledrelli e lei sa che l’ozio…
Bisogna assolutamente apra qualche altra residenza – normalmente due chierici in certe residenze non hanno lavoro sufficiente. Già preparati i conti la tegola di Don Lucioni e la tegola del non invio di personale… La convenienza di afferrare l’occasione dell’America – mi hanno fatto capire che li ho fatti senza l’oste.
Ho bisogno di aprire a Miyakonojo e trasportare il Seminario – e allora forse riesco a dare un po’ di lavoro e si fa qualche cosa.
Al più presto invierò… Ma ad ogni caso sono tutte cose che si riferiscono alla Missione, e per quest’anno domando molte sanatorie.
Ho finito. Mi raccomanda l’allegria… Mi raccomandi di essere più serio e meno matto che è meglio. Anche quando grido sulle lettere sono sempre quello. Per me basta che scarichi la responsabilità su chi di dovere, e poi sono a posto sempre.
Mi ami e mi compatisca e mi aiuti nella preghiera, col consiglio, col personale e coi mezzi (specialmente quelli di cui al N. 6).
Mi benedica e con me tutti i suoi lontani figli che vogliono nominatim essere ricordati.
Suo aff.mo
Don V. Cimatti, sales