2004 / Ricaldone Pietro / 1938-2-22 /
a Don Pietro Ricaldone, Rettor Maggiore dei salesiani
Semi e frutti di carità1
[22 febbraio 1938]
Molto Rev. Sig. Don Ricaldone,
Il programma di carità che ci siamo proposti di svolgere salesianamente viene ad avere in varie forme la sua attuazione sempre sulla base del ricordo di Don Bosco ai suoi missionari: “Prendete cura speciale degli ammalati, dei fanciulli, dei vecchi e dei poveri, e guadagnerete la benedizione di Dio e la benevolenza degli uomini”.
E la parola di Don Bosco coglie davvero nel segno. È già noto agli amici nostri ed agli ottimi nostri cooperatori e cooperatrici quanto già si è attuato al riguardo in missione: l’Ospizio di Miyazaki, l’istituto di Nakatsu, gli oratori quotidiani o festivi sorti ovunque si trovano opere salesiane, gli asili d’infanzia, le conferenze di S. Vincenzo, le benefiche opere delle Figlie di Maria Ausiliatrice ne sono le massime manifestazioni.
A Tokyo le opere sociali sorte nel nostro oratorio di Mikawajima (specialmente l’Asilo e il Dispensario Don Piacenza) e la scuola professionale Don Bosco sono campi fecondi di carità destinati ad una copiosa messe di bene.
Penso le farà piacere aver notizie dello sviluppo che nuove forme di opere di carità vengono prendendo in favore specialmente degli ammalati.
Le visite a domicilio compiute dai soci delle Conferenze di S. Vincenzo vengono sempre più e meglio rafforzandosi, ed è di recente istituzione (oltre quelle che già funzionano a Miyazaki e Miyakonojo) quella di Beppu, di cui fan parte anche catecumeni, che trovano in queste visite uno dei più forti eccitamenti alla ricerca ed alla realizzazione della loro fede.
Oh, come viene naturale pensare al gran S. Martino, che ancora catecumeno dona metà del suo manto a Gesù! Come narrare gli esempi di vero eroismo, noti a Dio solo e ai pochi attori, che si verificano in povere catapecchie, in camerette prive di tutto, o anche sotto la volta del cielo!? L’anima giapponese, poi, inclinata come è naturalmente alla gentilezza vi riesce in forme esterne, che hanno ancor più del simpatico ed avvincente.
Oh, fosse lecito all’obbiettivo fotografico fissare le scene di delicatissima carità dei soci delle Conferenze… No, no… È meglio così: l’uomo, che serve Gesù nella persona dei suoi poveri ammalati, nel silenzio, nel nascondimento…
L’opera della stampa buona, specialmente se improntata alla carità, è un altro mezzo efficacissimo di propaganda. Si spiega così il successo del mensile “Vivere nella carità” edito dall’Ospizio di Miyazaki e che va a ruba dai pagani.
A Beppu i nostri hanno iniziato una società di studio di libri cristiani coll’intento di diffondere fra i protestanti e pagani lo spirito della carità cristiana.
È già uscito il primo volumetto, che presenta tradotta la DIDAKE: sono in preparazione altri volumetti (atti di martiri – umiltà cristiana, ecc.), che se dobbiamo giudicare dall’esito del primo, sono destinati a far un gran bene. Per l’ammalato il libro è un compagno fedele nelle ore di inevitabile noia… Oh, se la buona parola fa presa in quel momento, si può dire che è un’anima che si salva. Quanti esempi potremmo citare! Urge, urge stampa buona, attraente, persuasiva per queste care anime, già così provate dai loro dolori. Ed i mezzi? Al momento tiriamo avanti con fede.
La vendita a prezzo di fallimento e qualche offerta formano il piccolo capitale che servirà alla pubblicazione di un altro volumetto… Così l’esito assicura… edizioni esauritissime…
Ma quello che più mi stava a cuore di comunicarle è che si è stabilito a Beppu il Segretariato dell’Apostolato degli infermi, il primo dell’opera internazionale in terra di Missione. Per ora funziona per tutto il Kyushu, col desiderio che presto si estenda a tutto il resto del Giappone. Ne godiamo tutti, e penso ne godrà anche Lei, amato Padre, e quanti amano Gesù nei suoi poveri fratelli infermi. Se si può comprendere in ogni punto del globo la psicologia del malato che prega e fa pregare, direi la si gusta al sommo a Beppu, e i confratelli nostri ed anime buone che ne condividono l’apostolato lo sperimentano quotidianamente. Poveri esseri, la cui vita così spezzata, che sembrano votati ad un’esistenza inutile senza speranza di guarigione il più delle volte, possono essere guidati a divenire apostoli coraggiosi, coscienti dei loro dolori, ed ogni giorno abbracciando con Gesù la loro croce, le loro sofferenze; oh, come meglio di noi dicono: “Eccomi, Signore voglio fare la vostra volontà”. Ecco la missione d’apostolato loro fissata nettamente, imposta loro da Dio: “guadagnare le anime per mezzo della croce”.
Ho provato questa convinzione tempo fa quando mi recavo ad amministrare la S. Cresima fra i poveri tubercolosi del Sanatorio cattolico e in varie famiglie di ammalati a Beppu. Vedere la gioia di queste anime in corpi sfatti dal dolore, ed il senso vivo di sacrificio eroico che emanava più dal movimento delle labbra che dalla parola formata, nell’offerta dei loro dolori a Dio per la salvezza delle anime dei loro fratelli, che non conoscono ancora Gesù!
Non si può distaccare dalla fantasia la figura di un giovinetto cristiano, che ha compreso la sua posizione di apostolato.
Sorridendo nel suo letto di dolori, si è fissato la sua giornata di lavoro (e vi si attiene mordicus), materiata di preghiera e sacrificio: vi è segnato il tempo delle orazioni, della meditazione, della lettura spirituale, del S. Rosario… Il suo apostolato ha già convertito tutta la sua famiglia (sei persone).
Oh, sì! La sofferenza è la forma più elevata della preghiera, e gli effetti non possono non essere proporzionati.
I nostri cari ammalati si affrettano a dare il nome all’Associazione che dà loro così bel mezzo di saluto per loro e per gli altri. Riceveranno per posta la lettera mensile, semplice e cordiale, che li avvincerà in un solo con Gesù sofferente.
Sanno che il Papa conta molto sulle preghiere degli ammalati, e che con riconoscenza dona la sua paterna benedizione a quest’opera, che si può ben chiamare: “Passione cattolica” e che sotto l’impulso profondo e invincibile delle sue preghiere e dei suoi sacrifici si affianca così potentemente a quanti lavorano per la salvezza delle anime.
Ci benedica, o Padre, e implori per noi e per i nostri cari ammalati molte preghiere da quanti amano Gesù.
Suo nel Signore
Don V. Cimatti, sales.
1 R. M. 862: manos. pubblic. insieme a parte R M 858 in BOLLETTINO SALES. Giugno 1938.