2897 / Ricaldone Pietro / 1942-6-10 /
a Don Pietro Ricaldone, Rettor Maggiore dei salesiani
Tokyo, 10 giugno 1942
Amatissimo Sig. Don Ricaldone,1
Se alla Provvidenza piacerà, riceverà (quando?) queste telegrafiche notizie, che consoleranno certo Lei, i Superiori e le famiglie tutte.
Ho avuto di ritorno le ultime lettere del luglio u. s. e ricevetti come ultime notizie i decreti per la nomina del Consiglio, alcuni Direttori, e ultimo quello di Don Braggion.
L’unica comunicazione che spero ricevuta fu da parte nostra: un telegramma per assicurare le famiglie, e per domandare soccorso. Questo venne ed ora si prosegue con calma al lavoro possibile in queste circostanze.
Più ordinatamente che mi sarà possibile rendo conto di tutto pur brevemente.
Assicuro Superiori e famiglie che, grazie a Dio, si sta bene di salute. I nostri ammalati Don Arri, Don Dalkmann e recentemente, a quanto pare, il coad. Camnasio (deboli di petto) stanno essi pure benino e possono lavorare in varie forme.
Salvo il nervosismo naturale in alcuni, specie in questi momenti, per la salute si procede, e grazie a Dio il necessario non ci è mai mancato, grazie alle previdenze governative e al lavoro dei confratelli. E siamo certi che la Provvidenza benevolmente ci assisterà usque in finem. Certo che fra i poveri religiosi i suoi figli, figli di Don Bosco sono senza confronto i più poveri; e penso che sia per questo che il Signore ci aiuta.
Si fanno sforzi erculei da tutti, specie dal bravo Don Bovio (Studentato), Don Braggion (Seminario) e Don Liviabella (economo) su cui gravita la responsabilità più grave dato il numero delle bocche da mantenere, ma come dico, il Signore, la Mamma e Don Bosco sono con noi, e come non temiamo per la difesa nostra e delle opere, così siamo sicuri della Provvidenza che non ci abbandonerà.
Salute spirituale generale, mi pare poter dire davanti al Signore che è buona. Non mancano le spine certo, e per alcuni, a tempo opportuno sarà indispensabile il ritorno, ma con l’aiuto di Dio scorgo buona volontà – e le condizioni spirituali di alcuni risalgono al problema anteriore della loro vocazione, e se fossero anche restati in Italia, si troverebbero nelle quasi identiche condizioni: sono le solite difficoltà inerenti alla vocazione e vita religiosa.
Ad ogni modo tento di far andare Don Felici a Shanghai e se sarà del caso qualche altro, sia per aiutare per il giapponese – date le nuove condizioni in cui vengono a trovarsi le nostre opere per i nuovi avvenimenti – e anche perché il cambio è richiesto da necessità spirituali, facilmente comprensibili dal cuore paterno del Rettor Maggiore, il quale determinerà poi a bocce ferme il da farsi: ma per la salvezza dell’anima di alcuni è necessario il ritorno e forse anche consigliabile l’uscita. Deus scit et Deus nos adjuvet.
Quanto mi sembra indispensabile dire ai Superiori nel momento attuale è la condizione di fatto in cui la Chiesa e tutte le istituzioni directe o indirecte dipendenti da questa si vengono a trovare di fronte ai principi direttivi del momento attuale. Se furono ricevute le notizie mensili precedenti, forse qualche cosa si sarà compreso: supplico di non pensare a cose provvisorie, o che sembrano avere dell’impossibile o dell’esagerato, ma è realtà di fatto, che anche a noi che da anni siamo sul posto sembrano impossibili e pure sono realtà di fatto, di cui è difficile prevedere le conseguenze future: a meno che il Giappone cambi totalmente.
Il Giappone pensa di avere nella sua compagine tanto da poter fare da sé in tutti i campi, non escluso quello religioso, pur essendo al momento attuale i cattolici meno di una minoranza.
È indecoroso per il Giappone mendicare aiuti dall’estero e avere alla testa di istituzioni fatte per giapponesi degli elementi stranieri che non possono penetrare nello spirito formativo dei giapponesi e dare alla patria gli elementi necessari allevati nello spirito proprio della Nazione. Quindi:
Il giapponese non può ricevere aiuti pecuniari dall’estero.
Il giapponese deve essere alla testa delle Opere di ogni genere con esclusione dello straniero.
