2183 / Ricaldone Pietro / 1938-12-24 /
a Don Pietro Ricaldone, Rettor Maggiore dei salesiani
l’apostolato missionario salesiano nel ritorno in patria e in missione1
Dal mare, [24] dicembre 1938
Rev. mo ed amat.mo Padre,
La gioia intensa provata nel rivedere Superiori, confratelli, benefattori ed amici viene attenuandosi nel desiderato ritorno al campo del proprio apostolato. Il “Conte rosso”, che trasporta le ultime squadriglie dei suoi figlioli e delle Figlie di Maria A. nell’Estremo Oriente, dall’India al lontano Giappone, porta pure con sé i pensieri e gli affetti di tante anime buone, che colla preghiera, col sacrificio, coll’aiuto dell’elemosina materiale vengono fiancheggiando il povero missionario e gli infondono anche parte di quell’eccitamento all’apostolato, che proviene dal sentirsi compresi e sostenuti, dal sentirsi amati ed apprezzati, dal verificare che il proprio lavoro è considerato come lavoro di pretta azione cattolica, di glorificazione di Dio e di espansione del suo regno in tutto il mondo.
Volli intervistare (mi permetta la parola del gergo giornalistico) i colleghi missionari viaggianti con me: il nostro carissimo Mons. Ferrando, col suo missionario Don Tomé; il bravo Ispettore Mons. Scuderi, Ammin. Apost. del Krisnagar, ed il simpatico Don Braga, Ispettore della travagliata Cina; belle e gioconde figure di apostoli salesiani, che pur provati, possiamo dire, dal fuoco, dall’acque e dal ferro, fiduciosi nella Provvidenza e con lo spirito salesiano, che sprizza loro da tutta la persona e dalla loro attività, continuano imperterriti a combattere nelle loro difficili posizioni. Furono con me concordi nel constatare, che in Italia e fuori, nelle regioni da loro visitate, il problema missionario ha davvero preso uno sviluppo ed un posto di predilezione nella mente e nel cuore del Clero e del popolo cristiano.
Nei Superiori diocesani o interdiocesani da noi visitati sotto l’impulso degli eccellentissimi presuli, funzionano zelanti circoli missionari; è accolta con entusiasmo la persona del missionario, viene chiarendosi sempre più il problema missionario; non come curiosità di avventure, di viaggi più o meno disastrosi, col contorno coreografico di imboscate pericolose, in cui fanno capolino fiere o serpenti o frecce avvelenate di selvaggi, ma come problema fondamentale di redenzione di anime, che non conoscono ancora il Signore.
E a queste consolanti constatazioni il cuore del missionario si dilata, si esalta e benedice il Signore, e pensa al futuro: a queste giovani anime sacerdotali, che porteranno nell’apostolato parrocchiale la forza, lo zelo, l’operosità del missionario tra gli infedeli, oppure, delineandosi in esse la vera vocazione missionaria, abbandoneranno la diocesi e voleranno tra gli infedeli a riprodurre l’apostolato di Gesù e dei suoi apostoli. E come era per noi confortante l’udire le parole, davvero sature dello spirito di Dio, di Ecc. Vescovi, che non solo non ostacolavano, ma ritenevano sommo onore per la loro Diocesi il poter dare annualmente alla Chiesa buon numero di missionari: “Siamo sicuri – dicevano – che si verifica per i nostri seminari, quanto affermava Don Bosco: il duplicarsi delle vocazioni nei medesimi”. E pensavamo insieme alle predicazioni, alle conferenze tenute nelle chiese, nei saloni e teatrini parrocchiali, dietro invito o benevola concessione de[gl]i zelanti parroci.
Oh, il nostro buon popolo italiano ama le missioni, ama sentir parlare – e a tali adunanze accorre anche l’elemento che ordinariamente non si vede in chiesa – e nei limiti delle sue possibilità, aiuta.
Là dove c’è fervore di vita cristiana non può mancare la comprensione in pieno del movimento missionario, come in altro senso si può anche dire, che il movimento missionario parrocchiale genera intenso fervore, quasi al punto di considerarsi come termometro dell’attività della vita parrocchiale, quasi fossero termini correlativi.
