129 /Rinaldi Filippo / 1926-1-21 /
a Don Filippo Rinaldi, Rettor Maggiore dei salesiani
[Verso Singapore], 21 gennaio 1926
M.R. Sig. Don Rinaldi mio amatissimo papà,
Approfitto della fermata a Singapore. Eccole le brevi notizie da Colombo alla penisola Malacca.
A Colombo passammo alcune ore fraternamente accolti dagli ottimi padri Oblati di Maria che ci tennero con loro a pranzo, mentre le nostre sorelle furono condotte trionfalmente in carrozzella tirata da indigeni dalle buone suore francescane Missionarie di Maria. Ossequiato l’Arcivescovo, mentre alcuni andarono per le necessarie provviste, gli altri si intrattenevano coi seminaristi: era bello vedere i nostri salesiani e novizi che guidati da Don Pedrazzini organizzarono corse, partita a barra rotta, mentre Don Liviabella faceva qualche gioco di prestigio.
Vive, intelligenti, furbe queste care anime rivestite di color cioccolata e di vesti candide. Però tutto il mondo è paese; variano i colori della pelle, le fogge del vestire, la bellezza più o meno attraente del paesaggio, ma il povero figlio di Adamo e il relativo fardello di miserie è uguale dappertutto, forse maggiore qui (sebbene forse più inconscio) perché non allietato che per pochi dai raggi della civiltà cristiana. È schiavitù, se non di nome, di fatto: schiavitù e nient’altro.
Tornai al Fulda nauseato, col cuore gonfio. Oh, mio Dio, e fino a quando?
Giorni 17, 18, 19 e 20. Mare mosso: molti disturbati, specialmente Don Tanguy, Don Piacenza. Vita nostra solita: nuovi giochi e un po’ di movimento con esercitazioni di ginnastica (fatte dal buon Don Cavoli) che fanno dimenticare ai giovincelli il mal di mare e li snida dalle cabine.
II nostro Dr. Senzoku dimostrò desiderio di avere una Bibbia latina: credetti opportuno accontentarlo dandogliene in omaggio una recentissima che mi era stata regalata a Valsalice. Scelsi il giorno della Cattedra di S. Pietro e gliela offrii con breve dedica; fu felice. Se ne serve nelle lezioni perché ce ne traduce dei brani in giapponese popolare (le traduzioni che hanno – dice che sono in lingua letteraria). Gesù lo illumini!
Entriamo nelle isole olandesi. Ecco Sumatra! Piccole città, sulla costa o nel verde, barche a vela, piroscafi che passano, di notte i vigili fari che qua e là occhieggiano in varie forme. Nel mare numerosi i delfini, raje, meduse multicolori.
21. - In una sosta di qualche ora fatta di fronte a Belwan per carico e scarico di personale e di merci, vediamo i tipi malesi piccoli, asciutti e nerboruti, allegri e constatiamo la schietta concordia fra tedeschi e olandesi.
Con un mare d’olio puntiamo verso Singapore cui si sperava arrivare oggi (22) alle 15. Siamo già a 6 ore di differenza oraria da Torino e si continua ancora. Don Pedrazzini sta preparando il telescopio per far vedere l’equatore ai novizi, e qualcuno… è persuaso di averlo veduto.
Si vede proprio che le preghiere delle anime buone fatte in Italia ottengono per noi il pieno effetto in ogni senso… Nella buona notte in questo mese ho parlato di S. Francesco e di Don Bosco, e nella novena del nostro Patrono do ogni sera un fioretto. Stiamo combinando per un po’ di festa a bordo e a terra, speriamo di essere a Hong Kong e forse a Macao (fermandosi forse un giorno e mezzo il piroscafo) per S. Francesco.
Ed ora un po’ di rendiconto mensile; per me:1
Salute ottima. I lievissimi (per me) disagi li ho offerti a Gesù. Avrei voluto assommare su me le miserie fisiche degli altri, ma forse non le avrei sopportate e Gesù mi ha voluto risparmiare.
Mi pare di essermi sforzato di occupare tutto il tempo. Avrei fatto certo di più fossi stato solo. Ma la vita di comunità ha le sue esigenze, anche per il bene dei confratelli giovani e novizi.
Pratiche di pietà, frequenza ai Ss. Sacramenti regolari, mi sono scelto per confessore Don Cavoli con cui dovrò convivere, mi pare di approfittarne.
Per l’osservanza dei voti e delle regole ho tentato di dar buon esempio in tutto. Nulla di speciale. Certo ho da frenare la superbia e la sensibilità. È anche per questo che ho domandato le missioni. Amavo troppo i confratelli e chierici e specialmente i miei poveri normalisti di Valsalice! Ma, o Gesù che ne posso io se mi avete dato un cuore così fatto? Oh, sia tutto vostro! Non le nascondo che il pensiero di tante anime sante e di tanti che avrebbero bisogno di spinte continue per essere buoni salesiani mi commuove fino a riempirmi gli occhi di lacrime! Li amavo troppo! Oh, Gesù accetti il mio meschinissimo sacrificio per la loro migliore formazione che non seppe dare Don Cimatti.
Mi pare di essere in pienissima armonia con tutti.
Invierò più tardi qualche impressione che forse sarà utile ai Superiori per le prossime spedizioni. Sto studiando il personale affidatomi e gliene riferirò prossimamente. Posso dire che finora sono bene animati tutti.
Mi raccomando! Mi ammonisca, mi consigli senza timore. Confido a Lei tutte le mie miserie. Le benedica.
Pel prossimo rendiconto spero di migliorare specialmente nelle mie pratiche di pietà, anche perché spero potremo tenere in casa il nostro tutto.
Scusi se l’ho disturbata: ma è certo per Lei gradito aver notizie dei suoi figli lontani, e per noi una necessità. Sono qui in cabina inginocchiato vicino alla cuccia. Mi benedica colla più grande effusione del cuore e con me benedica tutti i confratelli. Dica una parolina speciale per me a Gesù, alla Mamma e se ha occasione a Don Bosco a Valsalice.
L’abbraccia caramente nel Signore, o buon papà, il suo:
Povero
don Vincenzo Cimatti
1 I punti del rendicondo da farsi al Superiore ogni mese, sono quelli qui segnati secondo le antiche Regole. Don Cimatti, come si vedrá, per tutta la vita osservó fedelmente questo suo dovere. Spesso manifesta con tutta semplicitá il suo intimo, le sue tentazioni e deficienze, e il suo sforzo per tendere alla perfezione: questi rendiconti sono un documento autobiografico straordinario. Non avendo altri sopra di sè, egli faceva il suo rendiconto per lettera al Rettor Maggiore. Poi dal 1950 lo fece al suo direttore o all’ispettore, spesso per lettera.