Lo straniero farà meglio tornarsene ai suoi paesi: è una spia alle dipendenze dei rispettivi governi (anche se al momento amici… anzi dagli amici mi guardi Dio…).
Tutto questo naturalmente è contornato dai modi gentilissimi dei giapponesi e magari da rispetto e onore ecc., ma la realtà è questa. Difficile a comprendersi a Roma e altrove.
Per la parte missionaria quanto si doveva compiere in un numero X di anni si è verificato con una rapidità che ha del vertiginoso.
La realtà di quanto sopra è chiaramente inclusa nel fatto, che data la scarsezza del clero giapponese, in certe diocesi, dove hanno dovuto per la guerra, ritirarsi gli elementi missionari invisi al Paese, non si permette agli stranieri, anche amici, di andare, fosse pur solo per amministrare i Sacramenti.
CONCLUSIONE: abbondante e buon personale giapponese.
Non mi sento di essere profeta, ma è su queste basi che bisogna impostare il problema attuale della Chiesa e della Congregazione in Giappone.
Come sa, le proprietà della missione e della Congregazione sono tenute da enti morali riconosciuti e finora i soci capi di questi eravamo noi; bisogna modificare e fare in modo che i capi siano giapponesi. Sto proprio in questo tempo lavorando in questa questione.
Questi i principi: le conclusioni sono chiare. Naturalmente nessuno di noi si muoverà se non si ricevono ordini tassativi dalla Santa Sede e dai Superiori o se non saremo costretti da forza maggiore. Date le condizioni del momento e tali principi ho creduto opportuno, sentito anche le autorità ecclesiastiche di pregare l’Amministratore Apostolico a esonerarmi dall’incarico di Vicario: sceglierà un giapponese.
Per il lavoro della Missione posso avere il contatto come Ispettore: preferii condividere le difficoltà della vita attuale col maggior numero dei confratelli e tentare di venire in aiuto materiale in varie forme (scuole, insegnamento, lavori speciali, ecc.) trasferendomi a Tokyo, anche perché se si verificassero cataclismi guerreschi, mi sarebbe parso mancare al mio dovere non trovandomi tra i confratelli specie giovani e giapponesi a Tokyo.
In missione i missionari aetatem habent ed anche per la vita possono sbrogliarsi certo da sé.
Ed ora dal Dicembre mi trovo a Mikawajima, per sostituire Don Dumeez internato insieme a Don De Kruyft con altri. (Di quest’ultimo una spina… Si è lasciato vincere dalla tentazione della nuova vita e da buon olandese fuma: si cerca in tutte le forme di fargli capire… promette, ma…).
Sono così più a contatto colle autorità locali e governative, e mi pare di poter venire in migliore aiuto a tutti.
I nostri due internati partiranno o potranno restare? Problema difficile a risolversi; ad ogni modo se andranno fallite le pratiche per non farli accomunare a inglesi, americani o canadesi che devono partire, essi saranno condotti a Mozambico, da qui potranno andare nelle nostre case del Congo o in Inghilterra. Non si è trovata soluzione migliore. Date le cose dette precedentemente opino che per loro è meglio partire, ma lasciamo fare al Signore che sa quanto è per il bene e personale e collettivo. Sono trattati assai bene: si può vederli di tanto in tanto.
Il nostro povero Don B. è sempre a Shanghai: le ultime notizie e le lettere che scrive non denotano ancora il pieno ristabilimento; non posso seguirlo spiritualmente come vorrei, spero che i nostri confratelli di Shanghai ci sostituiscano.
Da tempo non ho notizie di Don Dupont nella nuova opera di Hanoi. Date le condizioni di nazionalità, ecc. non ho potuto concludere per un aiuto efficace dal Giappone per questa opera. Non so dare altre notizie di questo caro confratello dislocato dal Giappone, alle dipendenze di Don Braga.
Ricevo domande di aiuto da parte di Don Braga per avere confratelli giapponesi per venire in aiuto per le nuove condizioni di fatto e come insegnanti e per i contatti colle nuove autorità: ma per ora è tutto elemento in formazione e non posso aderire. Poi vi è già il governo che assottiglia le file col servizio militare o con altre chiamate. È il caso del nostro bravo Ch. Nishimura, che fa parte di un corpo speciale creato per inviare nei paesi conquistati per fare opera di persuasione presso le Autorità specie ecclesiastiche delle intenzioni religiose del Giappone. È un corpo formato da ecclesiastici. Il nostro è a Manila e in ottime relazioni con Mons. Piani.
