2831 / Cecchetti Albano / 1941-11-9 /
a Don Albano Cecchetti, missionario salesiano in Giappone
Tokyo, 9 novembre 1941
Carissimo e povero mio Don Albano,
Fiat voluntas Dei. Che soluzione vuol prendere? O il bravo Don Erdö si sente di fare il suo dovere, e allora continui. O si mette in zucca quanto ha da tempo e non si adatta, e allora non c’è che ritornare. Oppure se è ammalato al cuore o agli occhi, faccia le cure necessarie. Per me non so che pesci prendere: gli ho detto quanto dico a Lei – come si fa a dare ordini in simili circostanze? Gli ho scritto.
Mio consiglio: continui in pace il lavoro ordinatogli.
Se non si sente, ritorni: lasciando a lui le conseguenze. Non c’è altra scusa che la malattia (occhi, cuore, ecc.).
Che se può si curi a Beppu.
Più che agli occhi e al cuore è ammalato in quel suo più che strano modo di concepire l’autorità, l’indipendenza, ecc. ecc. E quanto più la cerca meno la troverà, perché chi si sente di affidargliela? Egli pensa che Don Cimatti lo inganni – che ci sia o qualche superiore di Torino o altro che l’abbiano accusato per cui non può accedere alle cariche e che non si ha fiducia in lui, cervellotiche manifestazioni di fantasia che gli tolgono la pace del cuore. Ma come fare? È una malattia bella e buona. Gli ho parlato chiaro. Per il momento non so come fare diverso, né so in quale altra maniera potrò aiutarlo: così siamo allo statu quo. Bonum mihi, Domine, quia humiliasti me.
Trovavo strano che le Figlie di Maria A. venissero alla seconda Messa e che per aprire la bocca per lodare il Signore e muovere le dita, esse, suore missionarie, volessero essere pagate. Ecco perché parlai dell’impossibilità di dar loro la S. Messa seconda.
Per Morie sta tutto bene, ma Lei mi disse che non si trovava la casa…
Non arrivo pel 12 a scrivere all’Amministratore Apostolico all’Hikari no sono. Gli scriverò a Kagoshima.
Beh! Cuore in alto, e mi aiuti a trovare una soluzione e preghi per il
Suo aff.mo
Don V. Cimatti, sales.