2163 / Ricaldone Pietro / 1938-11-23 /
a Don Pietro Ricaldone, Rettor Maggiore dei salesiani
Roma, 23 novembre 1938
Rev.mo Sig. Don Ricaldone,
A Verona il M. R. Sig. Don Mortari, sapendo che venivo a Roma, e pensando che il povero Don Cimatti avesse chissà quale influenza, mi supplicò di interporre la mia parola presso di Lei, perché fosse aiutato nella critica posizione in cui si trovava. Non sono al netto dei dettagli del motivo per cui è sospeso – ma gli permettono di far scuola al Seminario – è decurione (si dice così?) dei nostri cooperatori… Egli asserisce che a Roma non sono mal disposti – che tutto è causa del suo Vescovo, ecc.
Le accludo quanto scrisse a Don Grigoletto e al sottoscritto, da cui arguisce le sue ardenti richieste. Le appoggio, servatis servandis, perché penso che Gesù Benedetto e Don Bosco andrebbero incontro ad una povera anima, per infelice e traviata che possa essere. E Lei che comprende quel che si possa fare lo farà nel Signore.
Sono semplice povero pellegrino e vedo avvicinarsi con indifferenza santa (mi pare) la data della partenza fissata (7 dicembre) pur sentendo sempre in cuore la voce: “Non partirai!”. Fiat voluntas Dei in tutto.
Intanto faccio i preparativi con tranquillità perché so che i Superiori si sono presi a cuore la nostra carestia e ci vengono incontro.
Grazie. Al Ministero degli Esteri è giunta la relazione della Missione Naz. Fascista in Giappone. Mi dicono assai favorevole. Feci domanda per la visita al Duce: stanno prendendo le informazioni se sono un galantuomo.
Mi hanno fatto fare un’altra relazione dello stato nostro e dei nostri desiderata. Vedremo se si conclude e se tutto sarà messo negli incartamenti.
Preghi per me, affinché si compia in tutto la volontà di Dio in me e nei miei.
Suo nel Signore come figlio
Don V. Cimatti
P. S. Devo partire per conferenze e per gli ultimi saluti in Romagna-Emilia e spero vederla con tranquillità a Torino.