Non le parlo (perché di interesse relativo) dei chierici della diocesi, sotto le armi.
Dei nostri confratelli, al momento attuale ho un coadiutore e un chierico. Nell’anno altri dovranno presentarsi, oltre Nishimura un teologo.
Grazie a Dio stanno bene e dalle notizie fanno in tutto il loro dovere. Uno è ritornato dopo di aver compiuto il suo servizio l’altro giorno: è in condizioni di spirito come quando è partito, buono come il pane; speriamo assai assai in bene. Al prossimo anno comincerà la sua teologia.
Dolorosamente, prima del servizio militare finiva la sua prova triennale un coadiutore, che non si è più sentito di rinnovare i suoi voti. Penso che non tornerà, e non c’è da piangere per questo: si tratta del coad. Yano.
Ed ora un cenno sulle nostre opere.
TOKYO.
Parrocchia di Mikawajima. Riconosciuta come tale in conformità delle nuove leggi – idem il sottoscritto come parroco. Sviluppa il suo lavoro. Si cerca di rafforzare l’Oratorio, completato col dopo-scuola di calcolo e il dispensario (Note sotto il nome di Opere Sociali di Mikawajima). Il lavoro non manca. Le condizioni di cose fanno sì che l’amministrazione non sia passiva e posso per questo aiutare gli altri: è anche per questo che mi sono messo in queste condizioni, per maneggiare senza tante pressioni quanto la Provvidenza ci invia. Lo scopo fu anche per poter vedere di organizzare i nostri Cooperatori, potendo più essere a diretto contatto e come parroco esercitare presso le autorità e colleghi un’opera di azione più efficace. A quanto si riuscirà: non so, perché è questione delicatissima per non dare ombre e perché noi salesiani abbiamo già la nomea di… Deo gratias.
La Scuola professionale Don Bosco. Si è ottenuto il pareggio e andiamo incamminandoci. Ha già un centinaio di alunni, aumentabili di 50 annualmente. Amministrativamente si sostiene da sé. Mi mantiene già una mezza dozzina di vocazioni e col prossimo anno penso che potrà aiutare ancora più efficacemente l’Ispettore.
I tre laboratori stamperia, falegnameria e sartoria (è il meno quotato) funzionano bene e il lavoro non manca.
La stamperia è nota e quotata, e il nostro piccolo Don Bosco (Bollettino) continua ancora.
Lo Studentato. Coll’Aprile di questo anno cinque che finirono il noviziato, fatta la professione, iniziarono la filosofia. Quindi il noviziato fu sospeso per cominciare in agosto alla data stabilita: spero in un gruppetto di cinque nuovi.
Lo studentato filosofico (di tre anni) è formato dai giapponesi (1° e 2° corso, 10 allievi) e da italiani (3° corso, 4 allievi). Si cerca di farlo funzionare secondo le direttive dei Superiori: i giapponesi si preparano agli esami pubblici. (Siamo come nei primi tempi di Valsalice).
Lo studentato teologico conta sette nel primo corso (di cui tre giapponesi), 4 amm. nel secondo, 0 nel terzo e cinque nel quarto.
Quest’anno si ebbero in aprile cinque nuovi sacerdoti che ora sono al lavoro. Mi pare che si viene sempre migliorando la loro formazione. Frequentano (perché è riconosciuto dallo Stato agli effetti della legge delle religioni) il Gran Seminario per le materie fondamentali e per le secondarie in casa. Con grande carità quest’anno i Superiori del Seminario ci hanno dispensato dal minervale [?] prescritto. Amministrativamente è sulle spalle dell’Ispettore. Si cerca però con lavorare un po’ la terra, con cappellanie, con scuole e ripetizioni, con lavori, ecc. di venire in aiuto alle necessità impellenti. Si è messo su anche un po’ di stalla.
I Superiori, in questo stato di cose, (e specie il bravo Don Bovio) sono distolti da quel lavoro regolare che si può pensare in condizioni normali.
L’essenziale e ancor un po’ c’è e tento di tener dietro a Don Bovio per far sì che non venga a soffrire la casa e formazione del personale. Tutti si prodigano e si cerca di lavorare da tutti per sbarcare il lunario. È davvero ammirevole e Deo gratias… L’altro personale della casa, mi pare, va benino. Nell’elenco finale accennerò alle condizioni di qualcuno.
