326 /Rinaldi Filippo / 1928-2-8 /
a Don Filippo Rinaldi, Rettor Maggiore dei salesiani
8 febbraio 1928
Mio amatissimo Papà,
Compiuta la visita mensile ed anche andato fino a Nagasaki per parlare di varie cosette con Monsignore, oggi inizio del 3° anniversario della nostra venuta in Giappone, voglio passare qualche tempo con Lei. In primis rendiconto personale.
Salute. Ottima grazie a Dio – ebbi per un po’ bruciore – prurito alla pelle, forse calore o malattia – ora, bene.
Studio e lavoro. Continuo imperterrito. La lingua va rischiarandosi e muovendosi sempre più. Capisco e balbetto senza foglio. Col foglio siamo tutti Monsabré, Lacordaire o… giù di lì. Pian piano verrà anche quello.
Lavoro: non manca – molto non si può fare paupertatis linguae – ma si fa quel che si può.
Pietà. Regolare, in comune. Al solito la testa… gira… qualche volta sogna l’avvenire, non pensando esser meglio vivere nel presente… qualche volta viene fino a Torino… Grazie a Dio la volontà è in Lui… sempre e solo, pur di tanto in tanto facendo capolino la superbia e il cuore…
Le pratiche di pietà sono la mia forza e se non mi hanno ancora reso santo, hanno certo impedito diventassi demonio.
Regole. Mi pare di non incontrare per ora difficoltà. L’unica difficoltà è che non so fare il Superiore… Lei lo sa, e basta.
Per i santi voti ho bisogno di conservare ordinatamente meglio le cose – così vigilare su qualche piccola spesa che poteva essere più economica. Manco a dire: sempre in guardia per i sensi. Sono stato tribolato proprio da fantasticherie diaboliche la settimana che ho dovuto passare fuori casa alloggiato negli alberghi giapponesi. Grazie a Dio nulla, ma… spine, molte. Speriamo siano meriti pel paradiso.
Carità. Mi pare piena con tutti.
Disordini per ora non ne vedo.
Don Cavoli. Siamo in un periodo buono per la salute. Lavora; è di pietà e nonostante le deficienze di lingua ha organizzato 1e Compagnie Piccolo clero e S. Luigi, e funzionano bene.
Guaschino. Va migliorando in molte cose – un po’ disordinato. Entrambi devoti un po’ (come si dice) del S. Chiodo.
OITA. Don Tanguy alternative – mal di testa e stomaco e buona salute. Forse un po’ duretto nel parlare (o meglio dà l’impressione non conoscendo bene l’italiano). Per il resto ottime.
Don Margiaria. Discreto per salute. Non troppo d’accordo nelle vedute con Don Tanguy; vorrebbe forse correr troppo – giovane in tutto.
De Mattia. Bene.
NAKATSU. Don Piacenza optime.
Don Livio ebbe un po’ d’influenza (sono dolori quando è ammalato – educazione di famiglia! Coloro che dovranno assisterlo agli ultimi…). Pel resto bene.
Merlino. Si prepara alla professione perpetua. Un po’ chiodino… ma bene.
Le nostre piccole opere procedono. A Miyazaki i cristiani sono ora organizzati – furono avvicinati i cristiani, gli sparsi, i deboli e freddi – ed ora tenteremo l’organizzazione dei pagani.
A Nakatsu e Oita continua il lavoro per i pagani.
Chiudiamo l’anno col propagandare il nome di Don Bosco colla pur piccola vita, in attesa di pubblicare la grossa. Ricevo lettere lusinghiere di ammirazione e di incoraggiamento e di contentezza nel vedere che si lavora.
Ho sottoposto all’Ispettore (Monsignore è d’accordo) varie cose urgenti:
A Miyazaki cimitero cristiano
" salone per adunanze-teatro (non possiamo muoverci né fare lavoro salesiano (Don Ricaldone approvò).
A Tano urge una cappella (i cristiani sono oltre una cinquantina e crescono – non si possono lasciare soli. Ottime speranze).
A Oita sgombrata la casa della famiglia che abitava (così in tutte le residenze siamo in regola). Bisogna riattare la casa per un saloncino.
A Beppu (Monsignore insiste) occorre affittare una casa per aiutare quei cristiani. Prospero avvenire.
In varie di queste cose, credo di essere autorizzato a fare, ma preferisco anche consigli e approvazioni dell’Ispettore e dei Superiori.
Come vede urge personale – urgono mezzi… quindi se può un po’ per queste cose e per i viveri inviare qualche cosa credo andrà bene.
Per il personale (non pensi che si voglia correr troppo) se è vero quanto diceva il Card. Cagliero, Don Bosco all’allora missione dell’America diede dopo due anni dall’inizio non so quanti salesiani. In Giappone nulla… pur pensando che questi fino al 1930 non potranno entrare in forza… Per me, quando Gesù mi dice qualche cosa, gli faccio segno: “Caro mio Signore, sbagliate direzione – è a Torino che bisogna andare e muovere un po’ quei cuori duri, che quando sono vicini ti ammazzano colle promesse (tiro una satira a Don Ricaldone) e poi… chi s’è visto s’è visto”. Gesù dice: “Pu1sate et aperietur vobis…” e Don Cimatti pulsa fiducioso… Animo, ma decida una buona volta. Sì o no? Così almeno si pensa ad altro e si aspetta… Mio buon papà, non le sembri vana pretensione… Certo Don Cimatti più che fesserie non sa fare, ma quando penso a Don Ricaldone che constatava che siamo giunti in Oriente con 40 anni di ritardo, quando si vede così lentamente procedere le opere di evangelizzazione perché (e per me è il massimo perché) non ci sono missionari (80 milioni di pagani – 200 missionari – ne tolga 50 fuori di combattimento (per molte cause) e i salesiani che sono desiderati, aspettano ancora degli anni… devo dire “non capisco proprio nulla”. Dunque insisto, supplico…1
Mandi subito qualcuno per la lingua;
Mandi presto molti giovani studenti o novizi o come vuole;
I Superiori decidano presto e diano direttive; e così anche in Giappone Maria A. e Don Bosco lavoreranno, ma se li lasciano inoperosi…
Se può mandi qualche sussidio.
Ed ora, buon Padre, non pensi alle mie espressioni… il mio modo di scrivere è cordiale, ma un po’ farabutto, rivoluzionario romagnolo. Lei comprende. Per Don Cimatti le cose sono come le ho esposte, e valuti: più si tarda pel Giappone e peggio è in tutti i sensi, per l’opera nostra e per il Giappone.
Mi benedica e con me tutti i cari confratelli che fanno prodigi di lavoro e si vengono formando buoni e santi.
Saprà certo della morte del mio Luigi. Strano che l’ho saputo non dal suo direttore (chissà perché?) né so alcun particolare. Lei conosce i bisogni di quest’anima: lo raccomando alla carità delle sue preghiere e dei Superiori. Fiat voluntas Dei!
Mi benedica con affetto speciale in questo 50° di fondazione della benedizione di Maria.
Suo figlio
don Vincenzo Cimatti, salesiano
1 Don Cimatti per molti anni continuò a insistere in questo tono. Conoscendo le difficoltà della lingua se ne comprende bene il motivo. Effettivamente il Giappone tra le missioni dell’Asia fu quella che ricevette meno personale.