3039 / Circolare Salesiani / 1943-11-25 /
ai Confratelli dell’Opera salesiana Piccolo Seminario di Miyazaki1
Tokyo, 25 novembre 1943
Carissimi,
Vi è nota la questione della requisizione del Seminario per parte della Prefettura di Miyazaki. Nel primo colloquio avuto col Rev.mo Kyokucho [= Ordinario] fu presentata la questione come una domanda che la Provincia fa per il prestito dell’edificio del Seminario.2 Date le condizioni del momento non c’è da meravigliarsi ed in tutto il Giappone vi sono richieste del genere. Noi dobbiamo, anche dopo le promesse fatte di cooperazione andare incontro a queste domande, non venendo meno naturalmente ai nostri interessi vitali.
Si fece osservare che pur essendo per noi grave sacrificio non si intende di rifiutare a venire a pacifici accordi (fanno capire che l’autorità militare potrebbe prenderlo, e per prevenire… fanno essi la proposta).
Richiesto se si lascerebbe una parte per la nostra abitazione e per lo sviluppo di eventuali lavori, si preferisce avere tutto il locale, perché avrebbero intenzione di erigere una scuola professionale (costruzione di materiale bellico).
Richiesto se la Provincia sostituirebbe con altro locale adatto e in cui fosse possibile non solo l’abitazione, ma lo sviluppo della vita, fu risposto che la provincia non ha di questi posti e non può impegnarsi a tali ricerche e cessioni.
Dove rifugiarsi dunque? Nella provincia di Oita, dove i buoni uffici della Provincia di Miyazaki approderebbero a buon risultato.
Questo è il sunto del primo colloquio avuto dal sottoscritto col Kyokucho [= Ordinario].
Il giorno seguente alla presenza anche di Don Bovio e di Don Braggion si fece ripetere al Kyokucho il mandato di cui si diceva incaricato dal “Naiseibucho [= Caposezione della Politica interna], e lo sviluppo della conversazione venne, ci parve, a far capire che tutto si era combinato già dal Kyokucho, che ci domandava carta bianca per convalidare quanto in pratica non ci voleva manifestare, vale a dire uscita totale da Miyazaki dell’elemento straniero (da mezze frasi sfuggite, non solo dall’Opera del Seminario, ma anche dal Kosei [= colonia agricola di Miyazaki, opera salesiana], ed Ospizio, e andata nell’altra Provincia.
Si disse chiaramente che se già vi era qualche cosa di definito, eravamo in diritto di saperlo; se si trattava di semplice sodan [= proposta] si sarebbero fatte le proposte per addivenire ad una conclusione su queste basi; si lasciò il Kyokucho dicendogli che avremmo trattato direttamente colle autorità locali richiedenti. Al punto cui sono le cose a noi non resta che questa via.
Proposte fatte nel decorso della conversazione:
Non si è alieni di aderire alla richiesta.
Si domanda, come del resto l’autorità ha annuito in casi di analoghe domande, che una parte conveniente dell’abitazione sia lasciata agli inquilini (il secondo piano o forse per noi conveniente tutta l’ala del refettorio, cucina, ecc. facilmente separabile dal resto).
In caso di impossibilità sia dato altro conveniente ove sia possibile col lavoro sopperire alle necessità della vita. Insistere su questo punto è anche il pensiero di Mons. Doi.
Si propose il ritorno nostro al lavoro diretto del Kyokai [= missione] di Miyazaki e a quello di Tano. NEGATIVE. Non sono riuscito a capire chiaro il pensiero del Kyokucho, di pregare cioè Don Cavoli e il Charitas per la cessione dell’edificio di Tano a noi, richiamando le Suore a Miyazaki.
Non è da pensare certo alla proposta di un esodo in Provincia di Oita, sia perché il Ken [= Provincia] di Miyazaki non c’entra certo, e perché non mancherebbero scuse o modi di farci filare ancor più in fretta alla minima occasione, tanto più che si tratta di zona di guerra. Se non ci fosse altra via di scampo forse Nakatsu (ceduto in tutto alla Congregazione) potrebbe dare risorse per il momento, trovandosi possibilità di avere terreni da lavoro, ma…
Non resta che la provincia ci cedesse casa e terreno conveniente anche fuori di Miyazaki, il che potrebbe aiutare e per la vita e per far qualche cosa per i giovani.
Conclusione: dobbiamo far di tutto per rimanere in posto.
Penso sia esclusa pure la possibilità di trovare una via per introdurre elemento giovani ad occupare il posto vuoto del Seminario e continuare un’Opera (ospizio, avviamento a scuola professionale, scuola per giovani e simili). Se ne era parlato in precedenza, mi si dice che non fu possibile combinare. Penso che ora sarà ancor più difficile. Ad ogni modo se fra le proposte questa ancora potesse pensarsi, facciamola. Naturalmente bisogna non dimenticare il problema del mantenimento.
Al punto cui si è ridotto il numero degli allievi attuali si pensa sia meglio finire al più presto, e non rimanere inutilmente sulle spese.
Per gli allievi si cerchi di provvedere con questi criteri: quelli che danno speranza di vocazione, possiamo prenderli a Tokyo; altri che fossero per la Prefettura non c’è che affidarli al Kyokucho (pare che l’unico Piccolo Seminario autorizzato sia Fukuoka).