Non siamo riusciti a trovare terreno che ci permettesse di iniziare il lavoro per una colonia agricola, che sarebbe forse la soluzione pratica per l’amministrazione dello Studentato. Ma il Signore sa i nostri sforzi e desideri e li realizzerà a tempo opportuno: ho sempre veduto in pratica così, dunque ad Deum qui laetificat juventutem meam. Lei è molto più vecchio di me…
LE FIGLIE DI MARIA AUSILIATRICE hanno vicino a Mikawajima un asilo, scuola di cucito, cura di orfanelle e aspiranti. Le aiuto spiritualmente più che posso: mensilmente un pensiero per scritto. Mi pare si mantengano nello spirito di osservanza religiosa, conforme alle regole e spirito di Don Bosco, come mi pare di poter asserire per i poveri salesiani.
Al momento, colle opere che hanno in casa possono – queste di Tokyo – tenersi in margine amministrativo. Ad ogni modo a Shanghai hanno la loro Ispettrice.
CASE DELLA MISSIONE.
Miyakonojo. Residenza con due confratelli. Nulla di speciale; il solito lavoro, zona difficile e sterile. Il bravo Don Bernardi trova modo di aiutare anche con sacrificio i più poveri di lui (Studentato e Seminario).
Tano: residenza con due missionari confratelli. Si è ritornati perché la zona di Takanabe dalle autorità militari si desiderò libera dal missionario straniero. Il lavoro non manca: la cristianità numerosa è aumentata ora da una succursale dell’Ospizio. Per la vita non si è in eccessive apprensioni, come in generale nelle residenze missionarie, dovendo i cristiani, nei limiti delle loro possibilità cooperare alla vita del missionario.
Miyazaki-Missione. È passata all’amministrazione apostolica, sede dell’Amministratore Apostolico e con parroco giapponese. Le modalità finali di trapasso penso che siano regolate all’uscita definitiva dei Salesiani dalla Prefettura Apostolica. Al momento si è lasciato quanto può considerarsi non effetto personale.
Miyazaki-Ospizio: è opera alle dipendenze della nuova Congregazione Suore della Carità, sotto la direzione spirituale di Don Cavoli, che le accudisce dimorando in Seminario. La nuova Congregazione sta pigliando la direttiva e responsabilità di tutto.
Colonia agricola (= Koseigakuen): inizio della colonia agricola. Vi dimorano 4 confratelli. Per il ritiro di Don Cavoli ho creduto opportuno nominare Don Liviabella per ora. Al più presto cercheremo [di] determinare quanto è necessario per il distacco dall’Ospizio. Può mantenersi da sé per la massima parte: ho autorizzato Don Liviabella ad aggiustarsi coi proventi della Libreria Cattolica, che consideriamo opera salesiana. Col nuovo riordinamento della Società di proprietà, secondo quanto già si è detto…
Miyazaki-Seminario: lo consideriamo come Opera della Società salesiana. Se ne parlò in questi giorni con l’Amministratore Apostolico per un passaggio ex-integro alla Congregazione. Vedremo il risultato. L’Amministratore voleva chiuderlo: piuttosto ridurlo o trasportarlo, chiuderlo mai. È il campo delle nostre vocazioni e guai all’Oriente se non si lavora in questo campo. (Lo gridi per viscera misericordiae Dei nostri: a Don Braga e in Thailandia e in India… e facciamo in fretta se no, non arriveremo più in tempo). Vi lavorano sei confratelli. Il mantenimento è caro. Il nostro Don Braggion fa miracoli e colla coltivazione di terreni e col domandare ecc. Mi scrive che ha fatto patate in abbondanza…
Zona di Takanabe: affidata al clero giapponese.
Residenza di Oita. Come al solito vi lavorano due confratelli. Il bravo Don Marega è com’è: soffre lui e chi è con lui. Ad ogni modo lavora in studi che possono portare il contributo di bene in altre forme. Penso che ritornato in Italia si riposerà stabilmente.
Asilo fiorente e lavoro solito. Possono vivere pur gridando…
Beppu: casa salesiana. Vi tiene la parrocchia e lavora anche nelle cappellanie delle Suore ed eventualmente in un sanatorio in cui preferisce lavorare l’Amministratore Apostolico.
