1163 ricaldone |
1163 / Ricaldone Pietro BS / 1933-9-30 /
1 a Don Pietro Ricaldone, Rettor Maggiore dei salesiani |
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Gare di vario genere cui partecipa il corpo e lo spirito1
Miyazaki, 30 Settembre 1933
Amatissimo Padre,
Siamo alla fine del mese, e non le tornerà sgradito la notizia mensile, che sono sempre solito inviarle. È per me un piacere sommo, perché so che trova piena e perfetta risonanza nel cuore del padre, specialmente quando si possono dare buone notizie.
Per le scuole giapponesi sono finite le vacanze, e dal settembre in ogni genere di scuole vi è un furore di intenti per preparare i SAGGI GINNASTICI autunnali, che occupano gran parte del tempo scolastico in questo periodo. Ogni scuola è interessata a trovare nuove forme di giuochi, di attrattive per il pubblico numeroso che si affolla per assistervi; ogni scuola nelle gare individuali e d’assieme vuol essere ben quotata ed essere dichiarata la prima, per guadagnare i ricchi premi (coppe, bandiere, ecc.) oltre i numerosi premi individuali (oggetti utili), ogni famiglia desidera avere fra i vincitori il figliuolo, la figliuola; ogni concorrente cerca di dimostrarsi campione. Lo scopo? È parte integrante del programma educativo d’ogni sorta di scuola in Giappone: l’educazione fisica.
Il tipo di razza giapponese se era ritenuto in altri tempi piccolo di statura, non molto sviluppato o robusto, ha guadagnato assai in quest’ultimo ventennio, e col miglioramento del cibo (vanno introducendosi nell’alimentazione: pane, carne, latte, uova su vasta scala) e coll’educazione fisica intensificata, anche ad occhio si può osservare come la razza venga modificandosi in meglio, ed è da augurarsi per il bene della nazione che tale miglioramento si intensifichi, si trasmetta alle generazioni successive. La debolezza di costituzione e denutrizione prestò buon campo alle malattie (tubercolosi, la più sviluppata), colla sorveglianza igienica, col miglioramento del vitto ed in genere coll’educazione fisica, vengono man mano non foss’altro attenuate.
È, penso, una necessità per il popolo giapponese questa cura ed attenzione – che per molti si riduce però tutto ad una glorificazione di muscoli, o alla meraviglia eccitata dallo strano dei giochi mai visti. Quanti ho sentito dire con sommo compiacimento: “Ah, che braccia! Che gambe! Che salti!”. Carname che corre, che salta, che sbraita in ogni senso, che lotta, che grida, che canta, che danza… Carname in mostra…
E il pagano comprende tutto questo proprio bene. E a queste feste scolastiche, che durano anche parecchi giorni, accorrono tutti, è festa di pubbliche autorità, di famiglie, e di popolo… E noi pure nel nostro piccolo, riproducendo quanto vediamo con spirito nostro; facciamo gare sportive più modeste, ed anche altre gare che interessano non solo il corpo o l’utile materiale, ma che tentano di penetrare nelle anime.
I nostri bravi confratelli di Tokyo per i loro oratoriani vanno prodigandosi con ogni sorta di sacrificio tutti i giorni. Il loro lavoro benedetto da Dio, comincia ad essere notato anche dagli uomini, e l’oratorio è meta di visite di autorità, di missionari, di cooperatori e cooperatrici e… di curiosi. I fanciulli vengono stabilizzandosi e si affezionano, e già ai giochi succedono le conversazioni, a queste il dopo-scuola e speriamo presto la scuola serale.
La Provvidenza va suscitando intorno all’oratorio amici, simpatizzanti, buone signore che cominciano a far la mamma ai nostri poveri ragazzi, e col consiglio e coll’opera ci vengono incontro nelle indispensabili necessità.
Agli oratoriani si danno biglietti di frequenza che servono come BUONI per comprare liberamente in occasione di bazar (con oggetti raccolti dalle buone benefattrici) quanto è loro utile (vestiti, oggetti di scuola, giocattoli, ecc.).
