1942 / Ricaldone Pietro / 1937-11-4 /
a Don Pietro Ricaldone, Rettor Maggiore dei salesiani
4 novembre 1937
Amatissimo Sig. Don Ricaldone,
Grazie della sua consolantissima del 18/10/37 giunta proprio oggi, in cui ci trovavamo radunati per la soluzione del caso in occasione dell’Esercizio della b. m. Rispondo subito anche per fare il mio rendiconto mensile.
Salute: nulla di speciale, salvo gli acciacchi che incominciano, ma chi ci pensa?
Lavoro: penso che i Visitatori si saranno persuasi dell’impossibilità in cui mi trovo di poter attendere e alla missione e a Tokyo – e più della mia inettitudine. Ma dopo tutto non me la sento di stare in parata solo. Ora mi fu detto di stare in Seminario e faccio le mie 24-26 ore e più di scuola – e sto bene – salvo il pensiero: “Faccio il mio dovere di Superiore?”. Senta, amatissimo Sig. Don Ricaldone, quando si degneranno i Superiori di pensare ad un altro? Vedo con gioia che ne cambiano tanti e attendo il mio turno. Ma possibile che non si riesca? Mah! Non capisco proprio niente.
Pietà, ecc. regulariter. La buona volontà è costante.
Regole, Santi Voti, carità: mi pare regolare.
Sono in una prosternazione d’animo fortissima (non è sfiducia nella Provvidenza) per lo stato economico in cui mi trovo. Col mese di Novembre finisco la riserva, e in Dicembre non so dove sbattere la testa per dare da mangiare ai miei. Da tempo ho battuto, ma al momento nessuna risposta da quell’anima santa di Don Giraudi. La realtà è questa. Il Signor Don Candela mi ha fatto vedere sulla carta tante belle cose – ma, ripeto, la realtà è che con Novembre rimango senza nulla. Supplico i Superiori ad aiutarmi in quel che possono, ma mi aiutino, mi aiutino.
E Lei dica una parola forte alla Madonna e a Don Bosco affinché muovano qualche anima buona per questa povera missione; se no, sarò obbligato a gridare: “Non ne posso più, non ne posso più!”.
E preghi in modo speciale per me che sempre la ricordo nominatim – e per i miei – e per le case nostre. Si dice che siano partiti il 28 m. p. [mese passato?] i designati pel Giappone. Chi? Quanti? Quali? Chi lo sa? Quasi sempre la stessa storia. Certo se sono molti non so dove metterli. Ma “Evviva l’allegria!”. Il più preoccupato è il povero Don Tanguy che dovrà – penso – ricevere la massima parte. Al porto d’arrivo vedremo. Strano però che sia così difficile (ed è così tutti gli anni!) far sapere tali cose. Mah, sit nomen Domini benedictum! Per me dispiace la non bella figura che ci fa Torino di fronte a tutti i confratelli!
Voglia benedire specialmente questo eterno brontolone che, vedrà, cesserà presto di brontolare.
Suo come figlio
Don Vincenzo Cimatti, sales.