Coll’aumentare dell’organizzazione missionaria, è aumentato pure il numero degli iscritti alle opere pontificie missionarie, alle Riviste e pubblicazioni missionarie, ben fatte, riccamente illustrate, lette con passione e che vengono man mano diminuendo l’ignoranza dei problemi missionari (il massimo danno da cui possa essere affetto il popolo nostro).
L’unione missionaria del Clero viene sempre più estendendo le sue ramificazioni, e l’aver noi potuto assistere allo svolgimento di qualche settimana promossa dal Centro dell’Opera, valse a constatare quanto stia a cuore al clero italiano il seguire anche in questo importante problema le direttive pontificie.
Fervore di vita missionaria dunque un po’ dappertutto; sempre più chiara comprensione dell’importante problema, sempre migliore e più vasta organizzazione. Oh, quanto il popolo cristiano di tutto il mondo vivrà dell’azione cattolica missionaria, sarà d’assai facilità il problema della predicazione evangelica!
Ebbi anche l’occasione di tenere conferenze promosse dalle Associazioni di Cultura fascista o di dopolavoro nei rispettivi saloni, in cui vibrava all’unisono coll’amor di patria quello della fede: anche in questi ambienti il constatare gradita la presenza del missionario, ascoltata con avidità la sua parola, è l’indice eloquente di quale comprensione e nelle alte sfere e in quelle lavoratrici sia tenuto il problema missionario.
Che dirle dei nostri Isitituti di formazione salesiana e missionaria, dei nostri Istituti e collegi di educazione e di quelli delle Figlie di Maria A.? Non poteva non essere ammirato e commosso il missionario nel vedere lo slancio, l’entusiasmo del complesso dei giovani e delle Associazioni e Compagnie, che volevano dimostrare colle preghiere e frutti spirituali, col loro obolo, frutto alle volte di veri sacrifici. Oh, direttori, catechisti ed umili assistenti e insegnanti nostri, oh, Ispettori carissimi, godete di queste vostre attività; dei frutti meravigliosi di bene suscitati da questo vostro consenso e impulso per venire in aiuto alle missioni; delle mirabili vocazioni che venite regalando alla Chiesa e alla nostra Società! Voi avete ben compreso il desiderio di Gesù, e tutto Egli minutamente registra a vostro merito, concedendo per voi il cento per uno in questa vita e la vita eterna, perché voi lavorate con Lui a far conoscere il Padre suo.
Miriadi di pensieri – ricordi cari – visioni di bene – si affollano alla mente del missionario mentre l’occhio va spaziando sull’immenso mare.
Una ridda cinematografica di volti cari: Superiori, confratelli, allievi ed ex-allievi, parenti ed amici, benefattori, ammiratori ed una lunga teoria di ombre evanescenti, che modestamente vogliono conservare l’incognito… E poi moltitudini, che pregano e gridano con Gesù: “Ut omnes errantes… revocare digenris…”. E grosse lacrime di gioia riconoscente rigano intanto il volto del missionario… “Grazie, o mio Dio, e con Lui e per Lui, grazie a voi tutti!”. Oh, le ineffabili dolcezze e profondità insondabili della Comunione dei Santi, applicata alla vita missionaria!
E permetta, amato Padre, ancora un accenno alla nostra cara e povera Missione e alle nostre opere salesiane in Giappone. So che i confratelli (e con fraterna sollecitudine me ne informavano) hanno continuato con slancio il loro lavoro dall’inizio dell’anno missionario. A volo d’uccello (per Lei che conosce persone, opere e luoghi) un riassunto della loro molteplice attività, fisserà così anche ai lettori del Bollettino l’avvicendarsi storico dei grandi e piccoli avvenimenti nostri.
La formazione di tre nuove Conferenze di S. Vincenzo de’ Paoli regolarmente federate, dà modo di ampliare il ritmo di attività caritatevole verso i poveri e gli ammalati; di mettere tante famiglie a contatto o in relazione colla missione; buoni semi che affondano tra gli abbandonati, tra la miseria materiale e morale, tra la poveraglia, ottimo substrato per gli effetti mirabili della carità.
Così a Miyakonojo, Beppu e Nakatsu per queste conferenze spero si potranno ottenere ulteriori e più abbondanti frutti di conversioni.
La Congregazione delle Suore giapponesi della Carità a Miyazaki va normalizzandosi e cinque nuove aspiranti hanno iniziato il loro noviziato.