Il solito lavoro per la gioventù e per le anime. Si ingegnano per la vita, pur essendo aumentato il numero dei confratelli: ne ho aggiunto un terzo. Vanno avanti bene. Don Arri ha una sezione della Società Editrice Don Bosco e stampa lavori pregiati. Insomma non si dorme, pur essendo le nostre attività ridotte del 90%, ma ho dato come parola d’ordine quella di Don Bosco: “Facciamo quello che ci lasciano fare e che si può fare, anche se si potesse fare solo per uno… faremo per uno”.
L’Opera delle Figlie di Maria Ausiliatrice con Noviziato, aspirantato e bambini è fiorente e pur elemosinando si sostiene per opera della Provvidenza. Tento di aiutare anche esse spiritualmente con frequente corrispondenza. Mi pare che spiritualmente sono a posto come quelle di Tokyo.
Residenza di Nakatsu: al solito. Forse diminuiremo (come lo è di fatto) il collegetto, date le difficoltà del momento, e forse lo sopprimeremo del tutto, tenendo solo la parrocchia. Vi lavorano tre confratelli (presto Don Felici partirà come accennai). Lavoro parrocchiale alla salesiana. Zona difficile e sterile, pur il Signore benedicendo con alcune conversioni. Ma… indicarle la difficoltà è che fin dall’inizio: alle volte (come nel caso) il missionario lavorando per gli altri, mette nella difficoltà se stesso. È forse la residenza più malmessa anche dal punto di vista amministrativo.
Lei, amato Padre, può dai dati concludere dunque che i suoi figli continuano sulla linea precedente: se anche non vediamo i risultati meravigliosi, so che non andrà perduto neppure il minimo degli sforzi fatti, specie in questi momenti, del missionario; nonostante le difficoltà che provengono dallo stato mondiale e dallo stato interno ed anche da quelli che come ai tempi di Don Bosco mettevano bastoni fra le ruote, e da quelli da cui meno si dovrebbero sperimentare, ma è proprio così: Gesù vuole farci capire che è Lui che fa e non noialtri. Deo gratias!
I confratelli oltre al lavoro come missionari esplicano attività in vario senso. Chi si presta per il Bollettino Salesiano (articoli), le Letture Cattoliche (traduzioni e compilazioni) o per la collana Letture della Grammatica, o per la musica. (Ah, sentisse la mia musica giapponese ecclesiastica e le operette e Opere!...). Ora stan facendo il giro del Giappone: non ci guadagno un soldo, ma ci guadagna la causa cattolica. Ne ho tra mano un paio (di cui una proprio per l’Italia).
Il nostro Don Marega lavora in studi storici delle antiche cristianità con scoperte di gran valore e che anche è di onore alla Chiesa, alla Congregazione…
Siamo riusciti a fra iscrivere il nostro Don Tassan all’Università imperiale (pedagogia).
Insomma, come vede (pensi ai momenti), non si sta colle mani in mano, pur non potendo girare per il nostro ministero. Deo gratias.
Il Signore non lascia di provarci: uno dei migliori seminaristi del secondo anno di teologia mi è andato in Paradiso. Già due dei seminaristi soldati non si sono sentiti di ritornare in Seminario diocesano.
Le relazioni col nostro Amministratore Apostolico sono un po’… Non si riesce a far capire che noi crediamo ciecamente alla Provvidenza e che intendiamo lavorare per le vocazioni… “…Siete poveri!… Non avete soldi!… Chiudete!…”.
Come si sono comportati i suoi figli in queste circostanze? “GIAMMAI” che deve aver fatto traballare tutto il paradiso! Mi ha fatto comprendere (e lo dico con santo orgoglio) che il vero spirito del Padre è nel cuore dei suoi figli del Giappone, e che il Signore non può e non deve abbandonarci.
Le spine economiche. I Superiori ci hanno aiutato e vedano di aiutarci ancora.
La forma più semplice per noi è quella tenuta ora. I Superiori si servano pure liberamente di quanto la carità dei cooperatori può mettere nei nostri conti correnti (Don Cimatti, Don Liviabella, Don Cecchetti). Non dimentichino i sussidi annuali promessi e se possono aumentarli: Deo gratias. Bisognerebbe trovare il modo che qualcuno facesse propaganda per noi… e allora saremmo a posto. Oppure vi è quella già attuata: 2 “trovare in posto persona benevola che ci dia in moneta giapponese quanto i superiori pagano in Italia all’interessato”. Al momento di veri debiti non ne abbiamo.
