5787 / Crevacore Alfonso / 1962-8-16 /
a Don Alfonso Crevacore, suo Direttore a Chofu
Nojiri, 16 agosto 1962
Sempre carissimo D. Crevacore,
Grazie delle notizie sempre graditissime. Per me, al solito: non penso di essere ammalato e cerco di fare quel che posso nell’adempimento regolare dei miei piccoli doveri quotidiani.
Dettagli più particolareggiati nel prossimo rendiconto.
Il tuo invito o desiderio…1 La mia superbia o presunzione, come di consueto (è uno dei miei loci minoris resistentiae), non trova difficoltà – non penso ad aggravi per la salute, che non penso di essere ammalato… Se non di anni.
L’unica osservazione che sento in dovere di fare è la difficoltà della lingua (impedimento oris et scientiae linguae japonicae) per cui non so dire se possa essere fruttuosa o invece dolorosa la parola di Dio alle anime dei cari miei confratelli. Ti prego dunque, caro D. Alfonso, dirmi una semplice parola e un po’ presto “si faccia”… Faccia… che mi tolga la preoccupazione di cui ti parlo – e alla parola del Superiore “laxabo rete” e il Signore farà la sua parte.
Ti ricordo cotidie – ad invicem.
Tuo aff.mo
Don Vincenzo Cimatti
1 In data 13 agosto il direttore gli aveva scritto: “Per la predicazione degli eserc. spirit. a metà anno dei chierici… ho pensato a Lei. Sarebbe sempre accetto e quindi efficace. Mi dica francamente se potesse addossarsi questa fatica senza pregiudicare la sua salute”.