Don Piacenza mi scrive che nell’ultimo bazar ha incassato cinquemila buoni. Ah, fossero buoni del tesoro! Ebbene, amato Padre, lo sono. Pensi al gran bene fatto, e che si fa fare anche solo coi bigliettini multicolori e a valore vario dei punti di frequenza.
Su ognuno è scritto una sentenza morale che il giovane legge in famiglia; da solo, coi compagni; su cui il missionario o il maestro richiamano “arrepta occasione” l’attenzione. I bigliettini accuratamente conservati dall’oratoriano formano il suo piccolo tesoro, ed in occasione della vendita egli acquista quanto gli è utile alla scuola, e così viene ad alleggerire le spese della famiglia. Quante volte i fratelli maggiori riuniscono i loro punti per acquistare il giocattolo al piccino, e viceversa quante volte i fratelli, riunendo insieme le forze vengono in aiuto alla povertà della famiglia, acquistando coi punti riuniti l’oggetto desiderato. Oh, quanti gustosi e commoventi episodietti si potrebbero raccontare che metterebbero in vista le infinite risorse della fanciullezza per avere quanto desidera.
Il gran salone è tappezzato di oggetti che mani caritatevoli hanno raccolto o hanno costruito nei ritagli di tempo, forse rubando qualche ora al sonno, o hanno comprato, pensando “servono ai poveri fanciulli di Mikawajima… Ai biricchini di Don Bosco!”.
Amato Padre, come è bello meditare sul quadro che si viene svolgendo sotto i nostri occhi! In Giappone come a Torino, come in ogni parte del mondo i benefattori e le benefattrici, inesauribili ministri della Provvidenza, vengono in aiuto. Tutto è pronto nella sala grande, a frotte gli oratoriani, cogli occhioni spalancati osservando, cercando ansiosamente ciò che loro piace o è utile, additano, discutono, e tirato fuori il loro tesoretto, contano, preparano i punti secondo il prezzo che vedono segnato, e agitando i foglietti, con lieto cinguettìo fanno ressa al banco di vendita, e il riso bonario di Don Piacenza e dei confratelli e delle persone che l’aiutano, fa contrasto colla seria imperturbabile faccia del cassiere, che fa i conti ed inesorabilmente domanda spezzati in caso di sbaglio. Vicino ai figlioli alle volte partecipano alla scena i babbi, le mamme… E tutti contenti col premio in mano ritornano a casa, e non è raro il caso di sentire genitori che dicono al figliuolo: “Vedi che cosa guadagni a venire all’Oratorio? Sei fuori dei pericoli della strada ed aiuti la famiglia”. Oppure per l’occasione il figliuolo ha condotto il babbo alla missione, e il babbo constata de visu il bene che ne deriva al suo figliuolo. Il più delle volte si vedono queste facce silenziose… Osservano, non il minimo moto di approvazione o disapprovazione… Indifferenti? Che passerà in quelle anime? O anime care, quando conoscerete il buon Dio? Una delle più belle manifestazioni fu quella della domenica 10 Settembre. Un buon numero di pagani, col permesso dei loro parenti, partecipò alla gara di catechismo che ebbe luogo alla presenza di S. E. l’Arcivescovo, nostro munifico benefattore, e di molti invitati. Sedici concorrenti pagani si cimentarono sul piccolo catechismo, dimostrando preparazione perfetta. Il grande e il pubblico minuscolo (oltre 400) entusiasti; una rivelazione per molti, intime consolazioni per Monsignore e per i missionari. E l’avvenire? Eccole, amato Padre, le gare dei suoi figli; quelle del corpo ci interessano, ma lo scopo primo sono le anime e far penetrare in quelle Gesù sotto tutte le forme; ed anche queste gare pensiamo servano allo scopo.
Gareggi anche Lei, buon Padre, insieme ai confratelli ed allievi e cooperatori nostri a venirci in aiuto. Quante miserie materiali da sollevare, ma più quante miserie morali. Se voi tutti ci aiutate, vinceremo senza dubbio.
Ci ricordi e benedica tutti, e specialmente il
Suo aff.mo figlio
Don V. Cimatti, sales.
1 Manoscritto, pubblicato nel Boll. Sal. del Dic. 1933 con altri due articoli.