Ma per me le difficoltà spirituali di alcuni confratelli che provano le difficoltà dell’età o nella loro vocazione, le difficoltà della vita comune o di carattere e sono di peso a sé e agli altri, sono le spine più pungenti.
Prego, consiglio, ma non posso essere vicino a tutti e singoli… E poi conosco la mia forza di comando… Che farci? Il Signore sa… ed anche i Superiori. Per questi ambienti ci vuole alla testa personale giovane. Don Tassinari mi pare potrebbe fare assai bene… Ormai noi siamo da seppellire.
Le relazioni colle autorità ecclesiastiche (salvo qualche cosa coll’Amministratore Apostolico e che in certi ordini di idee in cui noi per principio non possiamo convenire) buone; ci vogliono bene e specialmente le varie congregazioni religiose maschili e femminili ci manifestano in varie forme la loro simpatia, aiutandoci come possono. Siamo i più numerosi, ed avremmo bisogno di sviluppare la nostra attività in tante belle opere, ma la qualifica di stranieri…
Continuiamo la nostra propaganda stampa-concerti musicali, di beneficenza in tutte le forme possibili.
Coi missionari mi tengo in comunicazione per lettera, sia rispondendo alle loro sia con circolari mensili e all’occasione. Non sarà possibile fare per questo anno la regolare visita, e forse anche gli esercizi spirituali in comune; ma spero che a gruppi sarà possibile, se no nelle residenze singole tutti faranno il loro dovere annuale.
Mi pare si faccia regolarmente l’esercizio della buona morte a vari dei quali interviene il sottoscritto. Insisto sulle conferenze e sui rendiconti, che mi pare si facciano dalla quasi totalità regolarmente: alcuni hanno bisogno del pungolo, ma fanno, se non a voce per scritto, così ho consigliato in speciali difficoltà.
Per le cronache: si fanno: tengo pronto e quando si potrà invieremo le copie prescritte ed anche altri documenti ufficiali che per ora non è possibile spedire.
Quindi assicuri il segretario che niente andrà perso di quanto si deve inviare: comprendete certo il momento e l’impossibilità.
E mi pare di aver detto le cose più importanti. Per me al solito: bene di salute materiale. Lo spirito al solito, buona volontà, riuscita proporzionata alla mia meschinità. Deus scit. Pratiche di pietà e regole: regolari. Idem voti.
Purtroppo l’età non diminuisce gli ardori giovanili di mente, di cuore e di corpo. Ma mi rimetto… Non ho nessuno più vecchio di me, cui domandare che caratteri abbia la vecchiezza per determinare quanto ci sia di naturale o di mio in quanto sento in me, e di cui non mi so dare spiegazioni. Beh… ci pensi un po’ il Signore.
Nel giorno Onomastico suo e degli altri Pietri e in quelli dell’anno, non si è perduta la tradizione di pregare… benché non si sia potuto scrivere.
Assicuri omnes: superiori, amici, fratelli, benefattori e giovani ed ex-allievi che per parte nostra non si è mutato nulla del ritmo di preghiera per loro: preghiera ed offerta di sacrifici quotidiani, tutto come prima e più di prima.
Vedano anch’essi, tutti, nessuno eccettuato, di non venire meno nel ritmo di azione benefica spirituale, con maggior preghiera e materiale con maggior aiuto nelle necessità in cui ci troviamo.
Ma assicuri, specie le singole famiglie dei nostri cari confratelli che i loro figliuoli stanno bene in tutti i sensi e faccia dire lo stesso alle famiglie delle Figlie di Maria Ausiliatrice.
Aggiungo un elenco di atti ufficiali che possono interessare la segreteria. I documenti a più tardi, quando si potranno inviare in forma più sicura. Mi benedica in modo specialissimo affinché possa fare una buona morte.
L’abbraccia nel Signore il
Suo aff.mo figlio
Don V. Cimatti, sales.
1 Non si sa quale via abbia tentato per far avere lo scritto ai Superiori: di fatto non arrivò mai. Quanto sopra è stato riportato proviene da una copia conservata in Archivio ed è di difficile lettura per la cattiva qualità della carta carbone usata.
2 Attraverso all’Ambasciata si era riusciti a trovare questa via.