Per gli altri se c’è la possibilità: restituirli alle famiglie o a chi ce li ha affidati. Per gli insegnanti, magna cum charitate, licenziarli. Conviene esaminare quali obblighi siano da parte nostra, secondo il regolamento del Seminario: notando che è per causa non dipendente da noi che siamo costretti a fare quello che si fa; ad ogni modo, se si devono licenziare, separarci da buoni amici, pur alcuni di essi forse essendo causa non piccola delle condizioni nostre attuali.
Pensare se non è del caso di servircene per altre scuole (ad es. Tokyo, Scuola o studentato, ecc. per dimostrare in qualche modo la nostra riconoscenza per quanto hanno fatto per noi).
In caso di prestito stipulare chiaramente le condizioni e per iscritto.
Pare che la Provincia preferisca la compra dell’edificio, perché dice che intenderebbe fare riattamenti, che forse sarebbero poi d’aggravio all’epoca della restituzione.
Teniamo fermo al possibile per il semplice prestito, in caso di impossibilità, la vendita alle migliori condizioni.
Ci si accenna alla possibilità di requisizione per parte dell’autorità militare. Si constata che dove questo è avvenuto, l’autorità ha aiutato a trovare posto conveniente, o è venuta a pacifici accordi coi proprietari. Il Kyokucho dice che ha fatto questo perché si trattava di istituzioni femminili. Si sa che i militari hanno fatto questo anche con istituti maschili.
Vi è la difficoltà perché non è chiaro chi sia proprietario legale dell’edificio. Ma e il Ken [provincia] e i fatti parlano e dicono chiaro che chi ha fatto l’opera siamo noi.
Penso che per farci evacuare o per prendere senza dovuta ricompensa (= tada de) l’edificio non ricorreranno a questa difficoltà.
Ora bisogna appurare se le autorità avevano fatto col Kyokucho già un piano definito, o se il Kyokucho aveva in animo di carpire a noi il permesso di libertà di azione per attuare un suo piano (che è chiaro: “uscita di tutti gli stranieri salesiani dalla provincia”) e presentarlo all’autorità. Parlando colle autorità si riuscirà.
Diciamo pur chiaro alle medesime i nostri progetti e specie le nostre necessità della vita materiale. È ben probabile che, al solito, ci si creda ricchi sfondati e che quindi non dobbiamo guadagnarci la vita frusto a frusto. La vita che meniamo, mi pare, dica a tutti le nostre vere condizioni; il nostro lavoro, anche materiale, è di esempio, specie in questi momenti, ci pare di collaborare con tutto l’animo a quanto fa il Paese, che finora ci ha sempre aiutato nelle opere che abbiamo tra mano, le autorità che sempre ci hanno aiutato e continuano ad aiutarci a tutt’oggi, ci aiutino anche in questa circostanza.
La scuola professionale che la Provincia vorrebbe fare, servendosi di base del Seminario (ed è naturale che dovrà fabbricare) forse dipenderà dal fatto che col riordinamento delle scuole professionali, la Provincia sente il bisogno di dover fare qualche cosa; non è improbabile abbia avuto anche rimostranze dall’alto.
Avessimo i capitali potremmo fare noi il bel gesto. Dico questo perché se questo pensiero (sviluppo di opera professionale) potesse essere ben accetto, si potrebbe anche studiare questa situazione.
Carissimi, eccovi poveramente sunteggiato quanto fu tema delle nostre conversazioni e coll’Amministratore Apostolico e tra noi. Meditate quanto vi scrivo, parlatene fra voi (Don Braggion senta anche i confratelli della casa) e poi si sentano le autorità.
Preghiamo e specie in questi momenti sentiamoci ancor più uniti. Quando avremo fatto tutto il nostro possibile… e ancora un poco (era solito dire Don Bosco)… E avremo pregato con fede, avvenga quel che vuole, possiamo ben concludere che è il Signore che permette così… E allora FIAT VOLUNTAS DEI. Il Signore sa meglio di noi quanto sia bene per noi, per le opere nostre e per le anime giapponesi. Prego voi che riceverete questa mia a riunirvi insieme e concordare le modalità del caso in ogni evenienza.3
Grazie di cuore di quanto fate: il Signore vi rimeriti.
Vostro
Don V. Cimatti, sales.
1 La copia di questa lettera venne trovata a Miyazaki ed in nessun altro posto. C’è da pensare che non sia stata inviata a tutti i confratelli.
2 Don Cimatti incontratosi con Mons. Ideguchi a Tokyo il 20 novembre, scrisse nel Diario: “Riunione delgli Ordinari del Giappone. Colloquio con Mons. Ideguchi. La Provincia di Miyazaki domanda il prestito della nostra Scuola del Seminario di Miyazaki (pare voglia fare una scuola professionale) oppure la vendita. L’Amm, Apost. (che recentemente ebbe parole non edificanti a nostro riguardo...oltre le proibizioni ai cristiani) pare che abbia concretato il piano per disfarsi di noi da Miyazaki.” Da qui il contenuto di questa circolare.
3 Come appare evidente dalla parte conclusiva dello scritto: è indirizzato ai soli confratelli della casa di Miyazaki. Nello stesso giorno in una circolare a tutti i confratelli tocca appena la questione, e molto delicatamente.