Il gruppo dei primi orfanelli ricoverati all’Ospizio che non diedero prova di esser atti allo studio o a mestieri speciali, vengono formando un piccolo gruppo di agricoltori, i quali sotto le vigili cure del nostro bravo coad. Guaschino e Bealessio, si abilitano ai lavori dei campi; cominciano già a prestare il loro aiuto alla famiglia dell’Ospizio, da cui finora ricevettero tutto; preludio alla formazione futura di buone famiglie agricole, che non dimenticheranno mai la formazione ed il bene ricevuto dalla missione.
Il nostro Seminario riempie di consolazione e di speranze il cuore dei missionari: vita di famiglia, alimentata dalla pietà e dal lavoro. Dopo le brevi ferie d’agosto, una bella muta di esercizi ridiede il primitivo impulso spirituale e agli studi la tonalità di prima. Le vicende dell’incidente della Cina hanno determinato il richiamo sotto le armi del nostro caro confratello Nishimura insegnante al Seminario, a lui si fecero i commiati d’uso alla partenza – come pure il concerto del nostro Seminario ebbe campo di prodursi in occasione della visita della squadra “Gioventù Hitleriana” di passaggio a Miyazaki – partecipare ai lavori, che volontariamente in ore libere i giovani studenti fanno per aiutare le famiglie dei richiamati alle armi, e con una magnifica riunione sportiva, dare saggio nella festa dei Santi della loro attività ginnastica annuale.
In mezzo a questo fervore di vita è consolante vedere il chiarirsi preciso di ottime vocazioni tanto per la diocesi che per la nostra cara Congregazione.
Il nostro Don Marega ad Oita oltre il suo lavoro di apostolato continua le sue apprezzate ricerche sui monumenti antichi del cristianesimo e i suoi interessanti studi sul Buddismo, ricevendo preziosi contributi e consensi da autorità civili, scolastiche e di intelligenti in materia.
A Beppu viene sempre più delineandosi importante il lavoro di propaganda di carità fra gli ammalati colle visite a domicilio, colla propaganda stampa, colla musica, ecc.
Il Tubercolosario (Giardino di luce) è in piena efficienza, come pure l’Opera della S. Infanzia delle Figlie di Maria A., opere irradianti una sfera di benefica influenza per tutta la città. Data la posizione di questa e la sua ricchezza in acque termali, sabbie e fanghi è meta frequente di visite. Notevoli quella della missione Mongola, della R. Nave Montecuccoli nella persona del gentilissimo Comandante A. Da Zara e recentemente quella del Perù, fatte anche alla Missione cattolica.
Sono occasioni magnifiche di propaganda per la nostra missione che viene così ad essere messa in luce, valorizzata e ammirata sempre più. Sull’alto del magazzino della missione ora squilla una sonora campana, dono del Cappellano della Montecuccoli: così il saluto dell’Angelus è udito da buona parte della città. Voce di Dio anche questa, che si fa sentire. Già in qualche occasione la campana funzionò pure da segnalatrice d’incendio, attirando simpatia e ammirazione maggiore alla missione.
Nel mese di Agosto poi i suoi figliuoli si ritemprarono al lavoro cogli annuali esercizi spirituali, e chiude la serie la professione dei nostri cari novizi nella festa dell’Immacolata. Sono sei nuove reclute di cui un giapponese, che nel lontano Giappone si sono arruolati sotto la pacifica bandiera di Don Bosco.
Come vede, amatissimo Padre, non si tratta di grandi cose, ma so che al cuore suo paterno e a quello dei nostri amatissimi cooperatori e cooperatrici, non dispiacciono anche le cose minime dei suoi più poveri e più lontani figlioli, e d’altra parte in questo grande Impero è solo [con] questi sassolini, che cementati dalla preghiera e dai sacrifici dei buoni, si riesce a costruire le granitiche fondamenta.
La nave che trasporta lontano lontano i suoi figli sta costeggiando le terre già battute dalla Sacra Famiglia emigrante in Egitto.
I poveri pellegrini di allora portavano fra i pagani Gesù, via, verità e vita. Oh, ci ottenga, amato Padre, dall’Ausiliatrice nostra e da Don Bosco, che riescano a fare altrettanto i suoi salesiani d’Oriente.
Ci benedica tutti.
Suo
Don V. Cimatti
1 R. M. 902: manos. pubblicato in Bollettino Sales. Febbraio 1940.